Quando ho letto Il giorno
che diventammo umani, il recente libro di Paolo Zardi dato alle stampe per Neo
edizioni, mi è sembrato di ascoltare un disco: ogni singolo racconto visto come
le canzoni di un album, nel modo di sorbirlo, scriverne, parlarne; intendo
personalmente, nella mia esperienza di lettore. Per questo ho pensato di proporre
allo scrittore padovano un’intervista in diretta sul blog, come faccio con gli
amici della scena musicale dell’underground italico. Da autore capace di
affrontare sfide nuove, Paolo ha subito accettato. Mi ha fatto molto piacere,
perché lo considero uno dei nostri migliori scrittori, che in soli tre libri ha
creato uno stile suo, inconfondibile. Questa sua nuova uscita, da poco in libreria,
è un altro bel salto di scrittura, una sorta di romanzo sotto forma di singoli
racconti.
Folgorante l’esordio
Antropometria, sempre per Neo nel 2010: una serie di storie forti e decise, un
tuffo nell’universo della sessualità e di come questa vada a cozzare
pericolosamente con le consuetudini borghesi. Ancora più spinto in questa
direzione, il romanzo d’esordio La felicità esiste, con un protagonista, Marco
Baganis, preso da infinite avventure di
sesso, in una sorta di lotta infelice tra società/lavoro/famiglia contro
istinti animali, sani o insani essi siano. Una tecnica di scrittura
invidiabile, personaggi approfonditi nella loro dimensione psichica, quasi
trecento pagine che volano per il romanzo uscito con Alet nel 2011. Ora il
ritorno con l’editrice dell’esordio, la
Neo edizioni, per Il giorno che diventammo umani. Parliamone…
pronti?
PERCONOSCERLO MEGLIO
Pronto!
RispondiEliminaCiao Paolo, benvenuto in palude.
RispondiEliminaPuntualissimo ... 22,20 come deciso.
RispondiEliminaQuesta puntualità tradisce la mia anima di ingegnere... A proposito, l'anno scorso ero stato invitato a una serie di conferenze dal titolo "L'anima colta dell'ingegnere", e molti si sono chiesti: ma gli ingegneri hanno davvero un'anima?
RispondiEliminaAh, ah, ah, leggendoti direi di sì ;)
RispondiEliminaI tuoi scritti hanno anima ...
RispondiElimina... e allora parliamone.
RispondiEliminaMa buonasera!!!! ci sono pure io :)
RispondiEliminaQuest'anno ti ho incontrato come scrittore (e anche live), leggendo tutti e tre i tuoi libri,brevemente descritti nell'intro ...
RispondiEliminaCiao Sole...
RispondiEliminaAi tempi dell'Università avevo trovati un sondaggio secondo il quale il 90% degli ingegneri si riteneva "un ingegnere anomalo". L'anomalia come regola, dunque.
RispondiEliminaIl rapporto tra lavoro e scrittura è comunque sempre interessante... Nel mio caso, lavoro nell'informatica, che non c'entra molto con la letteratura. Ma il mondo del lavoro nel quale mi muovo è così distante da rendere necessaria una qualche via di fuga. Nel mio caso: scrivere.
Buona sera, Sole, e ben trovata! :)
RispondiEliminaCiao a tutti, eccomi qui. Io sono uno Spirito senza anima, ma con un bel po' di curiosità (colpa dello stile inconfondibile).
RispondiEliminaCiao Elle...
RispondiEliminaBuonasera anche a Elle! Ottima compagnia, questa sera!
RispondiEliminaGran serata in palude, già ;)
RispondiEliminaE molto bello il tuo avatar con la copertina del libro ...
RispondiEliminaIl giorno che diventammo umani, come è nat questo libro?
RispondiEliminaLa copertina del libro è di Toni Alfano, un artista che vive a Milano, e che ha curato gran parte delle copertine della Neo Edizioni.
RispondiEliminaUna delle cose che mi ha stupito, quando ho pubblicato il primo libro, "Antropometria", è il fatto che gli autori hanno davvero poca voce in capitolo nella decisione del titolo del libro e della copertina.
In entrambi i casi, però, penso di essere stato particolarmente fortunato.
Davvero? Quindi quando il titolo è brutto e non c'entra nulla con l'opera non è colpa dello scrittore?
RispondiEliminaLa Neo Edizioni ha scelto di usare i quadri prodotti da Toni Alfano (il suo sito è tonialfano.com - si vedono solo le sue ultime produzioni), che non vengono quindi realizzati ad hoc per i libri. Anche se questo è un segreto, ho avuto modo di sbirciare altre due possibili copertine, completamente diverse, sempre realizzate da Alfano: entrambe, in modi diversissime, parlavano del libro.
RispondiElimina@Elle: è probabile che autori di un certo calibro possano imporre il titolo... Non so chi decida i titoli di Philip Roh, ma credo che non sia semplice imporglieli.
RispondiEliminaPerò, cose che non sapevo ...
RispondiElimina@Elle: uno dei successi editoriali più importanti degli scorsi anni, "La solitudine dei numeri primi", deve molto al suo titolo. Che non è di Paolo Giordano, ma di Franchini, il direttore della collana Scrittori Italiani e Stranieri.
RispondiEliminaIl titolo originale, per il quale Giordano si è battuto molto, era "Sopra e sotto l'acqua". Chi aveva ragione?
ps questi sono gossip, prendiamoli con le pinze! ;)
E questo discorso è valido anche per La felicità esiste?
