Un gran bel film del quale si è scritto poco. Uscito nelle nostre sale a
maggio 2013, dopo un anno circa dall'uscita ufficiale e il passaggio
trionfale a Cannes 2012, forse per nasconderlo ai più, disabituati alle
sale aperte d'estate. Io me lo sono perso alla prima uscita, causa un
infortunio al ginocchio, e l'ho recuperato solo ad agosto, in un cinema
sotto le stelle bello pieno. Il regista è Pablo Larrain, giovane cileno
di talento, autore anche di Tony Manero, che con questo suo quarto film
racconta, con un stile documentaristico, i giorni che precedettero il
referendum per dire sì o no alla permanenza al potere di Augusto
Pinochet, il dittatore sanguinario che aveva eliminato Salvador Allende,
uccidendo la democrazia cilena nel 1973. Per rendere perfetto
l'incastro tra le immagini di repertorio e quelle filmiche, Larrain usa
intelligentemente una fotografia sgranata, la camera un po' traballante,
e il risultato è straordinariamente convincente.
Siamo nel 1988, dopo 15 anni di potere senza nessun spazio alle
opposizioni, esiliate, brutalmente torturate e uccise, impaurite.
Pinochet concede il referendum su pressioni internazionali, ma sembra
sia già scritto il suo risultato. L'opposizione, divisa e incredula di
avere 15 minuti di televisione per dire le sue ragioni, dopo 15 anni di
silenzio, non ha molte speranze. Decide allora di mettersi nelle mani di
un pubblicitario giovane e di talento, figlio di un desaparecidos, Renè
Saavedra. Con la sua abilità e inventiva, Saavedra riesce a rendere
accattivante il "prodotto democrazia", il no prevale di gran lunga e
Pinochet deve ammettere la sconfitta (solo nel 1990 lascerà però il
potere, rimanendo capo delle forze armate fino al 1998 e poi senatore a
vita, ovviamente con l'immunità parlamentare).
La pellicola pone molti problemi su concetto di democrazia,
manipolazione delle masse, dittature giunte al termine, da rottamare
si direbbe oggi in Italia. Bellezza dei concetti, bellezza delle
immagini. Racconta poi, parlando dell'inizio della fine di Pinochet,
cosa è stata la dittatura cilena per la popolazione che l'ha subita
(e qualcuno l'ha pure sostenuta, non lo nasconde, certo). Un film
complesso, ma molto godibile, qualcosa di più ed oltre dei doc di
Michael Moore.
Grande protagonista Gael Garcìa Bernal, il Che Guevara de I diari
della motocicletta, qui nelle vesti dismesse del giovane
pubblicitario Renè Saavedra, altro personaggio adatto a lui e al suo
mito di attore: se ne va in giro con lo skateboard, jeans e una
giacca di pelle logora. Barbetta incolta, maglioni dai colori
strani, un'auto sportiva. Ha un figlio ed è separato dalla moglie,
attivista radicale che vede ogni tanto (una volta riesce a tirarla
fuori dal carcere, grazie all'amicizia del suo capo nell'agenzia
pubblicitaria dove lavora, grande sostenitore di Pinochet). Saavedra
vincitore del referendum, ma alla fine se ne torna, come se niente
fosse, a lavorare nella solita agenzia di pubblicità, a fare le cose
di prima, e molto normalmente, lo indicano come l'artefice della
vittoria del no. Da qui il titolo, No (in italiano anche I giorni
dell'arcobaleno, il simbolo dell'opposizione a Pinochet).
Curiose certe immagini in controluce, con i raggi del sole che
impediscono di vedere bene, come certe foto di principianti
(ovviamente un effetto voluto); spesso, ho notato, quando c'è
l'opposizione inquadrata. Perché questo? Il regime controlla
dall'alto? Un potere supremo che ti guarda? Oppure, più banalmente,
bagliori di democrazia? ... e poi, questa democrazia è così vera?
Oppure solo un modo soft, spettacolare come un film, per dimenticare
la dittatura? ... ora che non serve più: dopo il temporale, torna il
sereno, c'è l'arcobaleno. Un richiamo finto alla natura da Mulino
bianco, davanti alla volontà degli uomini. Tante domande. Un film da
vedere assolutamente.
Tema importante, direi. Bella e convincente presentazione del film. Spero di riuscire a vederlo, ultimamente non sto frequentando cinema o teatri...purtroppo, spero davvero di riprendere questo autunno... con calma però, che nulla ho voglia di programmare :-)
RispondiEliminaIl cinema sud americano, comunque, non mi ha mai deluso, i suoi artisti sono pratici e sognatori allo stesso tempo. Grazie mille della segnalazione. Besos :-)
Mi hai convinta, lo voglio vedere!
RispondiElimina@Bibliomatilda
RispondiElimina... e per forza, sei sempre in viaggio (ma anche nei tuoi viaggi, troverai cinema e teatri, spero). Sì, confermo, film da vedere, senza fretta, ma non attendere troppo.
Besos.
@Lumaca
Brava, questo volevo sentire ;)
Il regista ha voluto utilizzare anche un formato "vecchio" che si chiama 'normale'. Quando ho passato la prima volta il trailer al cinema mi è preso un colpo! Ho dovuto fare un mascherino apposta per proiettarlo...
