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giovedì 10 marzo 2011

Forum scrittori d’acqua dolce

Questa sera sul blog dell’Alligatore niente musicanti, ma scriba. Tre scrittori accomunati da essere amici dell’Alligatore e vivere e/o essere nati nelle vicinanze di un lago, come il sottoscritto. Con loro cercheremo di capire quanto l’ambiente influisca sulla scrittura, sulle idee e sull’umore. Il lago rende malinconici? Romantici? Dolci? Effimeri? C’è un mostro dentro come a Loch Ness? È un luogo come un altro al quale sono indifferenti? In effetti i tre, (Andrea Consonni, Roberto Bonfanti e Nicola Pezzoli), sono autori differenti, come stile, tematiche, modo di proporsi, pensieri e azioni. Almeno a prima vista …


Consonni (qui il suo blog and) collabora anche con il portale Lankelot, è autore di un romanzo molto forte, Wrong, uscito qualche anno fa presso Edizioni Il Foglio (niente a che spartire con Ferrara). Un monologo interiore dinamico e acido sulla crisi morale del nostro paese a partire dalla Brianza e le sue fabbrichette. Se fosse un disco sarebbe punk-rock per come vomita bene sulla nostra società. Tra Boris Vian e Kurt Cobain.

Bonfanti (questo il suo sito Rob), è autore più classico. Nei suoi tre romanzi (Tutto passa invano, Uniservice 2007, L’uomo a pedali, 2009, In fondo ai suoi occhi, 2010, entrambi Falzea editore), c’è insoddisfazione e una recitazione “a togliere”. Pop-rock? New wave? Mi ricorda Dante Arfelli, ma se volete un riferimento più vicino dico un Troisi spostato al nord ai giorni nostri. Ama fare reading-concerto, anche con amici musicisti (non per nulla è stato titolare di una label musicale indipendente).

Pezzoli (qui il suo blog Zio Scriba) è divertente e senza peli sulla lingua. Cantautorato rock, tra denuncia e autobiografia. Il suo Tutta colpa di Tondelli è un romanzo pubblicato da Kaos edizioni, editrice specializzata in libri sui casi più scottanti della nostra povera patria, e questa la dice lunga. Il sottotitolo, Viaggio tragicomico di un autore inedito nel mondo editoriale, dice ancora di più. Pezzoli racconta con ironia e senza nascondere nulla la sua esperienza nel mondo editoriale di casa nostra, molto meno dorato di quel che si pensa. Autore prolifico di romanzi e racconti inediti pubblicati spesso e volentieri sul suo blog con un seguito sempre più crescente. Bukowskiano dichiarato.

Citati così, in rigoroso ordina alfabetico di nickname, come cercheremo di mandare avanti questo forum non appena avranno parcheggiato le loro barchette nella mia palude. Gettate gli ormeggi…

264 commenti:

  1. Complimenti per l'idea! Esaltante come un concertone a più voci! Posso applaudire ogni tanto? :)

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  2. Allora, ora vado con la prima domanda.

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  3. Come vi sentite ad essere definiti scrittori d’acqua dolce?

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  4. Come definizione geografica mi sembra simpatica. In qualche modo, mi fa tornare in mente anche la compilation che fece qualche anno fa la Ghost Records (“"13 song from the lakes county") con una serie di gruppi di Varese...
    Anche se personalmente, giusto per fare subito il bastian contrario, pur vivendo a quindici chilometri dal lago, non mi sento molto acquatico. E forse nemmeno troppo dolce (direi più agrodolce)... Credo di essere un animale terrestre. Però, dai, è una definizione simpatica. Mi piace.

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  5. Per me è un grande complimento, perchè senza lago non sarei nessuno.

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  6. Semplicemente grande Alli! Mi intriga un casino sapere che cosa ne verrà fuori! E poi a me i laghi piacciono molto! :-)

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  7. Anche se l’autostrada per arrivare dalle mie parti si chiama Milano-Laghi, in realtà è la prima volta che mi sento definire così, ma devo dire che mi piace molto: “Dolce” è il mio aggettivo preferito, e ovviamente amo molto la forza evocativa e vitale della parola “Acqua”, che mi fa pensare al segno zodiacale dell’Acquario. (Quando poi penso che certi maiali vorrebbero privatizzarla…) E poi mi viene in mente il primo carinissimo film di Antonio Albanese… Quindi ok, vada per l’acqua dolce!

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  8. Anche a me intriga molto, vediamo come va ... Rob ha problemi con lo spam, nel senso che i suoi commenti mi vanno nello spam. Sto cercando di ovviare in qualche modo al problema. Scusate ... intanto vado con la prossima domanda.

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  9. uhm... oddio... ecco... la tecnologia mi odia. eh eh eh

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  10. Rob, intanto butto io lo spam nel blog...

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  11. Più o meno vicini ad un lago, come entra nel vostro scrivere la vicinanza del lago?

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  12. Ciao a tutti, scrittori e musicanti. Passavo per un saluto, ho l'invito di And: sono anch'io lacustre.

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  13. Certo Mauve ... infatti tra qualche settimana anche voi nel blog ;)

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  14. Il lago in sé nei miei lavori è sempre entrato molto poco e sempre di riflesso. Ciò che ha condizionato in modo decisivo tutti i miei scritti è però l'ambiente della provincia che lo circonda, con i suoi vuoti e le sue contraddizioni (“la grazia o il tedio a morte”, diceva Guccini). D'altra parte l'ambiente in cui nasci e cresci non può non influenzarti.

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  15. arrivata senza invito, vi saluto e sto a guardare :)

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  16. Prima di tutto dovrei dire che sono affascinato dal lago perchè lo vedo come un amante-amico-nemico, capace di amarci, ascoltarti ma anche di inghiottirti. Detto questo ancora oggi le sue rive sono uno dei miei luoghi prediletti per scrivere o quantomeno per riflettere, per leggere...ma anche per rivedere amici e conoscenti.

