L’altra sera me ne stavo tranquillo nella mia
cucina
a mangiare un bel trancio di pizza. Quella con la scamorza e i capperi. I
capperi glieli avevo aggiunti io perché mi piacciono, li ficcherei
dappertutto.
La birra riempiva il mio bicchiere. Birra del frate, bionda, quella
doppio malto, una delle poche birre che bevo (di solito bevo vino, ma con la
pizza, bionda del frate).
“Sono Elisa,” gridò la mia nuova vicina di casa.
“Per favore, aprimi. È un’emergenza.”
Con la partita
nella testa mi avvicinai lentamente alla porta.
“Disturbo?”
“No, figurati…,” mentii.
“Noperchéavreibisognodiunpiacere,” aggiunse
lei, parlando tutta veloce.
“Sii?”
“Il mio ex marito domani parte per la Germania. Una vacanza di un paio di giorni. Le chiavi della nostra vecchia
casa le ho io. Ti dispiacerebbe accompagnarmi? Se per te non è un disturbo.”
“…?! Si, cioè no, non è disturbo. Se aspetti un
attimo m’infilo la giacca e mi metto le scarpe.”
“Grazie, nonsaiquantotenesarògrata ti aspetto
giù,” disse tutto d’un fiato.
Disturbo? Certo che mi disturbava. Adoro cenare da
solo, cazzo. E poi la partita stava per
cominciare e io me lo sarei persa. Non è bello perdere l'inizio di una partita. Disturbo? Certo!
Indossai le scarpe e la giacca più in fretta
possibile, quindi raggiunsi la mia macchina in garage. Lei non c’era. Allora
corsi verso il suo appartamento. Suonò il clacson della sua Volvo. Se ne stava
seduta alla guida e mi fece segno di salire.
Che fa questa? Prima vuole che l’accompagni dal
marito, poi tira fuori la sua macchina. Cose da pazzi. Con la partita in partenza e la pizza scamorza/capperi bella croccante
poi. Per non parlare della birra bionda del frate.
“Ma andiamo con la tua? Perché? Pensavo avessi
bisogno di un passaggio…?!”
“No, ti spiego,” cinguettò accendendo il motore.
“Non ti preoccupare. È che ho paura ad andare sola.”
“Ah,” sorrisi non capendoci più un cazzo.
“Ho paura di mio marito. Lo sai che ci siamo
separati perché lui mi picchiava?”
“Si, ho sentito qualcosa e mi dispiace molto. Sono
cose brutte, veramente brutte.”
“Ho ancora delle cicatrici sulle braccia. Vedi qui,”
disse tirandosi su la manica della giacca.
“Si, vedo…”
“Be’ insomma, ho paura. È un tipo violento, siamo
ancora ai ferri corti con i nostri avvocati. Lui con il suo albergo prende un
sacco di soldi, ma al fisco non denuncia niente, una miseria; e allora, a me ai
bambini, di conseguenza passa una miseria. Ma l’ultima volta dal giudice
gliel’ho cantate. Gli ho fatto capire, a lui e al suo avvocato, che deve
cambiare strada, oppure io lo denuncio al fisco. Lo so io quanti soldi che
prende…”
“Hai ragione, brava Elisa. Ma non capisco perché tu
gli devi portare le chiavi.”
“Perché la casa dove abitavamo è stata affidata a
me, ma io l’ho chiusa. Non ci voglio vivere in quella casa degli orrori.
Sapessi quante me ne ha fatte passare? Guarda qua sulla gamba, ho ancora la
cicatrice. E sul labbro, guarda, guarda qua sul labbro. La vedi?”
“Si, vedo e mi dispiace, ma tu guarda la strada, non
vorrei che ci scontrassimo con qualche auto.”
“Si, così mi riempio ancora di cicatrici come quando
stavo con lui, quello stronzo bastardo…Poi stasera mi telefona e mi dice che ha
bisogno dei suoi vestiti invernali.”
“Ma perché non se li è presi quando vi siete
lasciati?”
“Perché la vuole lui. Ha fatto ricorso alla
sentenza. Dice che la casa spetta a lui. Che cosa posso fare? Buttargli le sue
robe in strada? Il mio avvocato mi ha sconsigliato di farlo. Tra un paio di
mesi ci sarà la sentenza definitiva, allora si potrò gettargli in strada le sue
robe, se non viene a prendersele. Me lo ha detto il mio avvocato.”
“Buoni quelli. Conosco un paio di barzellette su di
loro… sai cosa sono cento avvocati incatenati in fondo all’oceano?”
“…? no, che cosa sono?”
