In questi giorni, come annunciato, sono stato più volte al Trento Film Festival, spettacolare festival di cinema dedicato alla
montagna, oggi alla fine. Sono salito sempre in bici, per entrare
meglio nel clima avventuroso e a contatto con la natura (e l'ho
sentita tutta, dall'amato sole che mi ha abbronzato alle nuvole che
mi costringevano a coprirmi, dal vento alla pioggia, che per dieci
minuti ho pure preso... ma dieci minuti, su circa 16 ore totali di
viaggio, non sono nulla).
Ieri è stata una giornata dedicata in prevalenza a Reinhold Messner,
presente a questo festival, come spesso è accaduto. Nel pomeriggio è
stato presentato Messner - Der Film del regista tedesco Andreas
Nickel, pure in concorso. L'ho trovato eccezionale per la carica
antiborghese che sprigiona. Inevitabile per una pellicola dedicata
a Messner, vero e proprio eroe antiborghese. Nel film si mescolano
immagini di repertorio a immagini vere, spettacolari salite,
rifacimenti di alcuni passaggi, interviste ai fratelli (erano nove
fratelli), ad alpinisti e scalatori, amiche collaboratrici, lui
stesso. Il ritratto è quello di un uomo contro le regole, capace di
aprire vie nuove: dall'arrampicata libera, a quella in solitaria,
alla salita in alta quota senza le bombole d'ossigeno alla voglia di
provare tecniche inedite, cose mai fatte prima da nessun altro con
simpatica sfrontatezza. E poi, il salire per se stesso, e non in
nome di una nazione, come prima accadeva. L'assoluto rispetto per la
montagna, da non inquinare, da non intaccare.
Barba e capelli lunghi, inizia a fare imprese storiche proprio nel
1968 (e non è un caso), in Francia, poco dopo quel Maggio. Una
passione che poi lo porterà in Asia, sulle più grandi montagne della
terra, a scalare più volte le vette dell'Himalaya. Tra queste la più
insidiosa il Nanga Parabat, dove nel 1970 riesce a salire perdendo
il fratello Günther (una spedizione tedesca,
famosa per le polemiche seguite: venne ingiustamente accusato di
aver abbandonato il fratello, invece erano stati abbandonati
entrambi da chi aveva la responsabilità della spedizione; da
leggere il suo Razzo rosso sul Nanga Parabat edito da Corbaccio).
Nanga Parabat salito altre volte, forse per ritrovare il fratello
(sarà ritrovato solo nel 2005, le sue scarpe, le sue ossa...),
forse perché quella storica avventura l'aveva segnato per sempre.
E poi tutti gli altri 8000 (sono 14 le sue vette sopra gli
ottomila metri), l'Antartide, la traversata della Groenlandia in
lunghezza, il deserto del Ténéré e quello dei Gobi... Insomma
andando oltre il suo stesso mito e trasformandosi in icona. Il
film lo racconta con una colonna sonora perfetta, a partire da The
Times They Are A Changin' di Bob Dylan (come dicevo prima, da uomo
nuovo), e Roll Up That Stone di Peter Horn Jr, più volte riprese
(provate a cercarle e vederle abbinate con le immagini). Da quello
che ho cercato in Rete, Messner - Der
Film non ha una versione italiana. Credo sarebbe importante, e vi
consiglio di cercarlo.
Messner è stato poi protagonista della serata, presentando gli
scalatori statunitensi protagonisti delle imprese sull'Everest e le tante loro storie.
Una serata intitolata L'Everest era una volta in America. 1953,
1963, 1973, tre date con storici scalatori statunitensi presenti
in un Auditorium strapieno. Io ero in prima fila (davanti a me,
bandana e abbronzatura più della mia Mauro Corona), e mi sono
goduto questi racconti, con l'ausilio di immagini e con i
protagonisti a raccontare. Presenti il
capo spedizione di molte scalate all'Everest (e non solo) Norman
G. Dyhrenfurth (classe 1918, ma non li dimostra "andare in
montagna fa bene" ha scherzato Messner, che il prossimo anno ne
farà 70, e non li dimostra manco lui); Norman
G. Dyhrenfurth è anche cineasta e tra i
promotori dell'UCLA, fondamentale scuola di cinema statunitense.
