Questa recensione partecipa all’iniziativa Parliamo
di Tav per stimolare la discussione su di una questione nodale della nostra
democrazia, e in più, per chi vuole, tentare di vincere, con la propria rece,
una tavola originale di questo fumetto originale. C’è tempo fino all’11 gennaio
2013. Provateci anche voi ...
Come dice il titolo, questo è un vero e proprio
dossier, dove si trova tutto quello che c’è da sapere sul TAV (sintetizzarlo in
un centinaio di pagine di fumetto ha del virtuosistico), e ci fa capire perché
il TAV è una questione democratica, anzi, la
questione democratica. Nel libro appare chiarissimo: l’opera è dannosa per
l’ambiente e l’uomo, è costosa e inutile, ma è nei progetti dei poteri forti
(esistono, esistono), che da sempre la sostengono. Per farlo usano tutta la
loro potenza di fuoco, montando ad arte certe immagini, fino a linciare mediaticamente
chi è contro, arrivando poi ai pestaggi fisici per chi manifesta liberamente.
La politica locale, i sindaci sul territorio, stanno con la popolazione, ma salendo
ad amministrazioni un pelo più lontane dalla gente, muta l’atteggiamento sul
TAV (lo vuole l’Europa, recitano tutti lo stesso leit-motiv, centro-destra come
centro-sinistra, Monti tra gli ultimi in ordine di tempo). Qui sta il nodo
centrale della morte della politica, che non decide più cosa fare in economia,
ma è l’economia, malata e iniettata di fondi europei (nostri insomma) a dettare
l’agenda alla politica. Ecco perché questione
democratica.
Pistolotto ideologico il mio? Forse, di certo non
quello del libro di Calia. Lui, come il miglior Oliver Stone, è capace di muoversi
tra immagini di vita domestica e momenti storici, tra i tanti dati del
progetto, le ragioni dei pro e quelle dei contro, senza nascondere le sue idee
di contrarietà al TAV. È filmico vedere il barbuto autore riprendersi davanti
al pc mentre cerca dati nel web, oppure mentre disegna, fuma una sigaretta,
accartoccia un foglio e lo getta nel cestino, prepara il latte per il figlio
…rivede/ripensa a Carlo Giuliani in quella pozza di sangue, quando Luca Abbà
cade dal traliccio (per fortuna senza morire). E qui a me torna in mente il
discorso sulla questione democratica. È ancora possibile manifestare le proprie
idee senza rischiare la vita?
Fumetto rock? Anche. In questo suo mischiare privato
e pubblico, mi ricorda il modo di raccontare di Max Collini degli Offlaga Disco
Pax, o anche il Pier Paolo Capovilla de Il Teatro degli Orrori, nel suo citare Majakovskij, futurista preferito a Marinetti e alla
sua esaltazione della velocità del treno; il libro si apre con una perfetta citazione
futurista, sia nel disegno, sia nel testo, dopo la chiara introduzione di Calia
con doverosa citazione del glocal Asterix di Uderzo/Goscinny.
Non graphic journalism, ma citizen journalism (mi
verrebbe da citare pure Orson Welles), cioè un giornalismo che torna a parlare
direttamente dei fatti, allontanandosi dalla corporazioni e dai poteri forti
che le teleguidano. Come può un giornalista scrivere il suo pensiero libero, se
il padrone del suo giornale la pensa in modo diverso? …se i suoi interessi non
possono tollerare un pensiero diverso? Ancora una volta torna la questione democratica, fondamentale in
un periodo di profonda crisi economica come questo.
Buone feste anche a te!
RispondiEliminaGrazie ... e buone letture.
RispondiEliminaMa quale pistolotto ideologico! Lo chiamo punto di vista creativo! Buone feste carissimo. Un bacio.
RispondiEliminaGrazie per le citazioni "musicali", azzeccatissime ;-)
RispondiEliminaA presto,
c.
@Eva
RispondiEliminaGrazie, troppo buona. Bacio...e che la festa continui ;)
@Nuvoleonline
RispondiEliminaGrazie, e benvenuto in palude ... adoro i gatti creativi, e quelle citazioni fanno parte del meglio della mia generazione, come questo fumetto.