RispondiEliminaDopo queste note tecniche di cui magari non ti importa un tubo, ti dico che sono contenta che ti sia piaciuto. Purtroppo è passato davvero inosservato ed è un gran peccato.
Convintissima anch'io! Spero di trovarlo in qualche cineforum quando torno in Italia, visto che qui a SF è già passato e me lo sono persa :-(
RispondiElimina@Ciccola
RispondiEliminaInvece mi interessano molto le tue note tecniche, da esperta (so che lavori in un cinema), e anche quelle sul pubblico, che confermano la volontà, secondo me, di nasconderlo, perché troppo scomodo. Spero che sul web e in tutti gli altri formati sia visto, perché merita.
@Silvia
Magari lo passano in qualche cineforum a Frisco ;)
Bellissimo film davvero, che mi era piaciuto molto pur con tutte le limitazioni della lingua (sarei curiosa di vederlo in italiano, magari esce in dvd versione "rarità"). E mi aveva colpito la contrapposizione fra le due campagne, che ritrovo spesso in contesti simili, e di cui parlavo recentemente: tra chi punta sugli aspetti negativi (in questo caso denigra gli avversari, e risulta migliore per esclusione) e chi punta su quelli positivi (cosa può fare il governo per i cittadini, ossia provare almeno ad essere migliori, per convincere gli elettori).
RispondiEliminaUna cosa che sicuramente non avevo notato sono gli effetti in controluce: potrebbero significare che l'opposizione fino ad allora doveva agire nell'ombra e ora invece ha il permesso di agire alla luce del sole, ma sfruttandolo in modo che la nasconda, perché l'opposizione non ha ancora vinto, non è ancora legittimata, è un permesso di facciata (il sole rappresenterebbe quindi la legittimazione, più o meno legale o democraticamente ottenuta).
Finalmente qualcuno che l'ha visto ;)
RispondiEliminaIn effetti, questa tesi, della luce del sole come legittimazione democratica, potrebbe essere ...
Ma anche se l'ho visto la tua recensione non perde di fascino e professionalità.
RispondiElimina;)*
RispondiEliminaAvevo già letto delle recensioni in merito. Un'avvincente, degna, intelligente vicenda.
RispondiEliminaHai detto bene Adri: avvincente, degna e intelligente vicenda. E così è il film.
RispondiEliminaPerso, come tanti altri in questa estate. Una rece molto sentita, invita a vederlo.
RispondiEliminala luce del sole illumina, quindi che sia anche questa un'interpretazione? Gli illuminati ;)
Potrebbe essere, anche se, sembra un sole minaccioso, non benevolo come lo immagino io ... comunque sì,un invito a vederlo ;)
RispondiEliminaun gran bel film, sono d'accordo:)
RispondiEliminaGrazie per il suggerimento!
RispondiEliminaUn bacione
I film che vincono i festival sono sempre un po' nascosti mi sa...(penso al Faust di Sokurov vincitore a Venezia nel 2011)...
RispondiEliminaPerò noi non ci facciamo scoraggiare, poii se questo è del regista di Toni Manero è una..garanzia, no?! quel film era veramente assurdo però geniale..si!
@Ismaele
RispondiEliminaGrazie, mi piace avere il parere autorevole, di chi l'ha visto.
@Kylie
Prego, fammi sapere quando lo vedrai...
@Serena
Tony Manero lo conosco per fama, ma devo ancora vederlo... anzi, mi hai fatto voglia di recuperarlo. Concordo che i film da festival, in particolare quelli vincitori, a volte risultano più nascosti, ma qui c'è qualcosa di più, "politico" direi.
Io l'ho perso. Dovrò proprio guardarmi attorno.
RispondiEliminaUn film per saperne di più su quell'inferno e sul quel maledetto maiale che l'ha generato.Grazie per il suggerimento, m'interessa.
RispondiElimina@Sandra M.
RispondiEliminaDa recuperare sicuramente ... aggiriamo la censura di mercato.
@MrHyde
Sì, tutto vero ... il film è più centrato sull'inizio della sua fine (e, più che maiale, direi dittatore sanguinario al soldo degli amerikani).
Ecco, ho ritrovato il post! L'ho visto ieri in aereo, mi è piaciuto molto (non ricordavo la storia del referendum).
RispondiEliminaIn aereo? ... allora ottimo viaggio. Pure io non mi ricordavo bene quella Storia (e pensare, non sono passati millenni, allora ero pure un ragazzetto con il manifesto sempre a portata di mano, e di quella Storia ne hanno di sicuro scritto molto). Ma la memoria (anche le più allenate) è meno forte di quello che crediamo. Per questo meglio mantenerla allenata.
RispondiEliminaAnch'io ragazzetta col manifesto sempre in mano!
RispondiEliminaSì, ottimo viaggio, visti 3 film: oltre a "No", un revival di "Arsenico e vecchi merletti" e "Mars Attacks!"; quasi quasi mi è dispiaciuto di arrivare, stavo cominciando "Doctor Strangelove" (visto decine di volte, comunque).
Chissà che effetto farà vedere Doctor Strangelove in aereo (la scena con l'uomo che vola sulla bomba poi...).
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