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  17. bello! quanti ospiti. Un saluto ai nuovi arrivati.
    (Alli, ho provato a cambiare browser... vedi se così va meglio per quel discorso dello spam)

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  18. Vi entra più che altro come momento di solitudine e ispirazione. Attorno a un lago faccio, da alcuni anni, lunghe passeggiate. Ho sempre in tasca un taccuino e qualcosa per scriverci. Spesso mi vengono delle buone idee, che possono essere spunti del tutto nuovi o una semplice parola da inserire in un dialogo già esistente. E quando mi accingo a tornare a casa penso: ecco, se non fossi venuto al lago questa lampadina non si sarebbe accesa. Ma anche se, come capita il più delle volte, me ne ritorno col taccuino vuoto (non è che ci vada PER avere idee, le idee non vengono mai a comando!), chi mi dice che quella camminata non abbia fertilizzato la mente per spunti futuri, magari in incubazione a mia insaputa?

    p.s. ciao petrolio, ciao nico, ciao mauve, ciao paté :D

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  19. Rob ora anche la tenolgia ti ama, i tuoi commenti non vanno più nello spam, restano ;)

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  20. Insomma, per uscire dallo spam sono dovuto passare a Explorer... ha vinto ancora Bill! ufff... ehehehe

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  21. La prima stesura nasce sempre di getto, in modo assolutamente istintivo, per l'urgenza di “buttare fuori” qualcosa che sento nell'anima. Poi chiaramente, a questa prima fase, seguono tutta una serie di rielaborazioni: una serie di nottate insonni passate a rileggermi cercando di capire anche ciò che il mio inconscio ha voluto suggerirmi per poter poi definire meglio ogni singolo concetto e ogni singola sensazione. Credo che quest'ultima parte sia anche la più divertente, almeno per me...

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  22. Direi quasi per caso. Una frase, un film, un evento, una persona, una canzone. Soprattutto un frammento di tutte queste cose. 30 secondi ben definiti di una canzone, due righe di un libro, una foto, un incontro per strada, un lutto, una delusione

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  23. Sarebbe come chiedermi come nasce il mio respiro. Fa parte dei flussi principali e inarrestabili della mia vita, ma la cosa esaltante è che, contrariamente al respirare, lo scrivere avviene ogni volta in modo diverso. Non posso e non voglio ridurlo a rituali o procedimenti. So solo che non potrei mai smettere. Quando smetterò di scrivere, sarò un morticiattolo pronto per la cremazione.

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  24. Come sono nati i vostri libri? .. quelli editi, e se volete, anche quelli inediti…

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  25. Qui la risposta sarebbe lunga... comunque il caso (ammesso che esista) ha sempre giocato un ruolo fondamentale. Provo a sintetizzare:
    “Tutto passa invano” è stato figlio dell'esigenza personale, in un momento di crisi e grandi cambiamenti, di fermare definitivamente nel tempo alcuni racconti scritti negli anni precedenti. Un gesto puramente simbolico per cercare di liberarmi del passato (o illudermi di farlo).
    “L'uomo a pedali” è frutto del desiderio di rimettere mano al caos di emozioni anarchiche che dominavano il libro precedente e provare a dargli una forma più compiuta e matura trasformandole in un vero romanzo, forse per provare a incanalarle in qualcosa di costruttivo o semplicemente per guardarle negli occhi senza paura.
    “In fondo ai suoi occhi” nasce semplicemente dall'essermi ritrovato fra le mani una storia -o, meglio, un personaggio- che ritenevo assolutamente necessario raccontare. Nasce dalla rabbia e dalla tenerezza che quella storia suscitava in me.
    La cosa curiosa è che, almeno a livello concettuale e emotivo, gli ultimi due libri sono nati praticamente nello stesso periodo.
    Non ho sintetizzato molto, a conti fatti...

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  26. Tutti e due quelli che ho pubblicato ma anche gli scritti che spero escano nei prossimi mesi sono tutti nati dopo situazioni particolari, molto private, e preferirei non parlarne.

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  27. Per non fare una noiosa enciclopedia parlo solo di quello pubblicato, Tutta colpa di Tondelli: il primo capitolo (“Io questa storia non dovrei saperla raccontare” ecc) mi venne in mente sotto la doccia. Esperienza al tempo stesso esaltante e stressante, per la tortura mnemonica di non poter prendere subito appunti. (Forse dipendeva dalla doccia anche il titolo provvisorio: Shampoo al cervello… :D). Andai poi a mettermi davanti alla tastiera in accappatoio e con la testa sgocciolante, e buttai giù di getto i primi 4-5 capitoli… Ma, a fronte di tanta sveltezza, il romanzo era destinato a rimanere nel cassetto per anni, prima dell’Illuminazione-Kaos.

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  28. @Rob sintetizza quello che credi, qui puoi fare come credi ...
    @And rivelaci ciò che vuoi/puoi ...
    @Nic L'ordine nel Kaos ...

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  29. Dove trovate l’ispirazione? …A proposito di scrittura e ispirazione, cito sempre Eddie Vedder con i musicisti che intervisto; una frase buona anche per scrittori: le idee migliori vengono nei momenti più inopportuni, quando non hai la possibilità di buttarle giù. Poi le dimentichi, e ti rimane il vago ricordo di una cosa grandissima....che rabbia.

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  30. Mai capitato? Girate con un quadernetto o un registratore?

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  31. Fra le varie cose: aver mollato l'università dopo 6 mesi nel 1999 e essere rimasto senza lavoro poi.

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  32. In un certo senso Eddie Vedder ha ragione. Però penso che le idee davvero valide -quelle che davvero ti graffiano l'anima- siano destinate prima o poi a ritornare a galla. Ciò che dimentichi evidentemente non ti ha segnato abbastanza per cui forse non meritava nemmeno di essere ricordato.
    Più in generale, l'ispirazione viene sempre dalle sensazioni che mi suscita la vita di tutti i giorni. Credo che non sarei mai in grado di raccontare seriamente una storia senza sentirla profondamente a livello emotivo

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  33. Tutto mi ispira. Cerco di avere qualcosa il più possibile a portata di mano per scriverci sopra. Tengo un blocco o un taccuino persino sotto il letto. Se invece della doccia faccio il bagno, lascio un minibloc e una matita sopra il calorifero. Nella vasca non potrei usarlo perché con le mani bagnate sarebbe un casino, ma appena uscito voglio poter travasare subito le idee, senza dover aspettare di asciugare i capelli e rivestirmi…
    Comunque mai dimenticato un’idea, anche quando da dispettose farabutte mi tengono agguati in luoghi e tempi impensati in cui non ho possibilità di prendere appunti: allora mi produco in esercizi mnemonici spossanti, continuo a ripetermi e ripetermi e ripetermi le frasi, e più queste diventano numerose, o ricche di subordinate, più rischio di diventare matto, specie se nel frattempo devo prestare attenzione ad altre persone o cose.
    Forse verrà anche per me il momento della pagina bianca, ma per ora sono sempre stato un vulcano, e a volte penso che il famigerato “blocco dello scrittore” sia o una posa o un segnale di mancanza di talento e vocazione. La cosa più lusinghiera, ma al tempo stesso paradossalmente vera, su di me l’ha scritta Felix Romeo parlando del mio romanzo su un giornale di Madrid: “è nato nel 1967, e praticamente non ha mai smesso di scrivere DA ALLORA”.