RispondiEliminaQuindi ci stai dicendo che non hai scelto tu i titoli dei tuoi libri...
RispondiEliminaCerto, @Alligatore, anche per "La felicità esiste".
RispondiEliminaIn quel caso, memore dell'esperienza passata, non mi sono sprecato più di tanto nel cercare il titolo. La mia proposta era "I corpi"; l'editore ha proposto "Prima che sia amore", ma io ho chiesto che se avessero scelto questo titolo, avrei preteso almeno un morto in copertina, giusto per bilanciare.
Abbiamo trattato un po'. Inizialmente, cercavamo qualcosa legato all'amore. Poi Giulia Belloni ha proposto "La felicità non esiste", riprendendo la frase dell'incipit. Io ho proposto "La felicità esiste" e siamo stati tutti d'accordo.
La copertina de "La felicità esiste", invece... ne dobbiamo proprio parlare? :-/
RispondiEliminaNon sono un esperto di arti grafiche o di design. Qualcuno mi ha detto che è bella. Sicuramente, non mi somiglia.
@Sole: esattamente così.
RispondiEliminaLa mia proposta per "Antropometria" era "Ai tempi del nulla".
Per "La felicità esiste", "I corpi".
Per "Il giorno che diventammo umani", "Tra l'amore e il dolore".
A mio parere, in tutti e tre i casi mi è andata bene!
Eccomi! Un po' in ritardo ma ce l'ho fatta. Non potevo mancare: ciao a tutti, ragazzi, sempre bella gente in palude! :)
RispondiEliminaE allora parliamo di Il giorno che diventammo umani...
RispondiEliminaCiao Zio, benvenuto anche a te...
RispondiEliminaSe la scelta imposta è buona, o addirittura migliore, direi che si può "correggere" lo scrittore anche nel titolo, ma io mi stupisco di quando il titolo è brutto (anche se forse capita più di frequente se il libro è tradotto).
RispondiEliminaCI sarà un corso apposito anche per imparare a mettere i titoli..
Il punto è che un libro è un progetto che si realizza con l'editore. E se c'è la possibilità di scegliere l'editore, è probabile che si condividano molte cose, come è successo sia con i ragazzi della Neo, Francesco Coscioni e Angelo Biasella, sia con Giulia Belloni, della Alet (ora Fandango). Per cui il titolo non è arrivato come un diktat. E soprattutto c'era una sensibilità comune. La parola "antropometria" compare nella seconda pagina del primo racconto: è qualcosa di mio, che gli editori hanno pescato.
RispondiElimina@Nicola: benvenuto! Che ne dici dei titoli proposti dalle case editrici?
RispondiEliminaInteressante, è una cosa che non sapevo ...almeno non immaginavo così.
RispondiElimina(la copertina de La felicità esiste è brutta, meglio i quadri, però il libro non l'ho ancora letto, pensavo avesse qualcosa a che fare.. sembra il ritaglio di un fotoromanzo)
RispondiElimina@Elle: l'idea è che l'autore inizi dalla quinta pagina, dall'esergo, in poi. Il resto - copertina e titolo - sta in libreria, e in un catalogo dell'editore, che cerca di portare avanti un proprio stile. E in effetti basta guardare le proposte delle case editrici per capire come ciascuna stia scegliendo una propria immagine. I libri della Newton, ad esempio, sono, di fatto, indistinguibili. Idem per le ultime uscite della Garzanti. Sono marketing, packaging, peeling - queste cose con la ing alla fine, da specialisti.
RispondiEliminaSai che Giulio Mozzi voleva intitolare il suo ultimo libro Mondadori "La natica di palissandro"?
@Elle: eppure, più di qualcuno ha detto che ha scelto "la felicità esiste" per la copertina... ci sono cose che mi sfuggono, ma che non mi sorprendono
RispondiElimina(la foto è realizzata da una fotografa danese che fotografa solo se stessa)
Ah, ah, ah ...guarda quante cose che escono questa sera ;)
RispondiEliminaCiao Paolo!
RispondiEliminaDico che faccio anch'io parte di coloro a cui i titoli sono stati cambiati: i titoli che proponevo per Quattro soli a motore erano Il taccuino rosso di Wolfsburg oppure gémenteseflentes... l'impressione mia è che gli editori si sentano in dovere, più ancora che in diritto, di cambiarteli sempre e comunque, e che a tal proposito si ritengano quasi infallibili, ma nel mio caso non mi lamento. Quattro soli a motore è abbastanza suggestivo e strampalato il giusto, anche se poi secondo me non ha raggiunto lo scopo dell'avere più significati. Quasi tutti i lettori hanno recepito solo quello che doveva essere MOLTO secondario, cioè quello fantascientifico... :)
ps ho ritrovato una mail che avevo scritto a mia moglie quando mi avevano sottoposto la copertina de "La felicità esiste":
RispondiEliminasecondo te, com'é?
a mio parere, è bella - ma non capisco cosa c'entra con il mio libro... ma siccome di copertine non ne capisco molto, dirò di sì...
il titolo, con questa foto, potrebbe essere "Cosa vuoi da me"
Ah, ah, ha ...concordo che sia bella, ma poco attinente con il romanzo (o, almeno, possa dare una sbagliata idea )ma non sono editore, fidiamoci ...
RispondiElimina@Nicola: nel tuo caso, credo c'entri anche il particolare taglio che la Neo ha voluto dare ai titoli della collana Dry
RispondiEliminaIl primo era "Gobbi come i Pirenei", poi c'è stato il tuo. Entrambi, credono, sono per certi versi ermetici, no? Forse è un modo per attirare l'attenzione.... E' una lotta!
