Ancora una volta su questi schermi Herself, one man band dentro la quale canta e suona Gioele Valenti, in collegamento questa sera da Palermo tramite un ponte di emozioni costruite dalle sue canzoni. È questo il mio ponte del 1 maggio, e sono felice sia così. In primis, perché questo magico dischetto senza titolo con una copertina così curiosa, mi sta facendo ottima compagnia: folk-rock intimista, che segna la timida primavera 2012, almeno qui in palude. Poi, perché Herself è uscito con DeAmbula records, giovane label abruzzese sempre attenta alle cose belle e mi sembra perfetto questo loro incontro.
Herself, con la sua voce sottile, la voglia di fare tutto (o quasi) da solo in casa, le sue esperienze su molti palchi importanti, è arrivato al quarto disco ufficiale. Un concept, dice la nota stampa, “sul cambiamento e i processi alchemici sottesi” (approfondiremo), artigianalmente costruito con il fattivo contributo di nomi cult dell’underground italico e non: Amaury Cambuzat (Ulan Bator), che oltre ad aver suonato in alcuni brani, ha curato il mastering del disco, e Marco Campitelli (The Marigold), intervenuto su un paio di pezzi, oltre all’amico Aldo Ammirata, basso, cello e samples per tutto cd …che è già partito. Pronti?
Ciao, eccomi!
RispondiEliminaCiao Gioele, benvenuto nella palude ...
RispondiEliminaGrazie mille
RispondiEliminaA te di essere ritornato in palude ...
RispondiEliminaTi ricordi come funziona? ;)
RispondiEliminaE' sempre un piacere stare in palude
RispondiEliminaVagamente:)... si, credo di si
RispondiEliminaSì, dai primi scambi mi sembra sia perfetto il tuo ricordo ...
RispondiEliminaBene, direi che se sei prontoi vado con le domande ...
RispondiEliminaCerto, vai pure
RispondiEliminaCome è nato questo tuo nuovo cd? …
RispondiEliminaNel segno della ‘mia’ tradizione, direi. In uno di quei rari periodi in cui sento di voler dire qualcosa. Ha avuto una gestazione piuttosto ampia, poiché è stato in parte registrato a casa – spirito lo-fi ravvisabile sul versante acustico del disco -, e in parte in studio, con l’ausilio di altri musicisti - come hai ricordato all'inizio dell'intervista - come Aldo Ammirata, Piero Vizzini, Toti Valente, Marco Campitelli (Mr. DeAmbula), e la partecipazione di Amaury Cambuzat degli Ulan Bator, che oltre ad aver suonato su qualche brano, ha pure curato il mastering del lavoro. Inutile dire quanto la cosa mi abbia reso orgoglioso. Herself è spesso una famiglia allargata e si nutre delle persone che a vario titolo generosamente vi partecipano.
RispondiEliminaGran bella famiglia... diciamolo pure.
RispondiEliminaPerché non ha un titolo?
RispondiEliminaBè, sono amici oltre che bravi musicisti... anche se per me, il lato umano straborda sempre su quello artistico.
RispondiEliminaCiao Goiele, sono Andrea Consonni ed ero stato avvisato dall'Alligatore che ti avrebbe intervistato stasera e m'intrufolo velocemente che poi scappo e leggo l'intervista domani. Mi limito a dire che l'ultimo disco è davvero molto molto bello e spero di vederti dal vivo quassù nel freddo settentrione.
RispondiEliminaciao.
RispondiEliminaCredo che nella maggior parte dei casi, sia l’opera stessa a reclamarne uno. Per i miei dischi non è mai successo che avessi un titolo precostituito a cui piegare l’opera. Succede che “rileggi” quello che hai fatto, e allora dal milieu ne salta fuori un concetto, una sorta di manifesto unitario che possa essere vagamente rappresentativo della cosa, e così viene formalizzato un titolo. Ma non è una costante. Infatti, quest’ultimo lavoro non me lo chiedeva. Forse, inconsciamente è possibile che l’assenza di titolo simbolizzi una sorta di cesura con ciò che è stato fatto prima, un capovolgimento delle premesse, per una rinascita. Ma davvero, non ne sarei del tutto sicuro.
RispondiEliminaCiao Andrea ... non posso dere "che sorpresa ..." ma fa piacere averti, almeno per un attimo.
RispondiEliminaCiao Andrea, grazie mille per la tua presenza
RispondiEliminaSvelo che ho "scoperto" Herself sul blog di Andrea, anni fa ...
RispondiEliminaAnd, con il quale ci sono spesso sintonie musicali e non ...