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  34. - La risposta era legata a quella di prima.

    - Difficile dire, forse potrei rifarmi alla terza domanda ma potrei dire mentre cammino da solo, che è una cosa che adoro particolarmente fare. Camminare, in silenzio. Sono tantissime le volte che mi è capitato di perdere un’idea e di non ritrovarla mai più. Ho preso l’abitudine di girare con un quadernetto ma devo dire che molto spesso i contesti in cui mi ritrovo non mi permettono di scrivere e ci metto giorni a sbollire la rabbia.

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  35. ohhhhh! Ma sono tre esemplari di una stessa specie! è meraviglioso. Pesco! :))))

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  36. Una volta scritto un libro, bisogna trovare l’editore. L’autoproduzione non è molto diffusa in letteratura, a differenza di altri campi, musica, ad esempio. Voi come avete trovato i vostri? Cosa consigliare ad un giovane scrittore alla ricerca d’editore?

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  37. Personalmente mi sento un privilegiato: l'incontro col mio editore è stato assolutamente fortuito ed è stato lui il primo a spingermi a lavorare seriamente sulla scrittura. Per cui non ho mai vissuto la dura lotta della ricerca di un editore.
    A un giovane scrittore consiglierei di pensare prima di tutto a scrivere e di non farsi prendere dall'ansia di pubblicare (troppi pensano solo a “scrivere un libro”. Per me è importante “raccontare una storia”. Farla diventare un libro è solo il passo successivo). In secondo luogo gli consiglierei di fregarsene di tutto, di andare avanti per la propria strada.
    Oggi le strade per pubblicare qualcosa sono miriadi e l'autoproduzione non è assolutamente un'opzione da scartare a priori.
    Oltretutto non sono così d'accordo sul fatto che l'autoproduzione non sia diffusa nella letteratura. Diciamo che, anche per motivi burocratici, è solo più mascherata.

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  38. Ancora adesso non ci credo, perché è successo tutto come nel più dolce e disperato e impossibile dei miei sogni: ho spedito quello che si dice un “messaggio nella bottiglia”, cioè il mio dattiloscritto all’ennesima casa editrice in cui non conoscevo NESSUNO, e senza neppure una lettera di presentazione, ma scarabocchiando qualcosa a mano nello spazio bianco sotto il titolo… e mi hanno telefonato Il GIORNO DOPO! Quando è destino, persino le poste fanno miracoli!
    Inutile dire che, in un merdoso paesucolo sottosviluppato, mafioso e feudale in cui tutto succede per raccomandazioni, corruzioni e conoscenze e pompini, farcela così, con le mie sole forze, a 41 anni, quando ormai non ci speravo più, è stata una soddisfazione ENORME.

    Ai giovani posso dire cosa NON fare: non pubblicate a pagamento. Non abbiate fretta di bruciarvi con gli imbroglioncelli legalizzati: è come andare da soli in tipografia, ma costa molto di più. Come si riconosce un vero editore, anche se magari piccolissimo? Un vero editore i soldi li dà lui a voi, com’è giusto che sia per l’opera del Vostro ingegno. Magari stramaledettamente pochi e non subito, ma li dà lui a voi! Questo dev’essere chiaro. Se vi chiede soldi, o più furbescamente vi chiede di acquistare delle copie, fategli una bella pernacchia. Tanto con uno così andreste solo allo sbaraglio: il più delle volte non vi assistono con l’editing, o lo fanno fare a dei cani di merda, e di solito distribuiscono il libro poco e male, o niente del tutto!

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  39. La Besa Editrice, che mi ha pubblicato il primo romanzo, l’ho conosciuta per caso e mi sono fidato forse troppo di loro e sinceramente ho ancora le palle girate, il Foglio invece mi è stato consigliato dall’amica Lisa Massei ed è stata una bella esperienza davvero, soprattutto per tutto quello che è venuto dopo. Potrei dire (e lo dico anche a me stesso): prima di tutto scrivete al meglio delle vostre possibilità, siate sinceri con voi stessi, non leccate il culo, sappiate aspettare e poi, da un punto di vista più pratico, studiatevi il catalogo di una casa editrice per capire se fa per voi e poi in bocca al lupo. Perché è un ambiente così difficile che non c’è una vera e propria strada uguale per tutti. Io continuo a non apprezzare particolarmente questo tipo di mondo.

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  40. Perfetto, molto chiari sul non farsi illusioni ... che poi sono pericolose.

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  41. Una volta trovato l’editore, bisogna distribuirlo e in qualche modo pubblicizzarlo. Come avete fatto? Come fate? Readings, web, altro …

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  42. Questa è la domanda più ostica di tutte quelle fino ad ora. Io sono abbastanza restio a pubblicizzare, a fare reading, presentazioni. Questione caratteriale ma anche perché non credo che sia necessario che uno scrittore vada in pubblico a dire questo o quest’altro. C’è già la sua opera a parlare per lui. Certo, tra un’intervista scritta come questa e un reading o un’intervista dal vivo, preferisco di gran lunga un’intervista come questa.

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  43. Be’, se parliamo di editori veri, si dà per scontato che una perfetta distribuzione sia compito loro, ci mancherebbe altro. La promozione è già più un casino. Se non sei un paraculato-protetto-raccomandato, cocchino di qualche cosca, di quelle che ti procurano ospitate televisive e lenzuolate pubblicitarie sui giornali (e recensioni più o meno disoneste, tarocche e marchettare) devi darti da fare da solo. E qui è anche questione di indole. Io penso (ma in parte sbaglio, ed è il mio punto debole) che uno scrittore vero debba starsene a casa a scrivere, e sono grato al mio editore che non mi ha mai rotto le palle per impormi presentazioni, conferenze, congressi eccetera. Questo però mi ha molto limitato: avendo fatto una sola megapresentazione da tutto esaurito a Varese (della serie Paganini non ripete), e una sola intervista di alto livello (con Lanfranco Palazzolo su Radio Radicale) e se aggiungiamo a ciò il bavaglio che servi, camerieri e cagnolini della grande stampa nazionale hanno messo al mio scomodo libro che sbertucciava la LORO Gomorra Editoriale (prima recensione in Spagna, un record!), non posso poi sorprendermi se ancor oggi nuovi occasionali lettori mi scrivono o telefonano quasi indignati per dire che “è uno scandalo esser venuti a sapere solo per caso dell’esistenza di un romanzo simile”, un romanzo che in qualsiasi Paese Civile sarebbe stato un Caso Letterario da Classifica, perché da un lato è come il memoriale di un pentito pieno di nomi veri, ma dall’altro è un romanzo originale, ironico, divertentissimo, dal ritmo serrato, che si legge tutto d’un fiato, si divora in poche ore. (Probabilmente era una buona idea anche per un film, ma il nostro cinema superfluo e asfittico preferisce filmare i bestsellerucci scritti dai cani, per ragioni di convenienza commerciale).
    Qui a Mafiopoli-Lobotom Italy ho dovuto accontentarmi di andare vicino alle 2000 copie, quasi solo col passaparola, ma è stata anche colpa mia: fossi stato un tipo da Tour Battagliero, ogni giorno una presentazione, le cose sarebbero andate in modo diverso. Ma io sono, per l’appunto, un artista, non un venditore. E questo mondo è fatto per i venditori. Magari venditori di merda secca, ma venditori.
    Però adesso che ho acquisito dimestichezza col web, qualcosa di meglio nel campo autopromozione, per i prossimi libri, saprò studiarlo di certo.