Per il tuo, comunque, avrei scelto qualcosa legato all'estate, alla memoria, ai tredici anni...
Dico solo, che titolo e copertina de La felicità esiste sono molto belli, volevo complimentarmi con te per la scelta Paolo, ma dovrò complimentarmi con la Neo, invece ;)
RispondiElimina... e anche per il libro di Zio Scriba, titolo e copertina centrati.
RispondiEliminaA me piace la copertina di "La felicità esiste". (una bellezza esagerata che attrae...)
RispondiEliminaPerò non supera quella de "Il giorno che diventammo umani", che mi commuove...
Io invece ho preso le misure per fargli una sovra coperta, ma adesso che so da dove viene la foto potrei pescare da uno dei miei autoscatti (anche se, abbinato al titolo, mi farebbe ridere). Comunque è davvero questione di gusti (io di solito vengo attirata dai colori accesi).
RispondiEliminaPs. ora dovrei stupirmi per la storia di Giulio Mozzi, ma non so chi sia.
ps poi chiudo con la felicità esiste... la fotografa e modella si chiama Amanda Johansen, cercando con "immagini" di google la si può vedere anche in pose abbastanza sorridenti
RispondiElimina@alligatore: sì sì, il merito è tutto loro! ;)
RispondiEliminaAll'ultimo tentai un colpo di coda: proposi, citando il grande Paolo Conte, un (per me) bellissimo "ABBAIA LA CAMPAGNA"... :)
RispondiEliminama forse l'idea più semplice e giusta l'ha avuta Giulia Belloni in quella bella chiacchierata alla presentazione di Padova: si poteva intitolarlo semplicemente CORRADINO.
ma ripeto, sono contento così, anche se un titolo così strano e complicato ci ha creato pure dei problemi, grazie a persone poco attente che scrivevano "a motori" plurale, anche in siti che vendono libri!
@Elle: Giulio Mozzi è un autore italiano, di Padova, e scopritore di talenti... ha lavorato per Einaudi, e altre case editrici.
RispondiEliminaIl libro "La natica di palissandro" è poi uscito con il titolo "Sono l'ultimo a scendere (e altre storie credibili)"
Cura il blog vibrisse.wordpress.com
@Sole: commuove anche me! :)
RispondiEliminaQualcosa su Giulio Mozziqui ... sono diventato critico grazie a lui, ma è una lunga storia, parliamo de Il giorno che diventammo umani. Come è nato?
RispondiElimina@Nicola: Abbaia la campagna è meravigliosooo!!
RispondiEliminaCome è nato "Il giorno che diventammo umani"...
RispondiEliminaIl primo racconto che ho scritto è "Braci", nel marzo del 2010, quando stavamo finendo di comporre "Antropometria"... Devo dire che l'avvicinarsi della chiusura di un libro è molto eccitante, e tipicamente fa venire molta voglia di scrivere...
Non dirmelo Paolo! Io mi credo così bravo coi titoli ma poi non me li caga nessuno... :-))
RispondiEliminaSecondo me anche Gigolo per cliente unica e Il volo interrotto degli angeli sono bellissimi, ma vedrai che se li pubblico mi tocca lasciarmeli cambiare...
"Braci" non è entrato in Antropometria. Quindi, ho di fatto smesso di scrivere racconti, e mi sono concentrato su "La felicità esiste", fino a metà del 2011, quando l'ho consegnato.
RispondiEliminaFinito il romanzo, avevo un sacco di idee che avevo dovuto accantonare, e tutte ruotavano attorno a un unico tema: tra l'amore e il dolore.
Ma come è stata la genesi del libro, da allora alla realizzazione finale?
RispondiEliminaHo scritto la maggior parte dei racconti tra giugno e ottobre del 2011, e poi ho smesso per più di un anno - ero concentrato su un altro romanzo, che mi assorbiva tutte le energie... Ho ripreso a scriverne altri all'inizio del 2013.
RispondiEliminaTitoli fantastici Zio ... sul blog, nessuno te li cambia ;)
RispondiEliminaEcco...io più tardi, inizio a leggere " Braci"...
RispondiElimina@Alligatore: a differenza di "Antropometria", qui c'è un'idea di fondo che accomuna tutti i racconti
RispondiEliminaUn altro romanzo?
RispondiEliminaSì, Paolo, un'idea di fondo che accomuna tutti i racconti, infatti a me sembra un romanzo sotto forma di racconti, o, per paragonarlo ad un disco, un concept-libro ;)
RispondiEliminaI racconti di "Antropometria" sono uniti dallo stesso sguardo - uno sguardo vicino, millimetrico...
RispondiEliminaqui invece c'è una materia comune... e questa materia ruota sempre intorno alla debolezza, all'errore, all'inadeguatezza, in tutte le sue forme. Ho scartato tutti gli spunti che non c'entravano con questa idea, e devo dire che in certi momenti sono stato abbastanza incerto se poteva avere senso insistere con tanta determinazione in una direzione non particolarmente "commerciale".. sai, morte, malattia, sesso, malattia, morte... però non c'è solo questo. Credo che sotto ci sia il desiderio di rappresentare ciò che c'è di umano in noi.
Allora io dopo posso dire qual'è la mia canzone preferita!