RispondiEliminaLui è stato sempre un sostenitore del progetto
RispondiEliminaGià ...
RispondiEliminaAllora dicevi che potrebbe essere un nuovo inizio questo cd ...
RispondiEliminaAlllora dimmi come è stata la sua genesi, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?
RispondiEliminaIn una qualche misura, si - sono passati 3 anni e più dall'ultimo "Homework"
RispondiEliminaCome ti dicevo, è una specie di ibrido lo fi casalingo, e si sente nelle parti più sporche e “macchiate” d’ambiente, con punte però di hi fi da studio, suono meglio prodotto e di qualità tecnica certamente superiore… ma a me lo ‘sporco’ è sempre piaciuto, sono sempre stato più per i contenuti che non per la forma tout court… chiaramente, poi forma e sostanza rappresentano un tutto organico – e l’estetica finisce per rappresentare l’alta versione di un’istanza interiore, profonda quanto meglio i codici espressivi vengono padroneggiati.
RispondiEliminaCerto, almeno questo dovrebbe essere sempre ...
RispondiEliminaNon saprei... Forse qualcuna delle giornate in studio di registrazione… così inusuale per Herself, che si è sempre alimentato di quattro piste casalinghi e microfoni poco pregiati… Abbiamo passato giorni in una campagna del siracusano, nel mezzo di un limoneto, con Toti Valente dietro la consolle, che è stato anche ospite cordiale oltre che paziente tecnico di studio (io posso diventare maniacale in fase post-produttiva). Ne ho un buon ricordo, certamente.
RispondiEliminaBella questa immagine a suonare in un studio in mezzo alla campagna con dei limoneti ...
RispondiEliminaSi, è molto isolana... L'immagine retorica non è voluta, cmq:)
RispondiEliminaei, sei annegato in palude? eheheh:)
RispondiEliminaDimmi la verità... sei rimasto traumatizzato dalla poesia dei limoneti, eh?
RispondiEliminaMioddio, sto per avere uno dei miei attacchi di panico! C'ho l'horror vacuiiii!
RispondiEliminaRieccomi ...
RispondiEliminaConnessione maledetta, sono ritornato, scusami ...
RispondiEliminaAh, ah, ah be' dai te la sei cavata bene anche da solo ...
RispondiEliminaNon ci crederai, ma è caduta pure a me!
RispondiEliminaAh, ah, ah ... misteriose vie ci uniscono e ci ostacolano questa sera ...
RispondiEliminaEh...
RispondiEliminaContinuando, prima che salti ancora ...
RispondiEliminaSe fosse un concept-album su cosa sarebbe?
RispondiEliminaTrasformazione, indubbiamente. In tutte le sue possibili interpretazioni, da quella basilarmente personale, fatta di ricerca spirituale, come di centimetri di pelle invecchiata, di malattie superate e di amici e parenti persi, ai grandi movimenti superindividuali, culturali e sociali in senso ampio: viviamo un momento di crisi cosmica, per come la vedo io. La storia è sempre sul punto di morire, e sempre rinasce. Ma quella che stiamo vivendo è una fase di transizione epocale, per molti versi tragica, tra decadenza e (anche se poco visibile) una certa quota di trascendenza. Ognuno è un particolare vettore di storia, cambiamo le cose essendone trasformati nostro malgrado, è l’aspetto che mi interessa al momento. Il potere di cambiare le cose, ha attinenza con la magia del fare ed è alla base di ogni cognizione spirituale, nonchè bellicosa, a pensarci… La creazione ha sempre il rovescio della medaglia, la faccia tetra e violenta.
RispondiEliminaBe', come non riflettere su questo? ...
RispondiEliminaGuarda, c'è in giro gente che riesce a non riflettere su nulla.
RispondiElimina;)))) e altri troppo! ...
RispondiEliminaC’è qualche pezzo che preferisci? Qualche pezzo del quale vai più fero di tutto il cd?