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  44. Beh... in teoria, una volta trovato un editore, dovrebbe essere lui a occuparsi della promozione del libro, della distribuzione e di tutte queste cose. Anche se so che spesso non è così. Ma qui si entrerebbe in un discorso pressoché infinito (e ci si ricollegherebbe a quanto dicevano prima i miei colleghi sulle insidie degli editori poco seri).
    Parallelamente al lavoro che fa la casa editrice, a me è sempre piaciuto fare reading e propormi direttamente al pubblico, anche in contesti per nulla canonici. Da lì ho avuto enormi soddisfazioni, soprattutto sul piano umano. E' sempre interessante leggere in pubblico le proprie storie e vedere le reazioni dei presenti. Sono sempre delle occasioni di incontro molto belle.

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  45. Accidenti, sto proprio uscendo ora per andare a un reading letterario - avrei voluto rimanere ancora per stare ad ascoltarvi seduta qui sul prato, ma vorrà dire che se ci siete ancora quando torno mi faccio una nuotata al chiaro di luna e continuo ad ascoltarvi. Bellissima conversazione, davvero suggestiva! :-)

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  46. Ciao Minerva nel prato ... siamo sempre qui ;)

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  47. Più che reading, una serata di poesia e musica, quindi credo verrò da voi perdonata - non si tratta appunto di promozione di una qualche pubblicazione ;-)

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  48. Bene, qui c'è la prima grossa divergenza tra contrari al Reading (And e Zio Nic) e favorevoli (Rob), anche perchè, forse, Rob nasce nell'ambiente musicale ... dai Nic, questa è la seconda intervista di altro livello ;)

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  49. Bellissimo fare i concerti, per chi suona.

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  50. @Alligatore: quando sei a corto di domande ne ho una, te la suggerisco di nascosto?

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  51. In realtà ero anche io contrario ai reading, prima di iniziare a farne e scoprire quanto possono arricchirti sul piano umano.

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  52. è vero Ally: seconda intervista di ALTISSIMO livello!

    Ciao Minerva! Un bacio: lo lascio qui per te, per adesso o per quando tornerai a leggerci...

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  53. @Mauve falla pure, io vado a bere un bicchiere ;)

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  54. suspance per la domanda di Mauve...

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  55. Se Mauve non vuole fare la domanda, me la suggerisca per mail ...

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  56. Vado con il bicchiere di rosso ... voi non bevete nulla?

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  57. eccomi. Un paragone tra musicisti e scrittori. Se tra musicisti è la norma avere dei compagni e costituire un gruppo (almeno non nei pochi casi di cantautori o singoli), tra scrittori? Mi viene in mente il collettivo Wu Ming. Lo scrittore resta sempre legato all'impresa ed all'arte di un singolo. Che ne pensate?

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  58. I laghi mi spaventano. Troppo bagnati.

    Tallio

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  59. Ehh scrivo veloce, ho imparato per lavoro a digitare..ma non volevo far brutte figure con errori e sintassi orrenda...

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  60. Però mi piacciono gli animali di lago come consonni.

    Tallio

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  61. Ci sono alcuni esempi di scrittura collettiva (come appunto Wu Ming) ma credo che lo scrittore sia, per natura, più individualista e solitario.
    Personalmente ho alcuni amici scrittori con cui ho, in alcuni casi, anche un rapporto di scambio e confronto sia umano che artistico. Ma non credo che riuscirei mai a scrivere a 4 mani.

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  62. Non so suonare, ma nel caso credo che potrei essere soltanto un solista. Nella musica però il lavoro collettivo è naturale e indispensabile, mentre nella scrittura non mi piace proprio per niente.

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  63. Non so Mauve, le esperienze di scrittura collettiva non mi entusiasmano particolarmente, vedi tipo Wu Ming. per conto mio non riesco proprio ad immaginarmi di scrivere qualcosa con qualcun altro. credo che già dopo pochi minuti troverei insopportabile la situazione di vicinanza.

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  64. Ciao Tallio,
    un merlot ticinese per te che so che te la spassi.

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  65. Ciao Tallio ...un bicchiere di rosso per Rob, e la proposta di scrivere un libro a 8 mani ambientato in un lago ;)

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  66. Con Internet che rapporto da utenti?

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  67. dimenticavo la risposta sul bere: ho qui un bicchierino di Chartreuse, ma ripensandoci l'idea del vino rosso non è malaccio, sai?
    Mi hai fatto ricordare la frase d'apertura d'un reading dello zio Buk: "Un'altra birra e vi scopo tutti"... :-))))

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  68. Diciamo di amore-odio. Trovo che sia un mezzo potenzialmente splendido che offre grandissime opportunità, ma bisogna imparare ad usarlo con la giusta moderazione e intelligenza per sapersi districare nella marea infinita di superficialità, cazzeggio da bar, false notizie e presunti santoni.
    E' un mezzo molto potente che forse l'umanità deve ancora imparare a gestire. E il rischio che si trasformi in una grande opportunità mancata c'è tutto.

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  69. Mi sono accorto che finisco sempre per andare sulla solita quindicina di siti e nient’altro. Dopo un po’ internet mi annoia e preferisco di gran lunga leggere su carta anche se ammetto che internet ha allargato la possibilità di conoscere nuovi mondi, di leggere anche giornali che prima non avrei mai pensato di poter leggere. Sicuramente aiuta quelli come me che non hanno molti soldi a disposizione.

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  70. Piuttosto soddisfacente, e anche molto recente. Quando lo dico molti stentano a crederlo, ma in casa mia internet, la posta elettronica ecc. sono entrati solo nel 2008. Il computer l’avevo già da parecchi anni, ma lo usavo solo per la videoscrittura.

