sabato 30 marzo 2013

Quelli che ... salutano Enzo Jannacci

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giovedì 28 marzo 2013

Due parole con gli Eterea Post Bong Band



Eterea Post Bong Band per la prima volta in palude direttamente dalla sala prove. Infatti abbiamo spostato di un po’ la blog-intervista per consentire al gruppo veneto di terminare il lavoro preparatorio in vista del Tour del cavolo, che fin dal nome si annuncia come qualcosa di (auto)ironico e smitizzante, come da sempre sono gli EPBB. Ovviamente il tour prende il nome dal favoloso cavolo romano piazzato in copertina di BIOS, loro recente cd dato alle stampe per Trovarobato. Alcuni colleghi hanno tentato di mangiarselo tanto è bello e vero (o forse perché gelosi della musica degli Eterea?), ma come ci tengono a ribadire: non è commestibile.
Commestibili sono invece gli otto pezzi che compongono l’album. Otto pezzi divertenti e spensierati, pur avendo al centro di tutto la matematica. Sì, la matematica centrale per capire ciò che si muove nell’universo (anche della musica), e quindi rispondere a domande importanti: se la natura segue degli schemi, allora qual è il programma che muove l’uomo? Siamo davvero così diversi dalle macchine che costruiamo? Chi ha scritto il linguaggio di programmazione? Le risposte in canzoni dai titoli inequivocabili come Homo Siemens, Fibo, Tim Peaks, The Fall of Kasparov … le risposte nella blog-intervista che va ad incominciare. Sempre che le prove siano terminate… pronti?

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mercoledì 27 marzo 2013

Diventare dei satiri

Alla redazione de IL NUOVO MALE ho detto che a me quest'uomo ispira solo cose horror, e che mi sarà difficile completare il gioco, ma se voi ci riuscite, magari comparirete su uno dei prossimi numeri della rivista di satira più rivoluzionaria della storia, IL NUOVO MALE diretto da Vincenzo Sparagna diventando automaticamente dei satiri. Basta inventarsi il dialogo e  ...
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lunedì 25 marzo 2013

Due parole con Iacampo

Prima volta in palude per Iacampo, cantautore raffinato, dalle mille esperienze musicali e artistiche: dai primi dischi con gli ELLE, al progetto Goodmorningboy, alla voglia di presentarsi con il proprio nome, da qualche anno a questa parte, per proporre canzoni in italiano. Veneziano, ma internazionale, padre del sud, madre del nord, capace di proporsi come moderno cantante pop-rock, oppure come nuovo cantautore italico, riscoprendo il gusto per la parola. Sono molti i volti di Iacampo, e sembra per questo perfetto il titolo scelto per questo disco, Valetudo (vale tutto, in portoghese, arte marziale brasiliana, dove non ci sono regole, vale tutto).
Uscito sul finire dello scorso anno per Urtovox (etichetta storicamente vicina a lui), e per The Prisoner Records, label di Mezzala Bitossi (quante ne combina), Valetudo è un disco capace di reggere sulla lunga distanza, che si ascolta oggi, come si ascolterà tra dieci anni con lo stesso piacere. Sono undici canzoni popolari, come ama definirle lui, dove si intrecciano tematiche universali ad altre più intime. Titoli eloquenti come Mondonuovo o Amore in ogni dove, San Martino in Pensilis o Non è la California. Testi che è bello leggere e/o ascoltare, con davanti agli occhi quei disegni fatti dallo stesso Iacampo, come il ritratto di copertina: un uomo con la chitarra che canta… Pronti?  
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sabato 23 marzo 2013

Vincenzo Sparagna al MART


Un altro grande incontro ieri sera. Ho finalmente visto/sentito/abbracciato/parlato/cenato con Vincenzo Sparagna, direttore di FRIGIDAIRE e IL NUOVO MALE, e di un sacco di riviste vere (e falsi storici), personaggio di autentico culto con tante avventure da raccontare. Era a Rovereto al MART, per una chiacchierata della rassegna I Magnifici incontri, organizzati dal Museo trentino intitolata Pazienza, Tamburini & co. Frigidaire e il fumetto d’avanguardia. Credo che uno scenario migliore di quello del MART sarebbe stato impossibile, con tutta l’arte intorno: le riviste da lui dirette, sono state prima di tutto dei capolavori dal punto di vista dell’immagine, e dietro questa (o dentro), un pensiero. 
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giovedì 21 marzo 2013