RispondiEliminaCerto Elle, tra un po' ci arriviamo ;)
RispondiEliminaPerché una raccolta di racconti? … una volta gli editori snobbavano, in particolare se di autori italiani, i libri di racconti. Qualcosa è cambiato? … o è la Neo che è strana?
RispondiEliminaPer cui sì, è un concept, è vero.
RispondiEliminaIn "Antropometria" ho buttato dentro tutto quello che avevo scritto fino a quel momento, e poi con gli editori abbiamo tolto più della metà dei racconti.
Qui, invece, ne sono rimasti fuori due o tre. Sapevo dove volevo arrivare, e di cosa volevo parlare. Mi sono sentito più maturo, più consapevole - e di questo devo ringraziare sia Angelo Biasella sia Giulia Belloni, che mi hanno insegnato molto.
Io credo che questo di Paolo, oltre a essere meraviglioso, renda l'idea del libro del futuro come lo intendo io: un ibrido fra romanzo e raccolta di racconti, che a sua volta può essere di due tipi: un libro di racconti dove brandelli di alcuni finiscono col riecheggiare negli altri, con personaggi e situazioni che danno luogo a tante cosiddette "agnizioni" e contaminazioni, oppure un romanzo in cui ogni capitolo è qualcosa di così compiuto da poter anche reggere separatamente come racconto, con tanto di bel titolino sotto il numero del capitolo...
RispondiEliminaIl desiderio di trovare l'umano che è in noi traspare in ogni racconto che ho letto finora de "Il giorno che diventammo umani". Storie a volte paradossali, non comuni anche, ma sono aspetti umani, e questo è illuminante!
RispondiEliminaCondivido in pieno Zio...
RispondiElimina@Elle: sono curioso! ;)
RispondiElimina@Sole: "Braci" è piuttosto doloroso...
@Alligatore: la Neo è strana, o è strano il mondo? ;) Sono coraggiosi, e io non smetterò mai di ringraziarli per il loro coraggio. Ci credono, pensano che un editore debba pubblicare ciò che ritiene buono. E non è importante se è un romanzo, una raccolta di racconti o una raccolta di poesie.
Questa disponibilità a pubblicare raccolte di racconti ha finito per caratterizzarli, ma loro non si sentono affatto più portati verso il racconto che verso il romanzo... E' successo, si sono imbattuti i due autori - Gianni Tetti e me - che hanno apprezzato, e ci hanno pubblicati. Loro la fanno molto semplice! :)
RispondiEliminaPer il lettore è qualcosa di sorprendente, divertente, originale e di più agile lettura (ulteriore antidoto alla noia, vera nemica del nostro mestiere). Per lo scrittore, specie nella seconda tipologia che proponevo (il romanzo scomponibile in racconti) richiede molta più bravura: quanti romanzi hanno nelle parti centrali e finali dei furbi pezzettacci "a tirar via", buttati giù come riempitivo, ma che come "racconti a sé" ti farebbero prendere un bel 3 in pagella e 2 belle orecchie da somaro... :-)))
RispondiElimina@Nicola: il romanzo, per sua natura, ha tempi più lunghi, un disegno più ampio, e talvolta il ritmo deve per forza subire un rallentamento... è quello che succede nell'opera: ci sono le arie, e ci sono i recitati.
RispondiEliminaUna raccolta di racconti ha il vantaggio di poter fare a meno del recitato: è una sequenza di arie, tutte molto intense. Il tentativo è quello di cercare di trovare una via di mezzo. Nel caso de "Il giorno che diventammo umani", ci ho provato, come dici tu, facendo riecheggiare storie o personaggi tra alcuni racconti, e affrontando, in fondo, sempre lo stesso argomento: la difficoltà di essere in un corpo umano.
E allora parliamo dei racconti di questo libro.
RispondiEliminaC’è qualche racconto che preferisci? Qualche racconto del quale via più fiero dell’intero libro? … che ti piace di più leggere nelle presentazioni?
RispondiEliminaD'accordissimo sul cambio di ritmo. Ma io mi riferivo agli scadimenti di Qualità. La scommessa è un romanzo senza punti deboli e parti mosce o sciatte, anche se ovviamente è difficile. Essere impeccabili sul lungo quanto sul breve richiede sforzo sovrumano. Ma ci si può provare... :)
RispondiEliminaPoi sentiamo anche quelli degli altri qui presenti, se vogliono ;)
RispondiElimina@Sole: è vero, talvolta le storie sono paradossali (penso ad "Acido desossiribonucleico", ad esempio, che è grottesca), ma penso alla medicina, dove alcune grandi scoperte sono avvenute proprio analizzando il caso "paradossale", l'anomalia, che evidenzia un meccanismo fisiologico comune che avevamo sempre dato per scontato. Mi è capitato, trent'anni fa, di dover passare le mie giornate con un ragazzo con problemi psichici... be', la sua "anormalità", le sue uscite stravaganti, mettevano in luce la "normalità" di tutto il mondo che lo circondava.
RispondiElimina..la difficoltà di essere in un corpo umano.. hai svelato il mistero così..
RispondiElimina"il dettaglio è tutto " ;)
RispondiElimina@ Ally
RispondiEliminaCredo che IL GIORNO CHE DIVENTAMMO UMANI sia composto da tanti piccoli capolavori. Dovendone elencare alcuni, rimango con le preferenze espresse nella mia rece. Nell'ordine ADDIO AL CELIBATO, FIAT DUNA, LA STELLA MARINA. E una menzione speciale anche per IL BACIO, direi.