RispondiEliminaI miei dischi sono sempre imperfetti. Lascio sempre ampio margine al fatalismo. C’è qualcosa registrata meglio, qualcosa peggio, qualcosa l’avrei fatta suonare in modo diverso, una batteria un po’ troppo fuori, una chitarra l’avrei voluta meno esposta… e molto rumore ambientale che alla fine lascio sempre lì dov’è. Quando non hai molti mezzi a disposizione, soprattutto economici, finisci sempre per far di necessità, virtù. E questa modalità, fatalmente diventa cifra stilistica. E’ chiaro che se lo fai sfruttando un clichè, allora sfocia in trend, solo moda. Ma se lo fai per necessità, può diventare un codice etico, quindi estetico. Quello che conta è arrivare a segno, non i mezzi utilizzati, è la vita che lo insegna. Sai quanto costa registrare in studio?... C’è gente che si chiude in studio per mesi!... Ma dove li prendono i soldi? Abbiamo dovuto registrare in due giorni, e qualche altro giorno l’ho speso per la post-produzione, che è la mia passione. Finiti i soldi, a casa. Ma solo perché avevo vinto un contest, e in palio c’era del denaro da spendere in studio. Se no, davvero lo studio non me lo sarei potuto permettere. D’altronde non tutti gli artisti sono ricchi di famiglia. E in Italia, pare che solo gli artisti ricchi possano continuare a “fare gli artisti”. E se ci pensi, l’artista socialmente ‘molto’ supportato, quindi accettato, è quello che incarna, più o meno surrettiziamente, gli ideali della classe di cui è esponente. E’ sempre la stessa storia.
RispondiEliminaNon ce'è alcun dubbio ...
RispondiEliminaLa classe alta, in particolari momenti sopratutto, è classista al massimo ...e questo è uno di quelli.
RispondiEliminaMa sai, in un certo senso ognuno è un particolare tipo di classista... l'importante è esserne consapevoli.
RispondiEliminaCerto, e la consapevolezza di classe oggi manca, altro grosso problema ...
RispondiEliminaAnzi, coscienza di classe ;)
RispondiEliminaCredo di si
RispondiEliminaDico io dei pezzi, che mi piacciono, dentro un disco tutto molto buono, sento poco i difetti io ;) ... sono "Here We Are", perfetta alternative-song, ricca di patos ...e "Tempus Fught", perfetta hersef-song, sì la sento molto tua.
RispondiEliminaEh, quella è la canzone dedicata al mio amore... per forza, qualcosa deve sentirsi.
RispondiEliminaCon tutta la distanza critica, in quella canzone c'è una bella forza, credo...
RispondiEliminaAh, sì ...
RispondiEliminaAltro pezzo magico è la dondolante e lo-fi "Sugar Free Punk Rock" ...pezzo senza tempo.
RispondiEliminaSi, credo anch'io rientri a pieno nel mio stile. Grazie di averla citata...
RispondiEliminaEh, lì c'è anche un po' dello spirito di Cambuzat...:)
RispondiEliminaLe controvoci sul finale sono di Amaury, su Sugar Free Punk Rock...
RispondiElimina...è il nuovo Herself, quello in trasformazione.
RispondiEliminaCerto, anche, mi muovo col tutto
RispondiEliminaA produrre il cd c’è DeAmbula Records, label per la prima volta con te. Come vi siete incontrati e cosa vi siete detti? Contento della scelta?
RispondiEliminaSi, molto. Marco Campitelli (titolare DeAmbula) da molto tempo segue Herself, e ha sempre avuto parole di stima per il mio lavoro. Da parte mia, ho sempre apprezzato le produzioni DeAmbula, i bravi artisti che ha in roster, dagli Ulan Bator ai Pineda passando per i Pitch, e quindi mi è sembrato naturale proporgli il disco. Io venivo dai buoni episodi con Jestrai, l’etichetta dei Verdena, ma ho sentito di voler allargare le esperienze. Oltretutto, le finalità e la filosofia sottese a DeAmbula sono assolutamente anche alla base della mia parabola artistica, visto che io vengo da quello che una volta si chiamava - non senza una punta d’orgoglio – underground. O l’Art pour l’Art!
RispondiEliminaCerto, c'era anche una coscienza dell'essere underground, che però, dai, non si è persa, almeno quella no ...
RispondiEliminaEh, guarda, non saprei... il discorso sarebbe mooooolto articolato, you know what I mean;)
RispondiElimina;)))))))))))))))))
RispondiEliminaToglieteci tutto, ma non questo ...
Copertina molto ricca di immagini, colori, personaggi …chi sono? Di chi è opera? È nata prima la copertina o prima il cd?
RispondiEliminaMa dai, in fondo, ognuno ha il diritto di rappresentarsi il mondo come meglio crede:)))
RispondiEliminaSì, sperando che sia sempre possibile farlo ...
RispondiEliminaCopertina molto ricca di immagini, colori, personaggi …chi sono? Di chi è opera? È nata prima la copertina o prima il cd?