Due parole con gli Ofeliadorme


Ritornano in palude per l’ennesima volta gli Ofeliadorme. Ormai non conto più i loro passaggi sul blog, ma vado fiero di averli ospitati fin dai primi vagiti, nel 2009 (con Francesca Bono anche prima) per l’esordio con l’ep Sometimes it’s better to wait, e poi con il primo cd due anni dopo, All Harm Ends Here. Tutte autoproduzioni, mentre oggi presentano un disco dato alle stampe con la label di Mezzala Bitossi (altro mio habituè) The Prisoner Records, che s’intitola Bloodroot, dal nome di un fiore bianco candido, appartenente alla famiglia delle papaveracee, usato dagli Indiani d’America per dipingersi il volto, come filtro d’amore, come medicinale. Sarà sicuramente argomento di discussione.
Bloodroot  è stato prodotto dagli Ofeliadorme assieme a Bruno Germano, che suona pure in alcuni pezzi. Altri ospiti di grido sono Angela Baraldi a duettare piacevolmente con Francesca in un paio di brani, Vittoria Burattini mitica batterista dei Massimo Volume, il giovane Marcello Petruzzi, Marco Poloni. Tutti impegnati a rendere prezioso il nuovo disco ofeliadormeiano, curato fino all’ultimo giorno nei dettagli, con una cura particolare per il testo e una bella densità nei suoni. Nove canzoni che vogliono essere un inno alla natura nelle sue varie forme ed espressioni (non a caso esce in primavera, sarà ufficialmente fuori domani). Quale posto migliore di una palude per presentarlo? …. pronti?

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mercoledì 20 marzo 2013

Una nuova religione è possibile

In questi giorni sono stato piacevolmente sorpreso nel leggere certe cose, certe cose che io, da agnostico, ho sempre pensato. Devo dire la verità, leggendole mi sono ricreduto su molte mie convinzioni, ho riso e gioito, pensando e ripensando a una nuova strada da intraprendere nel nome di The Dude. Sì, forse esiste, anzi, tolgo il forse. Mi ha conquistato totalmente. Sarà la nuova Era dell'Acquario, questo bagno di rinnovamento in ogni dove, ma io incomincio a vedere la luce. Permettetemi una sola citazione, di quelle belle potenti, capaci di ridisegnare un mondo indicandoci la retta via. Anche voi non potrete resistere.
La Vita è corta e complicata e nessuno sa cosa farci. Così non fare niente. Prendila con calma. Smettila di preoccuparti così tanto se andrai in finale. Rilassati con qualche amico e qualche soda d’avena (birra), e sia che fai strikes (massimo punteggio) o gutters (zero punti) fai del tuo meglio per rimanere te stesso con te e con gli altri; che è come dire, tieni duro. O “Sopporta e sorridi”.

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lunedì 18 marzo 2013

Due parole con i Versailles

Versailles per la prima volta in palude, e a vedere la copertina voleranno allegramente teste. Ovviamente per finta, da punk situazionista, ballabile per un po’, noise per un altro po’, nero blues, con ritmo e ironia (piacerebbero un sacco a Gus Van Sant). Come rivela il titolo, il loro è un omaggio alla musica racchiusa in queste due date. Cantato in parte in  italiano, in parte in inglese, 1976-1991 è un piccolo disco prezioso. Il secondo della premiata ditta Versailles, magico duo pesarese sorretto dalla batteria/voce di Damiano Simoncini (già con Young Wrists e Damien*, nonché membro della band di Maria Antonietta) e dalle chitarre/voce di Manu Magnini (Container 47, Scanners e Key-Lectric).
Un disco dilatato/dilatante 1976-1991, che tiene dentro molte cose (inevitabile, a leggere il titolo): l’album contiene trovate spiazzanti, non è mai uguale e diverte come si immagina si siano divertiti a farlo i Versailles. Registrato in perfetta autarchia al Basement Studio lo scorso ottobre, mixato da Marco Caldera a masterizzato da Lorenzo Caperchi al Red Carpet Studio, presenta pezzi dai titoli inequivocabili quali Uh! Uh! Ah!, Ma dov’è la severità?, Back in the ’60. A volerlo ascoltare bene, dice molte verità, senza essere saccente, è pieno zeppo di suoni,  senza voler riempire le orecchie. Ascoltiamolo. Pronti?