@Alligatore: come dicono a Napoli, ogni scarrafone è bello a mamma soia! ;)
RispondiEliminama i racconti non sono figli - non in senso stretto: passato un po' di tempo, si capisce che certi ci sono più vicini di altri..
Nel mio caso: "La forza dell'amore" è, a mio parere, il più debole dei racconti, e il meno originale. Me ne ero accorto anche mentre lo scrivevo, e quindi ho adottato il piccolo espediente di rovesciare la storia, e partire dalla fine, tornare all'inizio e finire a metà (con un pezzo, tra l'altro, che è una parafrasi, esplicita e voluta, parola per parola di un racconto di Cechov: se magari qualcuno indovina quale....)
Sono invece molto affezionato a "Il bacio", che è forse il "racconto più racconto", quello più affabulatorio. E' un racconto ottimista.. Ho lavorato sull'idea di fondo per anni, cercando di trovare il modo giusto per raccontarla, e alla fine sono contento del risultato! ;)
RispondiEliminaPoi "TAC" e "Ardore" - storie di donne...
Io invece sono stata attratta da "Domenica pomeriggio", "Acido desossiribonucleico" e "U.S.T." ...anche se questo titolo non l'ho capito...!
RispondiEliminaTra i miei Il bacio,il migliore di tutti, La cagna senti il peso della borghesia, come in nessun altro (solo Bunuel forse ...), acido desossiribomucleico (un incipit geniale)
RispondiEliminaE poi anche la forza dell'amore
l'ultima sigaretta
ardore
U.S.T.
A proposito, una domanda sorge spontanea. I titoli dei racconti, chi li ha scelti?
@Sole: "Domenica pomeriggio" è stato pensato in autobus, andando al lavoro, e scritto il giorno dopo. L'idea del "cane", che lega parte centrale con il finale, è venuta in fase di scrittura. Mi piaceva l'idea di una grazia non raggiunta, ma solo sfiorata. Nel libro, gli uomini non raggiungono quasi mai la "grazia"; alle donne va meglio.
RispondiElimina"Acido desossiribonucleico" è l'ultimo racconto che ho consegnato, credo a marzo del 2013. Anche in questo caso, come per "Il bacio", è frutto di un'idea che credo di aver abbozzato nel 2009. Il problema riguardava sempre lei: come doveva essere? Fino a che punto doveva essere cinica?
"U.S.T" è l'acronimo di "Unresolved Sexual Tension". E' il meccanismo usato in tanti telefilm: i personaggi sono sempre lì lì per... ma non succede mai nulla. Come in "U.S.T."! ;)
Ragazzuoli, con voi sto da dio ma mi sa che adesso prendo una tachipirina e stacco: mi ritrovo con un febbrone più o meno a 39. Questo per me è l'anno della salute... :)
RispondiEliminaUn bacio a Sole e a Elle, che imperdonabilmente non avevo ancora salutato e omaggiato come meritano... e un abbraccione potente a voi, Ally e Paolo, amici miei stupendi che siete!
A presto!
Grazie di essere stato con noi con il febbrone zio ... apprezzo ancora di più la tua presenza... ci sentiamo, un abbraccio virtuale, ma reale.
RispondiElimina@Alligatore: in "Antropometria" molti titoli sono stati cambiati, tanto è vero che durante le presentazioni mi chiedevano "come è nato 'E' di nuovo famiglia?'" e io non sapevo a che racconto si riferissero (nel caso specifico, il titolo originale era "Tricotomia").
RispondiEliminaIn questo, tutti i titoli sono miei, ma credo che, banalmente, quelli della Neo abbiano capito che in fondo il titolo serve solo come etichetta... L'unico titolo che a mio parere dà qualcosa in più è proprio "La cagna" - inizialmente, il racconto si chiamava "Il cane"....
@Nicola: caro Nicola, grazie per essere passato di qui! Un abbraccio!
RispondiEliminaUn abbraccio Zio!
RispondiEliminaIl mio preferito in assoluto è Centocinque. Già mentre lo leggevo me ne sono accorta, come quando ascolto un disco mentre faccio altro, e all'improvviso mi fermo perché una qualche nota mi ha colpito inaspettatamente. Ho finito il libro dubbiosa (non ha i requisiti obiettivi per piacermi, direi se sapessi cosa significa quest'espressione), pensando che alla fine avrei preferito un altro racconto, invece ho confermato.
RispondiElimina(per motivazioni più precise sulla scelta dobbiamo aspettare che mi autoanalizzi, ma in questi giorni non ho tempo)
Ciao Scriba, anche senza omaggio e senza bacio, bando alle formalità!
Paolo grazie per i chiarimenti! Il cinismo mi piace...lo ritrovo soprattutto nei medici, infermieri...figure che hanno a che fare con il dolore costantemente e si trovano a dover lottare tra le proprie emozioni e la freddezza che devono mantenere nelle emergenze.
RispondiElimina@Elle: "Centocinque" è diverso dagli altri - più buono, più dolce.
RispondiEliminaPensa che all'inizio i personaggi (come in quasi tutti i racconti) non avevano nomi... erano "il figlio piccolo", "il figlio grande", "il vecchio" ecc.. non si capiva nulla. Allora, con l'editore, abbiamo deciso di mettere i nomi: Francesco (Coscioni), Angelo (Biasella) e Corrado (Melluso, dell'Agenzia Vicolo Cannery).
Mi piaceva l'idea di un uomo che vede i propri figli diventare vecchi - un'esperienza che deve essere traumatica... un figlio che ti muore di vecchiaia...