Ed Webster, sorriso ironico e barbetta stile John Landis, che è
salito sul versante tibetano dell'Everest nel 1988 con altri 4
compagni, senza ossigeno, senza collegamenti radio o
l'appoggio di Sherpa (alla Messner, per intenderci). Conrad Ancker,
camicia a quadrettoni stile grunge, noto, tra le altre cose, per il
ritrovamento del corpo di George Mallory a 8200 metri (Mallory era
un alpinista inglese morto sull'Everest nel 1924, in uno dei suoi
tentativi di scalarlo); Ancker ha poi ripetuto l'impresa di
Mallorry, con la stessa attrezzatura usata nel 1924 (gelo alle mani,
il primo pericoloso sintomo).
C'è stato spazio anche per l'Italia sull'Everest, con una spedizione militare nel 1973, con uno dispiegamento di forze ridicolo, testimoniato dall'altrettanto ridicole immagini di provenienza militare. Presente Mario Curnis, arzillo bergamasco che ha ironizzato su quella spedizione alla quale prese parte anche lui, per la sua esperienza e capacità (ma, ci tiene a precisare non era militare, e soffriva quel clima rigido, più rigido delle temperature dell'alta montagn). Lui è stato protagonista positivo, per aver raggiunto poi l'Everest all'età di 66 anni insieme a Simone Moro. Nella mia foto sopra, i protagonisti della serata, con sullo sfondo l'immagine di Mallory.
C'è stato spazio anche per l'Italia sull'Everest, con una spedizione militare nel 1973, con uno dispiegamento di forze ridicolo, testimoniato dall'altrettanto ridicole immagini di provenienza militare. Presente Mario Curnis, arzillo bergamasco che ha ironizzato su quella spedizione alla quale prese parte anche lui, per la sua esperienza e capacità (ma, ci tiene a precisare non era militare, e soffriva quel clima rigido, più rigido delle temperature dell'alta montagn). Lui è stato protagonista positivo, per aver raggiunto poi l'Everest all'età di 66 anni insieme a Simone Moro. Nella mia foto sopra, i protagonisti della serata, con sullo sfondo l'immagine di Mallory.
Eroico ciclista culturale: quando racconti di queste tue giornate io sotto sotto ti invidio... :)
RispondiEliminaUn abbraccio.
Grazie Zio ...e poi c'è stato un altro grande incontro che prosegue questo 2013 di grandi incontri, iniziato con te... con Messner non sono andato a cena, anche perché avevamo già cenato ;)
RispondiEliminaWOw bellissimo pezzo, Diego, da ammiratrice di Walter Bonatti e la sua coerenza morale, ho altrettanto rispetto per la figura di Messner , un altro puro per mentalità e azioni. Bella impresa.
RispondiEliminaGrazie per il "WOw bellissimo pezzo" perché ho scritto in fretta, sotto una brutta tosse e l'ho riletto poco, ma avevo un'esigenza espressiva forte ... dici bene poi: puro per mentalità e azioni, sia Bonatti, sia Messner.
RispondiEliminaBrrr che freddo!!!!
RispondiEliminaBeh, sai, io scrivo da questo mio clima dove 15 gradi è pittosto freddino e iniziamo a lamentarci!!!
Il mare, poi, si sa, mitiga tutto persino i brutti pensieri. La montagna, invece, l'ho sempre pensata più difficile...ma sono stupidaggini dettate semplicemente dall'abitudine. Anch'io come lo Zio Scriba ti invidio un poco, un invidia che sa di ammirazione e partecipazione alle imprese ciclistiche, filmiche e di alta montagna che ci racconti in questi giorni.