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domenica 17 marzo 2013

Promised Land, un film da vedere


È un gioiellino di film, capace di raccontare l’oggi come pochi altri narrando semplicemente i nudi fatti. Mi ha sorpreso molto di non vederlo incensato come si dovrebbe in giro per la blogosfera, e ho trovato le dichiarazioni di Matt Damon a Berlino 2013, dove è stato presentato con successo, immodeste (tra l’altro è un progetto suo, scritto da lui assieme all’attore John Krasinski, anche lui presente nel film, doveva essere l’esordio nella regia del bravo ragazzo americano, ma per troppi impegni ha ceduto il posto all’amico regista). Così è diventato un film di Van Sant, tra i suoi migliori accanto ai “minori”, da me amatissimi Da Morire, Elephant, Paranoid Park
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giovedì 14 marzo 2013

Due parole con Libera Velo



Libera Velo questa sera in palude per la prima volta, anche se la conosco da alcuni anni. Il nostro primo incontro tramite mail, per un’intervista in occasione della presentazione del suo album d’esordio, Riffa (Octopus Records, 2007), un gran bel biglietto da visita. Anche questo nuovo cd, Rizoma contro Albero, uscito a gennaio 2013, è marchiato dal simpatico simbolo dell’acidissimo polipo della label dei 24 Grana, Giuseppe Fontanella e Renato Minale. E ci sono anche loro in Rizoma contro Albero, accanto a lei con tanti bei nomi dell’underground campano. Un grande ritorno con tanti musicanti amici di Libera, dopo tre anni di stop dalle scene per la nascita di una bambina (se ci sarà qualche interruzione, è perché deve addormentarla, una cosa divertente che non capita spesso in palude).
Rizoma come qualcosa che c’è, ma non si vede subito. Una riserva vitale, piccola, preziosa per il futuro. È semplicemente qui il messaggio immediato del titolo, di una forza di riserva sotterranea. Forza di riserva sotterranea come le canzoni di questo disco, che speriamo di portare in superficie il più possibile. “Storie di amore e pazzia, sesso rizomatico e laicismo concreto, fotografia e memoria storica,” così recita il lancio dall’album, frasi che non potevano lasciarmi indifferente, trovando poi conferma nel suo ascolto. Ottimi argomenti per una chiacchierata su questo blog. L’ideale direi. Pronti?
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mercoledì 13 marzo 2013

A forza di iniettarsi dosi di male "minore"

Se elettori di sinistra votano “sostanzialmente a destra” di chi sarebbe la colpa?
«Della sinistra ufficiale, che per decenni ha pensato di doversi “spostare al centro”, alla conquista dei voti “moderati”. In nome di questa strategia ha rinunciato anche agli ultimissimi residui di alterità, ha smesso di definirsi sinistra a favore del nomignolo “centrosinistra”, ha detto sì a ogni sorta di nefandezza in nome di una presunta “modernizzazione”. Si è adagiata nella subalternità all’ideologia liberista, cantando le lodi del mercato, del privato, della “sussidiarietà”. Ha boicottato e combattuto movimenti sociali che si opponevano a privatizzazioni, speculazioni e scempi ambientali. Quando ha governato, ci ha dato leggi come il Pacchetto Treu e i campi di prigionia per i clandestini. Finché, un bel giorno, non abbiamo scoperto che il “centro” non contava nulla, anzi, non c’era proprio! Quanto ai voti “moderati”, di che stiamo parlando? Un terzo degli elettori continua a votare per “anticomunismo” anche in assenza di comunisti. Siamo un paese estremo, altro che moderato. Il centrosinistra ha gravi colpe ma non ha mai pagato dazio, perché “di là” c’era Berlusconi e poteva presentarsi come “male minore”. A forza d’iniettarsi dosi di male dicendosi che era “minore”, una parte di elettorato non ne ha potuto più, e ha deciso di cambiare spacciatore e sostanza.»

