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mercoledì 26 dicembre 2012

DOSSIER TAV Una questione democratica




Questa recensione partecipa all’iniziativa Parliamo di Tav per stimolare la discussione su di una questione nodale della nostra democrazia, e in più, per chi vuole, tentare di vincere, con la propria rece, una tavola originale di questo fumetto originale. C’è tempo fino all’11 gennaio 2013. Provateci anche voi ...
LA MIA RECE
Come dice il titolo, questo è un vero e proprio dossier, dove si trova tutto quello che c’è da sapere sul TAV (sintetizzarlo in un centinaio di pagine di fumetto ha del virtuosistico), e ci fa capire perché il TAV è una questione democratica, anzi, la questione democratica. Nel libro appare chiarissimo: l’opera è dannosa per l’ambiente e l’uomo, è costosa e inutile, ma è nei progetti dei poteri forti (esistono, esistono), che da sempre la sostengono. Per farlo usano tutta la loro potenza di fuoco, montando ad arte certe immagini, fino a linciare mediaticamente chi è contro, arrivando poi ai pestaggi fisici per chi manifesta liberamente. La politica locale, i sindaci sul territorio, stanno con la popolazione, ma salendo ad amministrazioni un pelo più lontane dalla gente, muta l’atteggiamento sul TAV (lo vuole l’Europa, recitano tutti lo stesso leit-motiv, centro-destra come centro-sinistra, Monti tra gli ultimi in ordine di tempo). Qui sta il nodo centrale della morte della politica, che non decide più cosa fare in economia, ma è l’economia, malata e iniettata di fondi europei (nostri insomma) a dettare l’agenda alla politica. Ecco perché questione democratica.

Pistolotto ideologico il mio? Forse, di certo non quello del libro di Calia. Lui, come il miglior Oliver Stone, è capace di muoversi tra immagini di vita domestica e momenti storici, tra i tanti dati del progetto, le ragioni dei pro e quelle dei contro, senza nascondere le sue idee di contrarietà al TAV. È filmico vedere il barbuto autore riprendersi davanti al pc mentre cerca dati nel web, oppure mentre disegna, fuma una sigaretta, accartoccia un foglio e lo getta nel cestino, prepara il latte per il figlio …rivede/ripensa a Carlo Giuliani in quella pozza di sangue, quando Luca Abbà cade dal traliccio (per fortuna senza morire). E qui a me torna in mente il discorso sulla questione democratica. È ancora possibile manifestare le proprie idee senza rischiare la vita? 

Fumetto rock? Anche. In questo suo mischiare privato e pubblico, mi ricorda il modo di raccontare di Max Collini degli Offlaga Disco Pax, o anche il Pier Paolo Capovilla de Il Teatro degli Orrori, nel suo citare Majakovskij, futurista preferito a Marinetti e alla sua esaltazione della velocità del treno; il libro si apre con una perfetta citazione futurista, sia nel disegno, sia nel testo, dopo la chiara introduzione di Calia con doverosa citazione del glocal Asterix di Uderzo/Goscinny.
 
Non graphic journalism, ma citizen journalism (mi verrebbe da citare pure Orson Welles), cioè un giornalismo che torna a parlare direttamente dei fatti, allontanandosi dalla corporazioni e dai poteri forti che le teleguidano. Come può un giornalista scrivere il suo pensiero libero, se il padrone del suo giornale la pensa in modo diverso? …se i suoi interessi non possono tollerare un pensiero diverso? Ancora una volta torna la questione democratica, fondamentale in un periodo di profonda crisi economica come questo.

6 commenti:

  1. Ma quale pistolotto ideologico! Lo chiamo punto di vista creativo! Buone feste carissimo. Un bacio.

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  2. Grazie per le citazioni "musicali", azzeccatissime ;-)
    A presto,
    c.

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  3. @Eva
    Grazie, troppo buona. Bacio...e che la festa continui ;)

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  4. @Nuvoleonline
    Grazie, e benvenuto in palude ... adoro i gatti creativi, e quelle citazioni fanno parte del meglio della mia generazione, come questo fumetto.

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