“Un buon inizio…”
Lei non rise subito. Fece una faccia strana, seria,
come se stesse pensando ad un problema di fisica nucleare, poi finalmente
scoppiò a ridere.
“Bella,” si complimentò. “Quando vedo il mio
avvocato gliela racconto.”
“Si, è carina. Magari ci vuole un momento per
capirla, ma è proprio divertente.”
“Già!”
Sorridemmo insieme pensando ai cento avvocati
incatenati sul fondo dell’oceano. Poi per un lungo lasso di tempo nessuno di
noi fiatò. Solo il motore della macchina a farci gradita compagnia.
“Si sono accorciate le giornate,” buttai lì dopo un
bel pezzo.
“Si, è vero,” rispose lei.
Poi riprese a parlare della paura del suo ex marito
e si scusò ancora una volta per avermi disturbato.
“Nessun disturbo, nessun disturbo,” dissi un altro
paio di volte per tranquillizzarla.
“È perché ho veramente paura. Nessuno riesce ad
immaginare di cosa sia capace quell’uomo… I
vestiti autunnali per andare i Germania ... e se fosse una scusa
per uccidermi? Sono tutti violenti nella sua famiglia. Il mese scorso un suo
cugino ha ucciso la sua ex moglie e poi si è sparato, non so se hai letto sul
giornale?”
“… mi pare di si.”
“Era il proprietario di una discoteca sull’altra
sponda del lago.”
“A sì, ora ricordo. È quello che hanno trovato morto
davanti al busto del duce.”
“Si, è quello, ma la storia del busto del duce è
solo un’invenzione della stampa. I giornalisti sono tutti rossi e amano
buttarla in politica. Il busto di Benito ce l’aveva, ma era in un'altra casa,
in quella dove abitava da solo dopo la separazione. Una volta gliel’ho visto.
L’assassinio invece è avvenuto nell’appartamento di lei.”
“Ho capito.”
“E così non vorrei che venissero strane idee al mio
ex. Per questo ho chiesto a te di accompagnarmi: se vede un uomo non oserà
spararmi.”
“Speriamo.”
“Ne sono sicura, non ha le palle per farlo. Davanti
alla gente non fa il violento, è carino e simpatico. Per lui sono tutti potenziali
clienti. No, non credo proprio che con te in macchina tirerà fuori la pistola.”
“Ha-ha la pistola?”
“Certo. Come farebbe nel suo locale senza pistola?”
Rise pensando alla mia domanda. Una risata
altezzosa, fatta apposta per farmi capire la stupidità del mio interrogativo:
la pistola? Ovvio. Come farebbe nel suo locale senza?
Quei pezzetti di pizza alla scamorza mi si
rigirarono nello stomaco a pensare a tutta la faccenda. Un cappero mi risalì in
bocca; urlava impaurito, implorandomi di farlo uscire. Davanti ad una signora non
avrei mai potuto. Lo rimasticai per convincerlo ad unirsi al resto della mia
cena interrotta. Si piegò all’ordine e ridiscese nello stomaco.
“Siamo quasi arrivati, non ti preoccupare.”
“Non mi preoccupo,” mentii per l’ennesima volta.
In realtà una paura fottuta si stava sempre più
impossessando di me. Questa paura fottuta prese ulteriore forza quando lei
parcheggiò la Volvo
nel vialetto della sua vecchia casa. Si fermò vicinissima alla cancellata di
una villa con tanto di dobermann. Il cane appena mi vide cominciò ad abbaiare
come un dannato. Questo aumentò la mia tensione.
Mi trovavo in auto dalla parte vicina alla
cancellata, accanto ad una poveretta che considerava tutti i giornalisti dei
rossi e chiamava il duce Benito. Se il su ex marito si fosse avvicinato a noi
con la pistola, io non avrei neppure potuto aprire la portiera per tentare una
disperata fuga.
Dopo pochi minuti l’uomo arrivò. Scese dalla sua
jeep, un gran bel jeeppone nero, e si avvicinò a noi.
La pizza nel mio stomaco, pur essendo poca,
continuava ad agitarsi. Il cappero di prima, maciullato ma ancora ribelle, se
ne stava alla guida della rivolta.
Mentre l’uomo si avvicinava con
passo sicuro, pensai
alla morte. M’immaginai una scena da film di Tarantino: il killer tira
fuori un
mitra dal suo bel vestito fresco di sartoria e comincia a vomitare
pallottole: tatatatatata ... per me e la donna non c’è scampo.
Finalmente l’uomo giunse al finestrino della Volvo.