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lunedì 11 marzo 2013

Due parole con Femina Ridens



Femina Ridens questa sera per la prima volta in palude, e sono onorato di ospitarla per questo suo esordio omonimo in uscita proprio oggi. Un primo disco bello a partire dalla copertina, che potete vedere qui sopra (messa appositamente senza il nome per poterla apprezzare in tutto il suo splendore). Femina Ridens, al secolo Francesca Messina, è autrice di tutti i pezzi dell’album (a parte la cover di Vorrei incontrati di Alan Sorrenti, una delle mie canzoni preferite di sempre, attualissima, un’interpretazione che non ha nulla da invidiare all’originale o all’altrettanto splendida versione dei La Crus). Un disco fatto quasi tutto da sola, dalla scrittura dei testi (da leggere come dei mini-racconti di una donna oggi), alla musica e alla produzione (canzoni edizioni ABuzzSupreme).
Francesca l’ha pure cantato e suonato tutto (chitarra/synth/marranzano/agogò/kalimba…), con accanto il fido Massimiliano Lo Sardo (basso/synth), proveniente dalla sua esperienza precedente, quella nel gruppo La Materia Strana, penultima tappa di un percorso artistico ricco e pieno di cose: da cantante solista nei primi anni novanta nei Jubilee Shouters a voce del progetto dance di successo Lady Violet sul finire di quel decennio, dal teatro impegnato al doppiaggio di B-movies. Che sia nata da qui l’idea di chiamarsi Femina Ridens? Chi lo sa, di certo tutte queste esperienze l’hanno arricchita, portandola con naturalezza a questo magnifico esito. Alcuni la paragonano a Carmen Consoli, altri a Cristina Donà, ma a me sembra assomigliare solo a Femina Ridens. Ascoltiamola. Pronti?
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sabato 9 marzo 2013

Soy de pueblo ... c'è tanto da imparare!

Cercando un po' di leggerezza, dopo la pesantezza post-elezioni, mi sono imbattuto in questo divertente fumetto di casa Hop!. L'ho trovata, ovviamente, ma questo non vuol dire disimpegno, semplicemente un modo obliquo di parlare della nostra società. 
Anche Soy de pueblo (tradotto magnificamente da Montserrat Palencia Casado), come la Joséphine edita dalla Hop!, nasce da un blog di successo, fatto dalle due giovani autrici, Raquel Còrcooles e Marta Rabadàn. Protagonista una ragazza di provincia, andata a Madrid per cercare fortuna in una professione creativa (lavora in una rivista di moda), e si imbatte nelle differenze con la vita al paesello. In realtà, sono differenze tra passato e presente, tra la vita prima e dopo Internet. Per questo direi: c'è tanto da imparare!
QUI LA SCHEDA CON ALCUNI DIVERTENTI TAVOLE

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giovedì 7 marzo 2013

Due parole con La Costituente



La Costituente questa sera in palude. No, non è una metafora della nostra povera patria, è un gruppo forte, con molte cose da dire, che ha coraggiosamente deciso di chiamarsi così. Scelta decisamente bella, scelta politica, come rivendicano loro (questo, ovviamente, da me molto apprezzato). Nati nel 2011 con questo nome (prima erano Rosso Rubino), Pasquale Pedicini e Lorenzo Catillo, da Benevento, si presentano come un progetto aperto, al quale chiamano a collaborare liberamente altri musicanti, tipo una vera e propria Costituente musicale. È successo così per questo loro primo album, Per quanto vi prego, dato alle stampe per Altipiani.
Storie di provincia, mischiate con invettive, appelli all’impegno, il riassunto di quarant’anni di vita, questo in nude parole Per quanto vi prego. Una preghiera laica in apertura, una religiosa in chiusura, in mezzo cantautorato in salsa jazz, che a volte mi fa pensare a buon Vinicio Capossela altre a Conte, altre ancora a nessuno in particolare. Questo forse per la folta partecipazione di nomi, cha ha donato a questo cd un fascino tutto suo: Luca Aquino (tromba), Antonio Iasevoli (chitarre elettriche), Leon Pantarei (percussioni), Sergio Casale (flauti e sassofani). Altro motivo di fascino è la grafica curata da Vinzela. Ma non anticipo nulla, sarà La Costituente ha rivelare le sue doti. Pronti?
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mercoledì 6 marzo 2013

Primo libro dell'anno

Prima di avere il blog ero un lettore forte (dai 40 /50 libri all'anno), poi sono calato di brutto (20/25, la maggior parte dei quali libri a fumetti). Non ritengo i libri a fumetti inferiori ai romanzi, anzi, ma prendono meno tempo a leggerli, meno tempo di concentrazione. Ecco, credo che sia questo il "danno" dell'essere spesso online: la scarsa capacità di concentrazione. Magari si legge di più di prima, un sacco di informazioni, testi, immagini, ma tutto più breve, in maniera frenetica.  E voi?
Quanto al libro scritto da Vasco Brondi, disegnato da Andrea Bruno, è molto vicino alle canzoni e al mondo de Le luci della centrale elettrica. Con la sua consueta sintesi, con poche parole, disegna un'epoca: il precariato in tutti i sensi, come poetica. Per i fans una vera chicca, nella solita edizione di gran classe targata Coconino Press/Fandango.