@Elle
RispondiEliminaCentocinque, è un altro gioiellino ... tra l'altro, è stato fatto notare alla presentazione ufficiale del libro, questo racconto è l'unico con dei nomi dati ai protagonisti, mentre gli altri protagonisti degli altri racconti, non hanno nome. Motivazioni tecniche, ha spiegato l'autore ...non so se vuoi aggiungere qualcosa in merito Paolo.
Ecco, mi hai preceduto ;)
RispondiElimina@Alligatore: fatto! ;)
RispondiEliminaSul dare i nomi ai personaggi, riporto quello che diceva Kundera: è un'attività imbarazzante.
...e a prposito di cose imbarazzanti: "scopare bene è come un buon racconto" .. frase di lancio del libro. Chi l'ha scelta? Se non sbaglio è racchiusa in un racconto.
RispondiEliminaCome è nata? ... vogliamo dire qualcosa?
RispondiEliminaSull'imbarazzo di dare nomi confermo.
RispondiEliminaForse il fatto che il vecchio Paolo veda i propri figli diventare vecchi dà al racconto un'aura di saga famigliare, ed è questa che mi è piaciuta, ha toccato la mia sensibilità di Spirito secolare che ne ha viste e sentite tante (eppure si torna sempre lì), mi ci son ritrovata..
@Alligatore: sì, è un brano del racconto sull'addio al celibato. E' stata scelta da Coscioni: quando ho visto il volantino, tra me e me mi sono detto: mi pare di aver già sentito questa frase.... ho realizzato solo dopo che l'avevo scritta io! ;)
RispondiEliminaUn racconto deve funzionare dall'inizio alla fine: deve essere una serata memorabile. Un romanzo, invece, è come un matrimonio: c'è tempo anche per prendere un po' di fiato e in taluni casi è persino consentito tenersi i calzini a letto... Nel racconto deve funzionare ogni dettaglio: non c'è tempo per recuperare un errore.
@Elle: tu come scegli i nomi dei tuoi personaggi, quando scrivi?
RispondiEliminaSulla saga, sì, sarebbe bello riuscire a scriverne una, prima o poi... ma credo sia particolarmente difficile, farlo... Sai che c'è un software fatto apposta per organizzare una storia che si svolga in anni diversi, e con molti personaggi, e trame che si intrecciano tra loro?
Bellissima questa cosa: sia il chiarimento sulla frase, sia come lavorano gli editori ...abbiamo svelato cose interessanti, utile a chi legge e a chi scrive.
RispondiEliminaA proposito di editori, il libro è uscito con Neo edizioni. Sei tornato con l’editore con il quale avevi esordito. Perché questa scelta? Sei l’unico loro autore che ha fatto due libri con la Neo, almeno per ora …
RispondiEliminaFaranno anche la App per iPhone e Smartphone allora!
RispondiEliminaL'unica volta che ho scelto dei nomi ho messo a caso quelli di persone che conoscevo e a cui mi ero ispirata per i personaggi, ma spostandoli su altri personaggi per non destare sospetti - ma uscivo appena fase dei giochi con le bambole, quindi sceglievo quelli che avrei dato anche alle mie bambole.
Poi sono passata ai nomignoli che rappresentassero caratteristiche dei personaggi (lo Spirito è l'esempio più noto).
Nell'ultimo racconto c'è un Alessio, nome maschile che, pensavo, avrei potuto dare ad un figlio mio, ma solo se costretta (avrei preferito una figlia).
Una via di mezzo tra le prime due mi piace di più, penso che il nome non si possa staccare dal personaggio e dal suo modo di essere, anche se solo agli occhi di chi scrive può essere una scelta azzeccata. Per chi legge vale il discorso fatto anche per la copertina: a volte un personaggio non piace solo perché si chiama così, come quello stronzo.. (o stronza, è lo stesso)
La Neo è l'editore che tutti gli scrittori vorrebbero: appassionato, coraggioso, presente, attento. Con "Antropometria" mi ero trovato bene - sia nella fase di realizzazione, sia dopo, nelle presentazioni, e poi via mail. Quando ho pubblicato con la Alet, è stata una bella esperienza, ma sentivo di voler fare ancora qualcosa per loro... Per mia fortuna, hanno deciso di pubblicarmi ancora!
RispondiEliminaSul fatto che sia l'unico ad aver pubblicato due libri con loro... be', ancora per poco! ;) Non anticipo nulla, ma ci saranno delle belle uscite, nei prossimi mesi - davvero interessanti!
A sì? ... peccato non ci sia più qui lo Zio ;)
RispondiElimina@Elle: sì, è uno dei motivi per cui faccio fatica a dare i nomi: l'idea che dall'altra parte quel nome possa significare tutt'altro.
RispondiEliminaCi sono autori che amano i nomi dei personaggi, e che li scelgono dando sempre un grande significato - penso a Nabokov, e penso a Martin Amis: in un suo libro (non svelo quale) il nome del personaggio diventa il punto di partenza per il colpo di scena finale.
Come e dove hai presentato/presenterai Il giorno che diventammo umani? ... posso dire, alla presentazione ufficiale io c'ero, grazie di aver scelto la mia città ;)
RispondiEliminaPer il momento, un'anteprima a Torino, nel maggio 2013, e la presentazione ufficiale a Verona, il 10 ottobre.
