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mercoledì 26 marzo 2014

7° piano, la banalità del male

Ho letto 7°piano e non sto bene. Dico, è una lettura che non ti fa star bene, perché vedi degli essere umani stupidamente attaccati, piccioncini in amore perenne, sembrano al settimo cielo, ma ... lui comincia ad essere possessivo, ha attacchi di gelosia stupidi, manie, teme di essere tradito... insomma, è malato. Poi la violenza, lei in modo assurdo sopporta, fino alla botta finale, che la fa reagire. Scappa, lo denuncia, sì libera da questo rapporto soffocante. 
A quanto leggo, basato su fatti autobiografici, presenta la banalità del male all'interno di una giovane coppia. L'autrice è svedese,  Åsa Grennvall (non pensavo che anche  a quelle latitudini esistesse questa triste realtà), l'editore  Hop!, specializzato in fumetti particolari, nessuno mai uguale all'altro, ambientati in tante parti d'Europa (fa parte della stessa collana di Francis, - tasso buffone). Introduzione di Loredana Lipperini, postfazione di Riccardo Noury, di Amnesty Italia. Un libro tosto, per nulla politicamente corretto, anche nel segno e nei segni... da leggere.
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14 commenti:

  1. Mi stupisce sempre quante donne continuino a stare con uomini stronzi e magari lascino uno per mettersi con un altro anche peggio...
    P.S.: raramente ma l'ho visto anche scambiando i ruoli

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  2. La differenza si vede, qui la LEI scappa, da noi sarebbe finita male..
    qui da noi pensano che una donna debba per forza essere fatta fuori dal Lui di turno, o sopporti o crepi...e non è proprio così che funziona...

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  3. Ma è una graphic novel? Il disegno in copertina mi piace molto, la storia a quanto dici merita, mi sa che tocca comprarlo!

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  4. @Giulio
    Sorprende quanto siano attaccate al loro carnefice, ci facciano dei figli ... le ragioni profonde ci sono (paura di non essere credute, di essere abbandonate, magari anche una famiglia d'origine che non le vuole, cosa che nel fumetto in questione non succede).
    @Serena
    Nella storia in questione si vedono dei servizi sociali, che da noi ci sogniamo... anche qui sta la differenza.
    @Cri
    Sì, sì, è un graphic novel. La copertina è emblematica. Merita, sì, merita...
    @Redcats
    Intendi gli esseri umani? ;)

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  5. Grazie Ally, non lo conoscevo.
    Che dire .. triste realtà, da donna non capisco le donne, non capisco il loro modo di intendere l'amore, la violenza assurda che plasma un rapporto a due.
    Mah...

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  6. Lo so Fra, è una cosa incomprensibile, ma certe situazioni per capirle bisogna viverle (e allora è meglio rimangano incomprensibili).

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  7. La copertina mi piace, non so se riuscirei a leggerlo.
    Nel nord Europa i servizi sociali intervendono anche su segnalazione altrui, in Italia nessuno si sognerebbe di denunciare il vicino se sentisse che picchia la moglie, si farebbe gli affari suoi. Una forma di omertà.
    Siamo tutte brave a dire "io lo denuncerei", tanto capita sempre alle altre, ma anche quando capita a una persona che conosciamo, nessuno interviene. Nemmeno i carabinieri: deve essere la vittima a denunciare, se non sbaglio.. Ma magari mi sbaglio e siamo "solo" struzzi.

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  8. Wow Elle, che tempismo (abbiamo commentato insieme, quasi, quasi...). Dici bene, io credo sia una questione istituzionale e mentale, e una nutre l'altra, pur non essendo esperto in questa materia legislativa.

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  9. Mi sa di pugno allo stomaco, ma se lo trovo lo prendo. Non è un argomento facile, e in genere chi riesce a fuggire da una situazione che spesso finisce in tragedia non ha il coraggio di raccontarlo (e di raccontare soprattutto la propria debolezza nell'aver amato una persona malata).

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  10. Sì, dici bene Ciccola, è un malato, lo si nota in alcune pagine (in questo non è un libro con personaggi tagliati con l'accetta...). Dalle note si legge che è una storia autobiografica, ma non so dirti quanto.

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  11. già, i servizi sociali.. quelli che ne fanno parte, in Italia, avrebbero bisogno per primi dell'assistente sociale..

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  12. Molto interesante e molto bello. Tanti anni fa quando lavoravo in una cooperativa per disabili e tante altre persone che uscivano da tossicodipendenze, carceri, eccetera, c'era una ragazza che quotidianamente viveva violenze fisiche dal suo marito, che poi mollò, ma dal quale non riusciva mai veramente ad andarsene. io e un mio collega cercammo in tutti i modi di farle troncare questo rapporto tossico...per alcuni mesi tutto ok, poi lividi, gole gonfie...alla fine si rimisero definitivamente insieme, lei se andò dalla cooperativa...ragazza dolcissima. toccai con mano tutti i silenzi, complicitò, i "bisogna accettare", i "bisogna perdonare", i moralismi vari, le suore, i preti, le stesse forze dell'ordine...lasciamo perdere. ho scritto tanto perchè è una storia che ancora adesso mi tocca nello stomaco e nel cuore.

    ciao

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  13. @Serena
    Non sarei così drastico, conosco dei bravi assistenti sociali, ma forse tu intendevi per i ritmi e l'organizzazione del lavoro (bisognerebbe andare ai piani alti a rinnovare il personale).
    @And
    Capisco, e hai scritto bene: "i "bisogna accettare", i "bisogna perdonare", i moralismi vari, le suore, i preti, le stesse forze dell'ordine..."

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