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  71. Un rosso per lo zio ... e a proposito di reading, chiedo a Rob che ne ha fatti diversi: cose come quelle raccontate da Bukowski ne succedono ai reading o è solo fantasia o succedevano solo negli anni '70 a Los Angeles?

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  72. Caspita Zio, non chiede e va subito al sodo 666)

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  73. Ne ho un'altra delle mie: tutti prima o poi provano a scrivere (confesso...), come tutti (o quasi) hanno provato da adolescenti a suonare. E' un po' inevitabile per chi ha qualche sensibilità artistica. Il peggio arriva dopo: quando un musicista affermato scrive, un attore fa altrettanto oppure prende gli scritti di altri e li spaccia come suoi. Come vivete questi "scrittori della domenica" che vendono un sacco solo per il fatto di essere famosi per altro?

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  74. ... è la società dello spot-accolo Mauve. Altro mondo...

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  75. Mi avvalgo della facoltà di non rispondere: direi davvero troppe parolacce e pure qualche mezza bestemmiola... :D

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  76. Ai reading può capitare di tutto. Come un po' in tutte le occasioni di incontro fra persone diverse.
    Magari non estreme come quelle du Bukowski... ma di incontri belli o pittoreschi ne capitano.
    Poi fai conto che io cerco di confrontarmi il più possibile con ambienti di ogni tipo... per cui credo di aver visto situazioni un po' di ogni genere. Ma ho sempre trovato un enorme rispetto verso chi sta sul palco. E quasi sempre una gran voglia di ascoltare e confrontarsi.

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  77. prima mi incazzavo adesso sinceramente non me ne frega proprio niente. potrei dirti che la cosa che più mi fa incazzare sono i giudizi benevoli su questi autori e sui loro libri. Nessuno si azzarda a dire qualcosa di diretto e di pesante. Faccio un esempio: se un esordiente avesse scritto l'ultimo romanzo che ha pubblicato Emidio Clementi dei Massimo Volume lo avrebbero probabilmente distrutto o quantomeno criticato in maniera decisa....per lui è successo il contrario....

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  78. … e da scrittori, il rapporto con la Rete delle Reti e le nuove tecnologie in genere?

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  79. Non saprei risponderti, Mauve.
    Personalmente non mi sento in competizione con nessuno: vado per la mia strada.
    Se un calciatore o un attore vuole scrivere un libro, liberissimo di farlo. Poi ognuno è libero di comprarlo o meno... o di leggerlo o meno.

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  80. Avete blog, siti, facebook …pubblicate online vostri scritti, che spesso leggo. Insomma, siete degli scrittori ai tempi di Internet. La vostra esperienza …

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  81. Ho un blog da parecchi anni che però utilizzo solo ormai per rilanciare iniziative, recensioni, uscite di dischi, film e libri. Pubblico recensioni su www.lankelot.eu e mi trovo davvero bene lì. Altre volte mi inquieta il fatto di interloquire con sconosciuti, che magari nemmeno hanno un profilo pubblico. E alcuni mesi fa ho avuto degli spiacevoli inconvenienti che mi hanno fatto diventare parecchio paranoico.

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  82. Oddio... si sono un po' intrecciate domande e risposte...

    Anche da scrittore, così come da utente, cerco di non abusarne. Ho un sito personale e una pagina Facebook che uso per tenere informate le persone che mi seguono. Poco altro. Però, anche usandolo con molta moderazione, resta senza dubbio il più importante veicolo promozionale della nostra epoca.

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  83. Per me è stato un percorso nuovo e stimolante. Ho esordito come scrittore a settembre 2008, ma solo a 2009 inoltrato due cari amici mi hanno “regalato” il sito ufficiale nicolapezzoli.net
    Fra i link del sito c’era un primo abbozzo di blog, che si chiamava semplicemente “Nicola Pezzoli”. Sulle prime non sapevo che farmene, di questa cosa. Mi intimidiva. Lo lasciai inattivo per qualche mese. Poi iniziai questa avventura, che ha avuto risvolti arricchenti, divertenti e persino entusiasmanti, soprattutto sul piano umano. Mi ci sono appassionato, e dedico sempre più tempo a migliorare il blog, e ad ampliare la mia proposta di articoli, racconti, umorismo, assaggi di romanzo, persino vecchie poesie adolescenziali, e le mie mitiche “sqhuolastrissie”, risalenti ai tempi del liceo. Gli apprezzamenti di decine di lettori da un lato mi confortano e dall’altro mi fanno ulteriormente incazzare, perché spesso sono del tipo: “Come diavolo è possibile che questa roba non venga pubblicata?” Vorrei saperlo anch’io!
    Fessobukko invece non mi piace, e per ora me ne tengo alla larga (dico per ora perché sono uno che non disdegna cambiare idea…) Mi sta sulle balle per un doppio motivo: primo, è troppo di moda fra milioni di persone, e io sono troppo bastiancontrario per accodarmi. Secondo, per la scorrettezza (per non dir peggio) che lo caratterizza alla base: non rispetto della privacy, furto di dati a scopo pubblicitario e non solo, appropriazione dei diritti su quello che posti… Quindi vi avverto che i Nicola Pezzoli che trovate lì sono tutti miei omonimi. Purtroppo, anche se non mi chiamo Marco Rossi o Paolo Bianchi, ho scoperto di avere un nome più comune di quanto pensassi, e ogni tanto qualcuno si lamenta per aver dovuto fare un inutile slalom fra una miriade di Nicola Pezzoli “sbagliati”. Lasciate perdere. Ho già il sito e il blog, e per ora bastano e avanzano.

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  84. Anche qui qualche differenza tra scrittori d'acqua dolce ... non sapevo del sito zio nic, dopo vado a vedere.

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  85. Qualche intreccio domanda risposta è ineviabile Rob...è il bello della diretta.

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  86. Pubblicare un libro online, lo consigliereste ad un esordiente? Cosa dovrebbe fare per pubblicare online un romanzo?

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  87. Non so se lo consiglierei, però può essere una possibilità su cui ragionare. Certo, dipende tutto dal tipo di libro e da quali sono le aspirazioni dell'autore. E soprattutto bisognerebbe costruire un bel progetto attorno al libro e lavorarci con criterio. Insomma, prima bisogna sapere dove si vuole andare e cosa ci si vuole portare dietro... poi si può decidere se è meglio andarci in treno, in aereo o in bicicletta.