Lei abbassò un pelo il vetro, giusto per far passare le chiavi. Lui le prese, sorrise e
trotterellò verso la sua vecchia casa. Se ne usci subito dopo con uno scatolone
pieno di vestiti. Riconsegnò le chiavi con lo stesso identico
sorrisetto stampato sulla faccia e corse via sul jeeppone.
Senza fiatare ritornammo a casa. La pizza era
fredda e il Chievo stava vincendo uno a zero, gol di Cyril Thereau a
fine primo tempo ... le cose cominciavano, forse, a girare per il verso
giusto.
Bello, non fa una grinza. E il lettore, che si immedesima nella voglia di pizza, di Chievo e di santapace, vorrebbe aiutare il protagonista a premere il tasto rewind: "Disturbo?" "Certo che sì. Rompi i coyotes a qualcun altro..." :-))))
RispondiEliminaDivertente, bello.. lo leggi sotto l'effetto di due spinte una indietro (la pizza interrotta) e una avanti (la curiosità di vedere come andrà a finire). E' questo che crea tensione insieme al cappero che va su e giu'!
RispondiEliminaAnch'io metterei i capperi dappertutto insieme ai cornicchioli ..
tutto perfetto...ma i capperi no, mi dispiace!!
RispondiEliminaAlligatore, in concomitanza con la giornata contro la violenza sulle donne, grazie. Mi piaci Te e la Paura della Donna...
RispondiEliminami piace moltissimo questo racconto, mi piacciono anche i capperi e le jeep.
RispondiEliminale pistole no, proprio no. e magari nemmeno la tua vicina immaginaria..... ^_^
@Zio
RispondiEliminaAh, ah, ah ... già, anzi, sarebbe bello schiacciare ancora più indietro, e far sì che quei due (gli ex) non si fossero mai incontrati.
@Mr Hyde
Grazie, mi piace questa cosa delle due spinte, e che sia la mia scrittura a spingere ... ora vado a vedere cosa sono i cornicchioli su goooooogle, e sui capperi, io, a differenza del protagonista, non mi piacciono nei toast (chissà perchè? ... per il resto, sì, li metterei in qualsiasi altro piatto).
@Ubi Minor
Chiapperi, no! :(
Ben tornato! ;)
@Sole
Grazie ... mi sono ricordato di questo vecchio racconto (almeno dieci anni o forse più) e l'ho rimesso a nuovo.
@Barbara
Grazie, di immaginario c'è qualcosa, ma non tutto. La vicina è un po' cambiata ...
.. i cornicchioli sono una varietà di peperoncini rossi calabresi a forma di piccolo corno (come quelli usati per gli scongiuri).Sono decisamente piccanti..
RispondiEliminaEcco, così mi risparmio il giro sul goooogle, anche perchè sono andato a mangiare i marroni ... se sono questi, allora adoro pure io i cornicchioli. Grazie per l'info.
RispondiEliminaBello. Mi è piaciuto leggerlo a quest'ora, con la nebbia che si dirada e il caffè caldo, il primo. Il cappero con il caffè non ci stava tanto bene ma fa niente. Forse, se posso, ma forse forse, avrei scelto un'altra foto. l tono del racconto è ronico, malgrado l'atmosfera. Il flm, quello, non era ironco per niente. Ma bravo davvero...
RispondiEliminaRacconto ben scritto e ben congeniato; mi ha tenuta "attaccata" al video fino alla fine.
RispondiEliminaLe descrizione e definizione dei personaggi sono asciutte, complete ed evocano immagini. Concordo con chi mi ha preceduto riguardo al ruolo dei capperi.
Complimenti! Mi è piaciuto molto!
:-)
Degnissimo per sottolineare i valori della giornata contro la violenza sulle donne!
RispondiElimina@elenamaria
RispondiEliminaCerto che puoi fare appunti, "critiche", anzi ... devo dire, che avevo altre foto tratte da film in tema, e alla fine ho scelto questa, perché, anche se l'argomento di quel bel film duro, era diverso dal mio racconto (sia nel tono, sia nella vicenda), la foto mi ricordava la "vera" protagonista della storia (anche per questo non ho messo il titolo del film, facendo "mia" Jodie).
@Berica
Grazie, mi fa piacere quello che hai scritto; il mio stile è asciutto, per qualcuno pure troppo: solo dialoghi e qualche altra cosetta messa per evitare che sembri un copione teatrale ;)
@Adriano
Sì, in effetti l'ispirazione per metterlo in questi giorni, è stata proprio la notizia di questa giornata. Grazie.