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lunedì 4 marzo 2013

Due parole con Elias Nardi Quartet



Anche questa sera musica senza parole, ma una musica che lascia senza parole. Sono di scena in palude Elias Nardi Quartet, un gruppo di confine. Confine tra generi (classica, jazz, folk, world-music, progressive), continenti (Oriente/Occidente), mentalità. Il toscano Elias Nardi è uno specialista dell’oud, strumento a corda di origine araba simile al liuto, che ha studiato per anni, allievo del palestinese Adel Salameh, e che è grande protagonista della loro musica assieme a basso elettrico, alle tastiere, batteria... Una miscela perfettamente amalgamata in questa loro seconda uscita, The Tarot Album, data alle stampe per Zone di Musica, come l’esordio Orange Tree.   
The Tarot Album è liberamente ispirato al Giardino dei Tarocchi dell'artista franco-americana Niki De Saint Phalle, un parco popolato da statue ispirate alle figure dei tarocchi (si trova in Toscana, cercatelo in Rete, io non lo conoscevo e l’ho trovato veramente affascinate). L’album dell’Elias Nardi Quartet, è un gioco intellettuale sui tarocchi, che prenderà anche chi è completamente a digiuno di questa materia, come il sottoscritto. Diciotto pezzi per sessantanove minuti di musica incantevole, anche se non facile (forse per questo incanta) da ascoltare e riascoltare. Pronti?
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domenica 3 marzo 2013

Un indovino mi disse ... e io ci credo

Un indovino mi disse, come vi avevo anticipato ad ottobre ("Un indovino mi disse ... un film?") è un film in cantiere. Ormai sono state messe le fondamenta, con un regista (il terzaniano di lunga data Mario Zanot), alcuni attori pensati per i ruoli principali (si parla di Valerio Mastandrea nella parte di Terzani, Ursina Lardi in quella della moglie Angela), una produzione dal basso, che cerca, come alcuni musicanti ospitati sul blog, dei finanziatori popolari. Per farlo, si sono organizzati incontri in alcune città e un bel sito dove si parla di tutto questo. Visto che pure io sono un terzaniano di vecchia data (il mio folgorante incontro con lui risale al marzo di undici anni fa, quando presentava il fondamentale Lettere contro la guerra), vi invito a sostenere come potete il progetto, in primo luogo diffondendo la notizia.
QUESTO IL SITO

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venerdì 1 marzo 2013

Due parole con i Penelope sulla Luna



Penelope sulla Luna in palude, un’immagine molto poetica, come poetica è il disegno della copertina del cd che vedete qui sopra, tipico della band ferrarese. Una cover suggestiva e in movimento, alla maniera delle otto tracce di Superhumans, dato alle stampe da qualche mese per I Dischi del Minollo, label innovativa già passata su questi schermi con altri gruppi. Superhumans è un disco spesso protagonista sul mio lettore, per la forza delle immagini in grado di produrre con la sola musica. Sì, rock acido quasi sempre senza parole, ma non ne sente certo il bisogno. A volte dolce, a volte più duro, ma sempre onirico, grazie anche ad un uso intelligente dell’elettronica.
Nati solo nel 2005, i Penelope sulla Luna sono cresciuti passo dopo passo, partendo dall’acclamato My Little Empire del 2008, originale e colorato esordio poco italiano, al successivo ep Enjoy the Little Things, registrato in presa diretta nel 2011, ad anticipare questo nuovo Superhumans, celebrazione intensa dell’eroe di tutti i giorni. Un disco in crescendo, bello da ascoltare anche per i momenti cinema (sembra di essere in un film, e allo stesso tempo si sentono accenni alle pellicole cult del passato). Intensa anche l’attività concertistica gruppo, che si sente per la forza incisiva dei suoni, per questo credo non avranno certo difficoltà nella blog-intervista live in partenza. Pronti?
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