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  88. No e poi no e poi no.
    I giovani scrittori devono capire che un mondo in cui parlano tutti è un mondo in cui non parla nessuno, e che intasare l’offerta con lunghi romanzi semidilettanteschi è il modo migliore per far SCAPPARE i lettori. Cerchino piuttosto di mettersi in mostra con un bel blog su cui proporre piccoli assaggi sfiziosi, così da incuriosire e conquistare qualche lettore che non sia la propria ragazza o, peggio ancora, qualche editorucolo imbroglioncello affamato di soldi. (O, peggissimo ancora, la grande editoria imbroglioncella affamata di soldi, perché la Fabbrica dei Sogni a Pagamento in italiA si sta ormai espandendo a livelli piovreschi, con tanto di pubblicità sulle prime pagine dei peggiori giornali.) (Ma devo aggiungere che molti mitomani e ambiziosetti semianalfabeti e mogli annoiate di ricconi, molti temibili filosofi rionali e poeti del pianerottolo che scrivono libri senza mai averne letto uno, in fondo se le meritano le truffe legali – legalissime! – contro cui li porta a cozzare la loro megalomania!)

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  89. Ah, guarda a maggio, in attesa del cartaceo di un altro progetto, dovrebbe uscire un piccolissimo libretto online, dei frammenti sparsi. Un esperimento. Non me l'aspettavo, sono innamorato del libro di carta...l'oggetto fisico...
    agli esordienti cosa direi, non lo so...perchè tante cose stanno cambiando e cambieranno forse sempre più velocemente...quindi, per adesso dico “Se potete, cercate un editore che vi pubblichi su carta…anche perché ormai verrà probabilmente affiancato anche dalla versione scaricabile".

    Dico anche che non sapendo quasi nulla di tecnologia non so proprio come le nuove generazioni vivono la tecnologia.

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  90. e tre... che ne pensate dei libri in formato digitale da leggere su tavolette touch screen e diavolerie simili?

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  91. Dimenticavo: online con un editor, una revisione del manoscritto..etc, etc.... l'autopubblicazione no.

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  92. Devo ancora capirci qualcosa Ally...è già strana la cosa che stiamo facendo no?

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  93. ah, no, l'hai fatta tu la domanda Mauve.

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  94. Sì, io sono per il famolo strano ... è dura caprire dove va la tecnologia, ma i libri di carta sono impagabili.

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  95. fosse LA STESSA COSA, cioè stesso contenuto con diverso contenitore, mi andrebbe benissimo. Temo invece che rischi di diventare tutt'altro: una roba infarcita di link, rimandi, note, immagini, spiegazioni, musica, piantine, animazioni... rischia di diventare la morte della lettura (e della scrittura), mille volte peggio del male che il 3D rischia di fare al cinema intelligente e di qualità!

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  96. Si giocherà anche sulla questione costi...che sembra una questione marginale o lagnosa, però la differenza di prezzo esiste.

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  97. @And: rimmarrai fedele al cartaceo, all'analogico, diciamo :-) anch'io. Preferisco le mensole stracolme, i ripiani imbarcati, le cose più assurde inserite tra le pagine come segnalibro, i segni a matita, i granelli di sabbia o gli insetti spiaccicati di quando prendo il sole...

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  98. è una speranza, la paura è che tutto il resto punti ad altro e mi fa paura.

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  99. Da scrittore ti posso dire che fra qualche mese Falzea ripubblicherà "In fondo ai suoi occhi" in formato e-book.
    Non credo che la rivoluzione degli e-book sarà sconvolgente come quella degli mp3... ma è una strada da tenere d'occhio per non farsi trovare impreparati.
    Da lettore, sono scettico sugli e-book come lo sono sugli mp3. Se compre un libro o un disco voglio poterlo toccare, sfogliare, annusare...

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  100. Concordo totalmente Rob ... e mi sembra anche gli altri.

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  101. Avete contatti con altri scrittori? Collaborate con loro in qualche modo, o siete degli scrittori solitari? Questa l’ha in parte anticipata Mauve, ma la ripeto …

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  102. esatto: un mp3 lo accetto come ''campioncino'' omaggio, copia, promo. Ma se acquisto voglio qualcosa da toccare. sarà lo stesso per gli e-book?

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  103. NO. Per cortesia, tre moschettieri promettete che non dovrò mai rinunciare al piacere di entrare in una polverosa libreria a innamorarmi di un libro per bellezza della copertina, profumo della carta!

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  104. Sono una persona decisamente solitaria e anche come scrittore (parola grossa però il sottoscritto, forse esagerata) sono solitario. Mi confronto con altri due scrittori, che però sono prima di tutto amici veri, ai quali devo la vita, e che sono Paolo Mascheri e Gianfranco Franchi, con i quali ha un rapporto schietto, diretto.

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  105. @ Mauve: non credo che la rivoluzione avrà la stessa portata per una ragione molto semplice: la musica ha un'utenza generalmente più giovane e portata alle novità tecnologiche. La letteratura ha un'utenza diversa, più matura e legata al libro anche come oggetto.
    Però è giusto che gli editori seri tengano d'occhio quella strada per evitare gli errori fatti anni fa dai discografici.

    @ Alli: Come dicevo prima a Mauve: sono principalmente uno scrittore solitario. Ho contatti e rapporti di amicizia o grande stima con altri scrittori, ma raramente si traducono in collaborazioni in ambito letterario.
    Mi sentirei però di citare Vincenzo Di Pietro, ottimo scrittore abruzzese con cui negli ultimi anni ho sviluppato un bel rapporto di confronto sia sul piano umano che su quello artistico.

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  106. Condivido le tue sensazioni, petrolio, ma come potrei fare promesse su una cosa non in mio potere? Forse io sono un bel dinosauro, e tu mi stai pregando di prometterti che non mi estinguero! :D

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  107. Fankulen, è saltato l'accento sull'ultima o di estinguerò :-))

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  108. Mynkja che accavallamentos! Colpa anche mia, scusate...

    Risposta all'ultima domanda di Ally:
    Sono un artista individualista e un eremita (quasi) totale. Qualche contatto e scambio d’opinioni può solo fare bene e arricchire, ma come autore collaboro solo con me stesso. E naturalmente non userei idee di altri neanche se mi sparassero.

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  109. Io purtroppo sono piuttosto negativo sul futuro. soprattutto perchè c'è un tipo di fruizione che si sta modificando, non solo nel campo musicale, ma anche per quanto riguarda il cinema...e piano piano anche con i libri.
    ho seguito qualche discussione a questo proposito e mi piacerebbe, se li trovo, lasciare alcuni link interessanti, magari anche nei prox giorni.

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  110. Sì @petrolio, è il desiderio di tutti qui, maggioranza bulgara su questo punto.
    Certo @And, linka quando vuoi, il forum non ha fine ...

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  111. Com’è la vita del giovane scrittore indipendente? Come si riesce “a fare l’artista” e nel contempo vivere una vita “borghese”, con lavori e menate varie?