Molto azzeccato Ally, mette poi in rilievo che già la sensazione d'insicurezza, di non libertà personale che s'innesta nelel donne è già una violenza. Fortunatamente esistono anche i Gentilalligatori ..... miaoooo
RispondiEliminaFelinità, è vero, e poi grazie, miglior compli non potevi fare ... miaooo
RispondiEliminaimmaginavo che non era tutto immaginario.
RispondiEliminabè, è bello no? :D
Ad un certo punto temevo veramente il peggio... che racconto!
RispondiEliminaUn abbraccione
wow bella scoperta questo blog!
RispondiEliminaLeverei i capperi...ma il resto è proprio bello ;)
Irene
@Barbara
RispondiEliminaA volte è molto doloroso ...
MESSAGGIO DI SERVIZIO: quando entro nel tuo blog, mi si impacca il computer, non so se succede ad altri, o solo a me (per questo non vedi commenti miei, non per altro).
@Kylie
Se faranno un film, un giorno, dovrò cambiare il finale ;)
Bau, bau.
@Irene Spagnolo
Anche i miei tuoi blog sono stati una bella scoperta, quindi benvenuta in palude. Allora per te, pizza senza capperi ;)
Io però le donne che ti fanno vedere dove il dente vuole non le sopporto, soprattutto se hanno suonato a casa mia per allontanarmi dalla cena, considerato quanta fame ho quando finalmente decido di pensare a mangiare, l'avrei picchiata io.
RispondiEliminaDetto questo, no voglio dire pure il pettegolezzo del cugino del marito della ex moglie, voglio dire, chi se ne frega.
Detto questo, io la giornata contro la violenza sulle donne la "festeggio" l'8 marzo, non sapevo ci fosse una giornata nazionale o internazionale!
uff volevo dire il dente duole..
RispondiEliminaNon so se il dente duole o vuole, era solo un racconto, nato da esperienze reali, in parte, e da fantasia, in altra parte. Ma alla fine è un racconto, quindi qualcosa di fantasia, quindi, quello che dicono i personaggi, l'ho deciso io. Tu che scrivi (meglio di me) mi capisci bene. Come si dice, il dente batte dove duole ;)
RispondiEliminaBello, sì!!! Mi ha fatto ridere quella paura fottuta in compagnia del cappero che va sù e giù, indeciso tra l'obbedienza e il suo contrario.
RispondiEliminaHo avuto paura anch'io, per tutti i personaggi coinvolti, beh... a parte il marito.
Sei bravo. Davvero. La pizza te la offro io per premiare la sensibilità. Ho dei capperi lampedusani che sono una favola. Baci
RispondiEliminaMa ALLI , è una storia vera?
RispondiEliminaPerchè come inizio di un nuovo romanzo giallo, con varie puntate suspence ..mi sembra l'ideale...
Ci hai mai fatto un pensiero su?
Certo che la pizza,i capperi, la birra bionda , la scamorza e la partita con il Chievo( come mi sento unita a te strenuamente io che che seguo il Genoa...)
Si, avrei rinunciato , avrei detto no...sicuramente!
Infatti era un complimento, perché mi ha infastidito come se ci fossi stata io al posto del protagonista. No, voglio dire, pure il pettegolezzo! Bravo :)
RispondiEliminaGrande, Ally!!!
RispondiElimina@Bibliomatilda
RispondiEliminaBe', credo che il marito valga meno del cappero ;) ... grazie e benvenuta in palude.
@Eva
Grazie, mi fa piacere tu abbia apprezzato ... e pure per la pizza e i chiapperi lampedusani... lampedusani, bello questo termine, sembra da Star Trek ;)
Bacio.
@Nella
Comincerò a scrivere romanzi a 50 anni (me ne mancano ...), come il mio mito Bukowski; fino ad allora sperimento. Storia vera? Tutto è vero e tutto è falso allo stesso tempo, in quello che scrivo. Sono tifoso del Chievo, ma solo del Chievo (il resto del calcio lo ignoro). Ho simpatia per il tuo Genoa, domenica prossima giocheremo uno contro l'altro, per una sfida difficilissima ...
@Elle
Grazie, mi piace un sacco questo tuo immedesimarti. Bacio!
@Adri
Come un chiappero ;)
Bello il racconto: riesci a creare una bella atmosfera coinvolgente e molto realistica. Bravo!
RispondiEliminaGrazie, fa piacere, in realtà è un racconto scritto anni fa (credo 14), e messo a nuovo con alcune piccole modifiche (nel corso degli anni è stato scritto e riscritto mille volte, e, devo dire, rileggendolo, cambierei ancora alcune cose).
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