RispondiEliminaLa copertina è del bravo Mirko di Francescantonio aka Kain Malcovich, artista attivo in casa DeAmbula. Simboleggia appunto la trasformazione. Tutte quelle figurine che incarnano i vari stadi della vita, dalla giovinezza alla vecchiaia, alla morte - grande tabù -, e poi una serie di formule di processi alchemici… gli scambi alla base di ogni trasformazione, chimica e spirituale. La copertina è nata da un’idea di Mirko, io ho solo suggerito l’alchimia, che è un po’ una mia fissa. Direi che la cover sembra una sorta di memento mori. I moniti servono. Solo se ci si misura con la propria finitezza, si può vivere una vita degna, credo. E fare una quantità di cazzate in meno.
RispondiEliminaBe' è stupenda, pensavo fosse qualcosa che c'era già prima, invece è nata per il cd ...
RispondiEliminaSi, Mirko ha ascoltato, ed ha avuto questa visione...
RispondiEliminaPerfetta etica/estetica ...
RispondiEliminaCome e dove hai presentato e presenterai il cd?
RispondiEliminaBè, ti dico solo che quando è uscito il disco io entravo in ospedale per una terribile labirintite, che ancora stenta a guarire. Il 2012 dei Maya per me arriva in anticipo, e galoppando sulle ruote di una barella (ahahaha!)... Due interviste le ho fatte tra le ambulanze. Questa cosa mi ha molto frenato e (anche) un po’ depresso. Quindi appena si potrà, vedremo di portare il disco dovunque vogliano sentirci. D’altronde non abbiamo impegni contrattuali o osservanze da onorare, se non i nostri stessi principi estetici.
RispondiEliminaEravamo stati invitati al Mi Ami, per il 15 di Giugno… ma poi qualcosa è andato storto…:)...
Lo sapevo di questo tuo contrattempo, ... ma hai trovato modo di tornare in palude e da qui riprendere la corsa.
RispondiEliminaE allora per finire, una domande che non ti ho fatto, una risposta e poi tutti a nanna, anche se è presto e domani non si lavora ;)))))
RispondiEliminaBè, magari una camminatina veloce, eh?... sarebbe già tanto:)
RispondiEliminaAh, ah, ah ...sì, perchè qui in palude si rischia ...
RispondiEliminaDimmi qualcosa che non abbiamo detto, un appello, un saluto, spazio libero ...
RispondiEliminaBè, su due piedi, la butterei giù così...
RispondiEliminaPerché in Italia tutto, ma proprio tutto, ha la tendenza a finire in vacca?
E risponderei:
Perché l’Italia veniva da una solida tradizione contadina e rurale, e la Vacca, intesa come simbolo della Madre Terra della tradizione mediterranea e vicino-orientale, è la cagione di tutto. Ovvero, l’Italia avrebbe dovuto mantenere fede alle promesse della terra, e invece un manipolo di rozzi italiani con la manìa dei soldi si son venduti non solo il territorio, ma anche la cultura, e con essa la nazione intera. Siamo tutti dei deportati, in suolo natìo. Dovremmo tutti vergognarci per averglielo lasciato fare.
Be', che posso aggiungere dopo questo ... questo sì che è un appello con i controfiocchi ;)
RispondiEliminaSottoscrivo e ti ringrazio Gioele.
Grazie sempre per l'ospitalità. Saluti a tutti gli amici impaludati!
RispondiEliminag
Grazie a te, e, come diceva And, sali al norte nebbioso e piovoso, per suonarcele e cantarcele ...
RispondiEliminaEh, volentieri, a presto spero!
RispondiEliminaE allora, buonanotte e buonafortuna a Herself.
RispondiEliminaGrazie e good luck!
RispondiEliminaBuonanotte
Devo dire che la copertina è davvero chic! ;-) baci
RispondiElimina... sì, mi piace molto, ed è stata fatta appositamente per il cd, che ben rappresenta. Bacio del 1 maggio a te ...
RispondiEliminanella mia profanità lo trovo gradevole e la copertina (anche gli altri disegni all'interni) molto teneri con un ché di antico
RispondiEliminaBuon Primo maggio a te! :)
(p.s. la palude
alfine ho capito il significato del tuoi nick.. :) dai in qualche modo se ne uscirà!)
Cara Giovanotta, grazie degli auguri, che ricambio anche qua ...che dire? ... il mio nick l'ho preso dai romanzi del grande Carlotto, la palude è metafora di tante cose ... ma sì, ne usciremo, andando veramente a sinistra.
RispondiEliminaBella intervista, è sempre interessante passare nella tua palude che pullula. Miaooùùù
RispondiEliminaGrazie per la tua attenzione, miaooo!
RispondiElimina