Complimenti e rarefatti saluti di montagna :)
Alli!! Il film l'hai visto in tedesco?? Ma che bravo ;) Ora lo cerco e cerco anche il libro, io avevo visto un film sull'alta montagna (svizzera mi pare) e su scalatori che son morti durante l'impresa, mi pare s'intitolasse North Face bellissimo e inquietante.
RispondiEliminaUna delle canzoni è nella pagina del film. E questo Mauro Corona l'ho già sentito nominare.. scrive libri?
Alligatore... Emozione a leggerti, forte emozione...
RispondiElimina"il salire per se stesso" mi coinvolge molto, mi piace come espressione, rende perfetta l'idea di antiborghese di Messner.
grande incontro!!!
rimettiti! :)
Mi sono sentita un po' lì con te..la lunga pedalata,..il sole..quel poco poco di pioggia..e poi, me lo hai fatto un po' vedere questo film, e non solo il film, ma anche il clima che si respirava..ci sai fare con le parole..ma non è una novità :)
RispondiEliminaGrazie davvero per avermi fatto vivere un pochino questa esperienza.
p.s. mi ha colpita una frase "salire per se stessi"..ecco..credo che potrebbe valere per ognuno di noi, metaforicamente parlando..per lui salire, secondo me, significa un po' vivere..è la sua vita..e allora, ecco che quel "salire per se stessi" può diventare un "vivere per se stessi"..molte volte viviamo accontentando gli altri o trasformandoci in ciò che gli altri vogliono, e ci perdiamo di vista, ci dimentichiamo chi siamo e non ci riconosciamo più..
Bacini e buona domenica <3
@Bibliomatilda
RispondiEliminaNon dici stupidaggini, no, proprio per niente: la montagna è difficile, una cosa che insegna Messner, è che la montagna non è per tutti, e andare su da inconsapevoli turisti (come fanno in massa ora sull'Everest, aiutati da scale, corde e altre scorrettezze), è sbagliato. Io stesso, la frequento poco, per le vertigini, e dove riesco mi piace camminarci e andarci in bici (niente arrampicate, non fanno per me). Sono invece un discreto nuotatore, ma non fatemi domanda mare o montagna, io voglio tutto.
@Elle
Ho visto tutti i film in lingua originale, con i sottotitoli, altrimenti avrei capito ben poco. Molti dei film visti al festival parlano di imprese come quella del tuo film svizzero, la montagna è anche questo: imprese finite male. Sì, la canzone del film Roll Up That Stone la senti nel sito del film ... e sì, Mauro Corona scrive libri, scala montagne, fa sculture ed è spesso ospite da Sabelli Fioretti alla radio, per siparietti divertenti e cose serie (era proprio a Trento ieri, in un incontro con Sabelli Fioretti, che purtroppo mi sono perso).
@Sole
Grazie, per fortuna ho trovato anche il sole ;) in bici. Emozioni tra le pagine, emozioni nei film ... sì, lo scalare per "se stessi" ha una doppia valenza: politica (in quanto scalava non per una bandiera, ma per se stesso, senza stupide idee nazionaliste, prima di lui presenti), una di tipo morale/spirituale, che tu ben capisci facendolo.
@m4ry
Grazie, bello averti accanto ;)
Sì, hai centrato "il salire per se stessi", che come scrivo a Sole, ha una doppia valenza: una politica (con Messner, finalmente, non si scala per una nazione, ma senza bandiere, quindi per tutte e per se), una morale/spirituale, e tu la definisci ancora meglio, entrando nelle sfide di Messner, che erano sfide anti-autoritarie (nel film si racconta bene anche de padre, estremamente rigido e severo).
Cavolo, quante cose a me straniere e quindi affascinanti. La bici, le scalate, la fatica fisica. Voglio assolutamente vedere questo film!
RispondiElimina...non so se uscirà in Italia, ma forse lo vedi a Frisco il film, paradiso della bici (o no? ... non solo di quella, probabilmente...).