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  112. Ally, che bel coraggio che hai avuto stasera :) e che bella gente attraversa la palude.

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  113. Per quanto mi riguarda, ribalterei la domanda. Se non avessi la valvola di sfogo della “vita artistica”, probabilmente, nella migliore delle ipotesi, sarei già da tempo entrato in un ufficio postale armato di Kalashnikov e avrei fatto una strage.
    D'altro canto, il fatto di avere anche una vita “normale” (insomma, di guadagnarsi da vivere facendo altro), ti da la possibilità di scrivere in modo estremamente libero, senza costrizioni, senza l'obbligo di accettare compromessi commerciali o di “scrivere per forza” anche quando non hai nulla da dire.
    Credo sia un lusso enorme. A dispetto del vittimismo di troppi aspiranti colleghi.

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  114. Una merda. ah ah ah ah. "La vita è uno schifo" ricordando un romanzo di Leo Malet.

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  115. Sono uno scrittore e quindi scrivo. Rinuncio a tante cose, ma non a essere Signore del mio tempo e della mia Libertà. Accetto senza remore moralistico-tafazziane di farmi aiutare da quello stesso padre che un tempo mi diceva “Trovati un lavoro, scrittore del cazzo”. Lui è solo un comune pensionato, un Mecenate povero. Quando resterò solo e saranno finiti i soldi probabilmente farò il clochard (e ne scriverò), oppure mi ammazzerò (e non ne scriverò). Ma non sono nato per fare lo schiavo. Se i marchionne di questo mondo hanno bisogno di carne fresca per essere kompetitivi (fra di loro) non rompano il cazzo a me: caso mai sfruttino a sangue i loro, di figli. (Chi non lo aveva intuito dalle altre risposte, l’avrà capito adesso, che sono pazzo… :D)

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  116. Ciao Marte ... scelta coraggiosa ma bellissima ;)

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  117. Anche qui risposte diversificate, ma con un denominatore comune, la libertà dell'arte, contro lo schifo della vita...borghese, se me la passate.

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  118. Devo dire che mi fanno sorridere gli occhi dell'Alligatore.

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  119. Bellissima, concordo. Le parole, la scrittura sono importanti. Credo ben più del mezzo stesso che le veicola. Si parlava si "supporti" prima. Aspetteremo i link del bel tenebroso per appronfondire

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  120. Beh... Gaber diceva: "ma il fatto di avere la coscienza che sei nella merda più totale è l'unica sostanziale differenza da un borghese normale" ;-)

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  121. Sono in estasi perenne per gli occhi (o forse passo troppe ore davanti al pc). Certo, apsettiamo il link di and, @Marte

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  122. @Rob
    Gaber... si finisce quasi sempre per citarlo ;)

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  123. Si si. E' uno dei pochi che è impossibile non citare, anche involontariamente.

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  124. "Io non mi sento italiano, ma per fortuna o purtroppo..."

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  125. Libertà è partecipazione a questa intervista ;)

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  126. Ultimi libri letti che consigliereste? Vostri Spiritual Guidance letterari?

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  127. Fra gli ultimissimi libri letti consiglierei “Gotico americano” di William Gaddis, “Le cose che non vogliamo più” di Cynan Jones e “Penso, dunque chi sono? Memorie di un anno psichedelico” di Peter Weissmann. Fra gli Spiritual Guidance sicuramente Louis Ferdinand Celine, William Gaddis, Guido Morselli, David Foster Wallace, Thomas Pynchon e Tommaso Pincio.

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  128. Il mio spirito guida letterario credo sia Georges Simenon nella sua produzione “non gialla”.
    Aggiungerei anche Lindo Ferretti e Fabrizio De André, miei spiriti guida anche se non propriamente letterari.
    Per il resto, credo di essere stato molto influenzato da autori come John Fante, Henry Miller, Kundera, Boll e Marai. Per cui amo soprattutto i classici europei e americani della seconda metà del secolo scorso.
    Ultimamente ho avuto una folgorazione per Mauro Covacich: consiglierei il suo “A perdifiato”.

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  129. Faccio sempre più fatica a innamorarmi di un nuovo autore a tal punto da consigliare “leggete tutto quello che ha scritto, foss’anche la lista della spesa”. L’ultima volta mi è successo con Peter Cameron, e son passati ormai più di due anni. Con lui posso ricalcare, in tono scherzoso, il consiglio che Benigni dava sulla divina commedia: “Non hai letto Cameron? Leggilo, ‘mbescille!”
    Un romanzo sconosciuto ai più che ultimamente mi ha colpito è L’isola atlantica, di Tony Duvert. Se possiamo leggerlo in italiano dobbiamo ringraziare un editore svizzero (Casagrande) perché i nostri come al solito dormono. Ma non si tratta di opera recente, così come non lo sono gli ultimi due libri che più mi hanno conquistato e che consiglio: Mysterious skin di Scott Heim e Un uomo solo di Christopher Isherwood, da cui è stato da poco tratto anche un bellissimo film.
    Ai giovani di cui si parlava prima consiglio invece L’arte della narrativa, di David Lodge. (E poi magari le Lezioni americane di Calvino: rarissimo esempio italico di teorizzazione letteraria originale e intelligente, non spocchiosa, non pallosa, non inutile.)

    Le mie guide? Dal punto di vista della scrittura un cocktail di Bukowski, Paul Auster, J. P. Donleavy e Mario Vargas Llosa. Dal punto di vista del pensiero una macedonia di antichi filosofi greci, Friedrich Nietzsche, Bertrand Russell e J. Krishnamurti.

    * And
    a Guido Morselli intendo dedicare il mio prossimo libro

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  130. Prossimo libro zio ...? poi ci arriviamo.

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  131. Wow, cerco di distrarmi dalla marea di parole inutili proferita ad Annozero e trovo questa fantastica discussione! Per un aspirante scribacchino come me il filo del vostro discorso è come il miele per un orso... Grandissima idea!

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  132. Ciao Alessandro, benvenuto nella palude. Come va da Santoro? Tra poco arriverà Vauro, o no? ;)

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  133. Ho appena tolto l'audio, lo rimetterò a tempo debito...:-)))))

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  134. ... forse è andato a vedere Vauro ;)

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  135. Bene, rieccolo ...allora continuando ...

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  136. Oltre ai libri, come nutrite il vostro immaginario? Cinema? Musica? Teatro? Avventure? Calcio, ciclismo, …

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  137. Che bello, è un grande simposio virtuale in cui tra una chiacchiera e un bicchiere di rosso si scodellano nomi e pagine memorabili. Complimenti ragazzi e grazie! Vado a ninna, m'avete rubata alla Anais Nin e a Eliot, gran pregio.