RispondiEliminaProssime date: 14 novembre a Padova; a fine mese, Milano, Bologna e Vicenza; inizio dicembre a Trieste. In febbraio a Cava de' Tirreni. Poi spero Perugia, Roma... vedremo! ;)
Seguiremo l'evolversi dei reading nei tuoi spazi web ...
RispondiEliminaBerlino no? Nemmeno uno scalo mentre vai in ferie?
RispondiElimina@Elle: Berlino? Magari! Anche se preferirei Parigi...
RispondiEliminaGià, Berlino per un reading all'estero sarebbe perfetto, Elle mi dice che passano un bel po' di italiani ...
RispondiEliminaE poi, dobbiamo dire, ad ogni reading, c'è un bel quadernetto dove, se si vuole, si può scrivere, "il giorno che si è diventati umani" ...
RispondiEliminaPadova, Vicenza...potrei anche azzardare, però Treviso c'ha delle bellissime realtà che potrebbero ospitarti :)
RispondiEliminaTutti ti vogliono Paolo, lo dicevo che sei una rockstar ;)
RispondiElimina@Alligatore: quella del quadernetto è stata una bellissima idea di Marianna. Chiedere ai presenti di parlare del giorno che si è diventati umani... Ce l'ho nello studio, ogni tanto lo sfoglio, lo vorrei portare anche alle prossime presentazioni, mi pare un bellissimo modo per condividere qualcosa
RispondiElimina@Sole: molto volentieri! A Treviso né io né gli editori hanno alcun contatto... se ci fosse la possibilità, sarebbe davvero bello!
RispondiEliminaSicuramente, un'idea originale e una forma di comunicazione nuova/vecchia ... il quadernetto in diretta nell'era di Internet ;)
RispondiEliminaPrima dell'ultima mia domanda, chiedo a Sole e ad Elle, e a chi c'è, se hanno qualche altra domanda/intervento/curiosità ...
RispondiEliminaContinuerai a presentarlo anche nel 2014 o per allora ci sarà un nuovo nato?
RispondiElimina(non per il nuoto nato te lo chiedo, ma per sapere se ti troverò da qualche parte in Italia)
Le presentazioni, comunque, sono esperienze particolari... non si sa mai come andranno, e a volte c'è la sensazione che siano un modo per scimmiottare le chiacchiere tra persone un po' più famose...
RispondiEliminaIn effetti, se vai a vedere un concerto, chi è sul palco fa esattamente quello che fa sempre: suona. Uno scrittore, invece, deve parlare - ma se sapesse farlo bene, probabilmente non avrebbe bisogno di scrivere! E poi parla di un libro che nessuno tra i presenti ha letto: può dire qualcosa, ma non tutto... Insomma, non è proprio semplice! ;)
@Elle: il ciclo di vita di un libro pubblicato da un piccolo editore è di circa un anno, per cui credo di continuare fino a ottobre del 2014... ho conosciuto tantissime persone, in questo modo, e ho splendidi ricordi.
RispondiEliminaSul nuovo nato: no, nessun nuovo nato in vista. Ho finito un romanzo, ma questa volta ho scelto una via un po' più impersonale, quella dell'agenzia. Sono persone di cui mi fido, e con le quali c'è una grande sintonia, ma è necessario cambiare la propria percezione del tempo. Tra l'altro, inizio a sospettare che il romanzo che ho finito non abbia abbastanza "appeal" sugli editori - una storia un po' troppo seria, e con pochi guizzi.
E dopo aver finito il romanzo, quasi un anno fa, mi sono fermato,stremato, privo di forze. Alla fine ho capito che dovevo prendermi un po' di riposo, per capire cosa voglio fare da grande - cosa voglio scrivere, in che modo. Ora credo di averlo capito, e sono pronto a ricominciare!
Sì, in effetti, non è detto che un bravo scrittore sia anche uno bravo a presentarsi, a parlare in pubblico ... timidezza, o altro, lo possonoi bloccare.
RispondiEliminaInteressante poi questa ultima cosa che hai detto sul nuovo nato, e sul cosa vuoi fare da grande ...
RispondiEliminaDal 2006, non mi sono fermato un attimo.. ma verso marzo di quest'anno ho capito che non sapevo più quale fosse il mio stile. Alla fine, ho preso quest'anno come un anno sabbatico - spero che mi abbia fatto bene!
RispondiEliminaAllora vado io con l'ultima mia domanda ...la classica domanda a piacere, quella che, se non avevi studiato, a scuola ci metteva in grande imbarazzo ;)
RispondiEliminaAh bene, allora ho tempo per apparire ad una tua presentazione!
RispondiEliminaBeh, la scrittura è un esercizio che non influisce anche sui temi e sullo stile, perché quando hai scritto le tue prime opere eri vergine, adesso sei uno che ha già scritto qualcosa, quindi sei sempre tu, ma non sei esattamente lo stesso: scrivere ti avrà cambiato in qualche modo.
eh eh... non è facile.. avrei dovuto prepararmi... ;)
RispondiEliminaci penso trenta secondi
Per finire: una domanda che non ti ho fatto, un appello, un saluto a qualcuno, qualcosa che non abbiamo detto o qualcuno che non abbiamo ricordato, da fare assolutamente … troppe cose? … so che fai un corso di scrittura, che dovrebbe partire a breve. Vuoi dire qualcosa su questo? … su altro?
RispondiEliminaMolto banale.
RispondiEliminaDomanda: Quali sono i tuoi autori preferiti?
Risposta: Philip Roth, Martin Amis, Vladimir Nabokov, Flannery O'Connor, Anton Cechov, Saul Bellow. E Nicola Pezzoli.