RispondiEliminaSu Repubblica ho visto il langio di questo film presentato sempre lì a Trento. Sogno un viaggio del genere.
RispondiEliminaand
La brutta tosse è stato il prezzo per la splendida avventura?
RispondiEliminaTanti auguri e complimenti!
Credo di poter condividere largamente il tuo appassionato giudizio, non fosse altro che di recente, tramite, credo, RAI Storia, ho avuto la ventura di rinverdire alquanto le mie memorie in materia. E di arricchirle di notizie circa gli scalatori USA, di cui non sapevo, invece, prima nulla.
RispondiEliminabici e montagna una passione perfetta, se poi aggiungiamo anche il cinema siamo al top! Se ti piace la montagna allora non puoi mancare di leggere Point Lenana di Wu ming!
RispondiEliminaEcco, aggiungo anche questo libro alla lista desideri...siete delle tentazioni! grazie anche a te cirano!!! ;)
RispondiElimina@LaMentePersa
RispondiEliminaBen ritrovata Gio' ... quel film di Ozon me lo sono perso, ma è sulla lista dei prossimi recuperi estivi. Ora ancora di più ;) Oggi ho visto il nuovo Soderberg.
@And
Ma sogni il mio viaggio a Trento, o quello di Messner? ... leggermente diversi ;)
@Redcats
Che dire ... la brutta tosse mi accompagna dal 25 aprile, e se qui non comincia a fare bello, chissà fino a quando ... prezzo? Mah ...
@AdrianoMaini
Bravo Adri, tu noti un punto vero. Pure Messner ha detto, "noi di questi americani non sapevamo nulla, come mai?" Bella domanda, è quasi un mistero...
@Cirano
Troppi libri con troppe pagine, piano, piano, come sai sono diventato un lettore lento e scarso (ho finito solo ieri il tuo libro, bello, mi è piaciuto). Comunque grazie del consiglio, seguo con piacere i Wu Ming.
@Sole
I sogni son desideri ... dai, tra un po' (forse, spero ...), finisco il libro di Messner, che mi ha preso all'improvviso, e poi ne comincio un altro ;)
sogno un viaggio a trento e quello del film nell'artico.
RispondiEliminaconfesso che le montagne mi mettono un po' di paura perchè soffro di vertigini.
:)
Pure per me è così, una vera fobia ... per questo, quasi solo al cine ;)
RispondiEliminada Trentina non più residente ,
RispondiEliminati ho accompagnato con il cuore all"Auditorium .
Bella figura quella di Messner ,e interessante il risvolto che ha saputo dare al suo non essere più uno scalatore . Lo ammiro per il grande attaccamento al territorio, sono splendidi gli eventi che organizza in estate in val Venosta .Vivi sul Garda , molto a nord suppongo se ti sposti in bicicletta fino a Trento!
ave
davvero grande
RispondiElimina@The White Cabbage
RispondiEliminaCiao, ti ho vista ancora in giro con questo bel cavolfiore come simbolo (mi piace il cavolfiore, da vedere, come da mangiare). Sì, mi piace Messner, una bella testa, e l'ha detto anche a Trento, che per lui le scalate sono finite, ora diffonde e illumina, con mille iniziative (una bellissima anche ad ottobre a Brixen/Bressanone). No, non abito vicino a Trento, sono nella parte veronese del lago, in collina, vicino a Garda ... in bici mi piace fare molti km.
@Ernest
Grandissimo, parafrasando un famoso spot con lui ...
Di Messner mi piacciono soprattutto i piedi. Una pacchia per i feticisti.
RispondiEliminahttp://dottsuino.blogspot.it/2007/10/i-piedi-di-reinold.html
Non so se la foto sia vera o meno, di certo, leggendo delle sue avventure, tra camminate al freddo, congelamenti ecc. non devono essere piedi tanto convenzionali ... buoni per feticisti alla famolo strano
RispondiElimina