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  138. se non la piantate con la tv comincio a bestemmiare... :-))))

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  139. Come sai, per me la musica ha avuto un'importanza vitale: il rock italiano degli anni '90 e i nostri grandi cantautori storici hanno avuto un ruolo cruciale nella mia crescita umana.
    Poi sicuramente lo sport – il ciclismo, soprattutto, anche se negli ultimi anni il tempo per praticarlo si è pressoché azzerato – è stato una grandissima scuola di vita (non a caso ho scritto un romanzo intitolato “L'uomo a pedali”).
    Comunque, più in generale, tutto ciò che sfiora la tua vita finisce con l'influenzare ciò che scrivi: musica, cinema, sport, vita quotidiana...

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  140. Sogni d'oro petrolio ...torna a rileggerci ;)

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  141. Buonanotte Petrolio.
    E un saluto al nuovo arrivato.

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  142. mi ri aggancio alla domanda sulla tecnologia e internet: ormai la tv la vedo sul monitor, evviva il digitale terrestre...non si vede nulla qui

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  143. Cinema e musica sono fondamentali per me, senza di loro mi mancherebbe l’ossigeno...e grazie alla musica si possono fare splendidi incontri personali...vedi i Mauve...devo anche dirti che starei malissimo senza ciclismo...anche se lo stato in cui versa oggi è davvero schifoso.

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  144. Cerco di concedermi almeno un buon film o una partita di calcio in diretta al giorno. Mi piace la musica, ma nella mia vita è solo un sottofondo, e se mi trovo a bere con amici che “parlano” di musica tutto il tempo (specie se è gossip su gruppi che nascono, si sciolgono, si riformano ecc) mi cadono i coglioni, e come autodifesa o mi addormento o mi ubriaco…
    Ma sono soprattutto un bambino che gioca: carte, risiko, fantacalcio, calcio a 5, e tutti i giochi da spiaggia, dal beach tennis al biliardino, dalle bocce al pingpong… ma niente nintendo e playstation del cazzo.

    (ehm... scusate, prima m'ero ri-accavallato... Buonanotte petrolia carissima!!!!)

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  145. @mauve com'è Virgin Radio? ah ah ah ah ah

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  146. Come sport 2 ciclismo (tre con me) uno calcio (io seguo solo il Chievo). Ma scusa Zio, come fai una partita in diretta al giorno? ... oppure ho capito male?

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  147. no, dicevo o film o partita... aut aut... :D

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  148. @sai che mi è uscita una battuta involontaria? volevo scrivere Virgin Tv...ci passa ogni tanto mia madre.

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  149. Ok, chiaro Zio... virgin radio o Tv, cos'è?... la nuova radio/tv del Vaticano?

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  150. è la tv di Radio Virgin...così ha detto mia madre.

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  151. Intervengo io... È il corrispettivo televisivo di Virgin Radio, la radio rock "con uno stile unico" (dice così lo spot)

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  152. @Ally: bella :-) magari, la guarderei. Purtroppo non possono salvarmi, troppo tardi.
    Pensa che collaboro con Radio Maria...evito di telefonare, mando e mail...

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  153. Radio Maria, poi mi spieghi in privato ...

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  154. ...come vivete la vostra vicinanza con il lago? Ci fate il bagno? Passeggiate? Giri in bici? … in barca? Vi ha mai ispirato qualche storia?

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  155. Il lago l'ho sempre vissuto molto poco. L'ho più che altro respirato a distanza, di passaggio. Come dicevo in apertura, sono più un animale da terraferma e da strada. E, per citare il personaggio di un mio romanzo: la strada, per la sua imprevedibilità e mancanza di confini, è più simile al mare che al lago...

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  156. Hei bellissima questa intervista multipla!
    Un saluto a tutti. Ciao Zioo!
    :)

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  157. oh.... ho uno spot involontario, una notizia appena arrivata via email. Sono in programmazione su deejay tv. scusate, poi Ally ti pago per lo spot.

    Che cosa strana, non avevamo appena finito di dire male di tutto l'ambiente di musica ed editoria commerciale ?

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  158. Qualche bagno nel Lago Maggiore lo facevo da ragazzino. Succedeva sempre dopo il rientro dal mare, e l’effetto per contrasto era assai deprimente (in questo senso preferirei essere uno scrittore d’acqua salata...) Adesso più che altro attorno ai laghi ci passeggio, in cerca di relax e, come detto, ispirazione. Contemplo il paesaggio e gli uccelli, guardo gli animali acquatici e li invidio per la loro vita placida e liquida, di rango probabilmente superiore alla nostra (ma non montarti la testa, Ally! :D), scatto qualche foto, cammino, respiro, esisto…

    Ciao Stefy!!!!!!!!!!
    Bacioni!! :D

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  159. Io ci faccio il bagno anche se tutti sanno che sarebbe meglio non farlo. Mi tuffo ovunque, persino nel lago di lugano che non è proprio il massimo.

    un giorno mi piacerebbe scrivere due righe sul lago di como, o forse meglio dire, di lecco.

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  160. Alla faccia, insomma, come diceva un mio amico bassista "stiamo spaccando il culo".

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  161. Pure io faccio il bagno nel mio ... e hai ragione And, anche se non è il massimo.

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  162. Perché scrivete? Per liberarvi dai demoni interiori? Per essere amati? Perché vi piace?

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  163. In realtà come scrittore sono molto discontinuo. Non sono uno di quelli che ha bisogno di scrivere qualcosa ogni giorno: scrivo quando sento l'urgenza di dire qualcosa. E quando lo faccio mi lascio assorbire completamente dalla scrittura spazzando via tutto il resto.
    Scrivo per cercare di capirmi, forse. O per fare sì che, leggendomi, qualcuno possa poi aiutarmi a capirmi.

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  164. Scrivo perché ce l’ho nel sangue e so fare (quasi) solo quello, scrivo perché mi piace, scrivo come antidepressivo, scrivo per divertire gli altri e consolarli di esistere, scrivo per essere letto, scrivo per essere amato, scrivo perché sono bravino a scrivere, e se uno in un campo vale allora in quel campo deve farsi valere, se no tanto valeva non valere niente… insomma scrivo finché sono vivo…

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  165. Perchè è qualcosa che sento dentro di me. per non morire.
    potrei aggiungere una frase di celine:

    "Mi piace raccontare delle storie. Ne racconterò di tali che ritorneranno rapidamente indietro per uccidermi da quattro angoli del mondo. Allora tutto sarà finito e io ne sarò ben contento."

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