Grazie per la chiacchierata, caro Alligatore, è stato davvero un piacere!
Grazie a te ... due ore e passa in palude, non resistono tanti rocker ;)
RispondiEliminaps sul corso: parte il 9, e non è propriamente un corso - vorrei che i partecipanti sentissero di essere finiti nel miglior posto possibile dove trovare la propria strada di scrittori!
RispondiEliminaAppello: leggete, perché leggere rende la vita molto più bella!
Vi auguro buonanotte! Bell'intervista e a presto, qui...altrove, chissà! ;)
RispondiElimina@Elle: sì, scrivere mi ha cambiato, ed è vero, ho perso una qualche forma di verginità.
RispondiEliminaIl problema nasce quando invece di pensare a quello che vuoi scrivere, inizi a pensare al "come". A un certo punto, ho smesso di divertirmi, e ho iniziato a farmi un sacco di domande. Forse questo si è intersecato con un periodo piuttosto travagliato, della mia vita - da un punto di vista esistenziale, intendo - ma ora mi pare che le cose vadano di pari passi - un certo ristabilirsi dell'equilibrio nella vita, e una nuova energia (e serenità) nello scrivere. Penso che le due cose siano legate tra loro, ma non ho capito ancora il verso! ;)
Io mi unisco all'appello sulla lettura.
RispondiElimina"Il miglior posto possibile" mi ha fatto pensare al vino, com'è messa Padova a vigneti?
Grazie per la bella serata letteraria, è un po' come essere stata a una presentazione, buonanotte!
Grazie Elle, grazie Sole, grazie Alligatore, e grazie Nicola - di cuore!
RispondiEliminaUn abbraccio a tutti, e buona notte!
Grazie Paolo, grazie Sole, grazie Elle, grazie a Zione ... e a tutti quelli che sono passati e passeranno.
RispondiElimina(quando avrai capito il verso.. potrebbe essere già cambiato.. io questa cosa la trovo stimolante)
RispondiEliminaBuonanotte e buonafortuna a Paolo Zardi.
RispondiElimina@Elle: i vigneti padovani? così e così... c'è qualcosa sui Colli Euganei, ma nulla di memorabile...
RispondiEliminaa presto, e saluti a Berlino!
@Elle: sì sì, stimolante! ho cercato di mollare la presa, e ho sentito che le cose hanno ripreso a girare per il verso giusto.. a volte il cambiamento arriva quando meno te lo aspetti, e soprattutto da direzioni impensate - nel mio caso, da una serata di campane tibetane organizzata da mia moglie - io sono un miscredente, su queste cose, eppure... ;)
RispondiEliminaBuonanotte, Alligatore, e grazie ancora - la tua palude è un luogo incantevole! :)
RispondiElimina;)
RispondiEliminaAccidenti, sono tornato a leggere per vedere quello che mi ero perso, e mi è risalita la febbre per la commozione nel vedere gli autori preferiti da Paolo.
RispondiEliminaGrazie, forse sei un po' troppo generoso ad accostarmi a quei nomi meravigliosi. Ma giuro che mi darò da fare per meritarlo!
Grazie!!
caro alligatore, cose moolto interessanti, ora so con chi prendermela per le copertine( belle o brutte che siano!)
RispondiElimina@Zio
RispondiEliminaTra quei bei nomi, l'unico del quale ho letto tutto il pubblicato, è un certo Nicola Pezzoli... poi viene Nabokov, Roth, Cechov ...
@Cri
Hai visto che coincidenza con il tuo post? ... è vero, cose molto interessanti che ignoravo, mi piace siano state dette ... più cose si sanno, e più l'obiettivo da colpire diventa chiaro.
Non lo conoscevo.
RispondiEliminaBenvenuto in palude Enrico... allora troverai un autore nuovo che non ti aspetti... pure io fino a qualche mese fa non avevo letto nulla di suo (intendo come libri), e in poco tempo ho recuperato, leggendo tutti e tre i suoi scritti con grande piacere.
RispondiEliminaNon ho letto i libri di Paolo Zardi. Sono una grande lettrice che non riesce a leggere tutto quello che vorrebbe, accidenti. Però mi hai proprio incuriosito, Alli. E poi sembra un autore così simpatico...!
RispondiEliminaIo, purtroppo, sono un lettore in crisi, passato dai 50/60 titolo annui, ad una ventina, ma buoni... quest'anno tra questi, 3 sono di Paolo Zardi, e sono tra i migliori letti: provane uno, leggerai pure gli altri due. Sì, poi è decisamente simpatico, che non guasta ;)
RispondiEliminava bene va bene .... lo leggo !!!!
RispondiEliminauna sessione affollata questa, ma di gran classe miaooooùùùùùùùùù
... consigliato da me e da Zio Scriba, puoi andare sul sicuro ;)
RispondiEliminaMiaooooùùùùùùùùù
Arrivo in ritardo e dico che solo Paolo Zardi è davvero un gran bravo scrittore. E poi visto che lui cita Martin Amis consiglio il suo ultimo "Lioneli Asbo", spassosissimo, una satira molto molto molto pungente.
RispondiEliminaciao
Ciao And, direi che condivido il parere su Paolo, e, non conoscendo Martin Amis, mi fido del tuo e suo parere ... benritrovato in palude.
RispondiEliminaSì, sì, lo so, devo leggere anche lui ...
RispondiEliminaLo devi ancora leggere? ... continuiamo così, facciamoci del male ;)
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