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domenica 30 agosto 2009

CINEMA: Generazione 1000 euro, oggi zero …

Finalmente sono riuscito a vedere Generazione 1000 euro, il film tratto dal famoso libro (poi anche blog) di Antonio Incorvaia, mio vecchio amico di penna e Alessandro Rimassa. Un film sfortunatamente uscito a fine aprile, quando i cinema in Italia si svuotano, ma che merita una visione in sala, o al massimo in video. Io l’ho ripescato in un cinema estivo, all’aperto e questo ha forse giovato alla pellicola. L’ho trovata infatti una bella commedia dai tempi perfetti, con bei personaggi (anche di contorno), battute ben assestate e dove niente è lasciato al caso (anche se il finale non è del tutto credibile, ma è il cinema, ragazzi…).
La storia è in sostanza quella del libro, con qualche ovvio cambiamento/semplificazione (ho tanta voglia di rileggerlo): ci sono questi trentenni nell’unica metropoli italiana, Milano, con contratti a termine, il frigo vuoto, il conto corrente sempre in rosso, l’affitto e le bollette da pagare. Una vita precaria, insomma. La prima generazione messa peggio di quella dei loro padri, come recita bene una battuta del libro/film (ed oggi siamo andati ancora oltre, grazie proprio al liberismo, alla bella idea dei contratti a termine e del precariato istituzionalizzato…siamo alla generazione 0 euro!). Il film gioca molto sulla vita di Matteo, abbandonato dalla fidanzata, con un lavoro competitivo in un’agenzia di marketing, con le prospettive che sembrano aprirsi e poi richiudersi per poi riaprirsi, con due nuove storie d’amore (la bionda, sua capetta nell’azienda dove lavora, e la bruna, insegnante precaria, arrivata per caso nell’appartamento diviso con l’amico simpatico e pasticcione, quello che sogna di battere il Brasile alla playstation giocando con l’Andorra; queste le ultime utopie della mia generazione?).
Un personaggio da commedia all’italiana classica, quello interpretato dal buon Alessandro Tiberi, come il suo amico Francesco (Francesco Mandelli) e la bruna (Valentina Lodovini, che adoro) e la bionda (Carolina Crescentini, che non conoscevo, ma ho trovato perfetta). Massimo Venier quindi si stacca dai soliti personaggi di derivazione televisiva e insegue Monicelli con questi giovani carini, sull’orlo della disoccupazione/depressione e la partecipazione straordinaria, di peso e importante (per la sua storia, non solo filmica) di Paolo Villaggio (merita un post tutto suo, prima o poi lo farò).

Chissà oggi dove saranno questi giovani? Cosa (non) faranno? Il recente libro di Incorvaia e Rimassa, uscito poco prima del film (Jobbing- Guida alle 100 professioni più nuove e più richieste) non lo dice (non è e non vuole essere il seguito di Generazione 1000 euro). È semplicemente una “guida”, come dice il titolo, ai lavori di oggi (o forse di qualche mesetto fa), superata dagli eventi e con un’impostazione che non mi piace: …stiamo passando dal lavoro dipendente al lavoro intraprendente… recita la prefazione di Walter Passerini. Sono discorsi come questi, che ci hanno portati sull’orlo del baratro. E poi, un discorso così non è superato è doppiato… lasciamo stare. Se non altro ho scoperto che esiste anche la professione del blogger, cioè di chi cura un blog non in modo amatoriale come noi, ma per aziende. Ci facciamo un pensierino?
PER SAPERE DA DOVE NASCE IL FILM
http://www.generazione1000.com/

9 commenti:

  1. Allora tu sei una fortunata che l'ha visto subito! Brava. Sì, ogni tanto il cinema si occupa dell'argomento precari. Ricordo anche "Riprendimi" di Anna Negri.

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  2. Non ho ancora visto il film nè letto il libro.
    In compenso, non ho neanche visitato il blog. Quel che è peggio, non me ne vanto.
    Scherzi a parte, la realtà cui fai riferimento nel post è davvero da generazione 0 euro.
    A me è sempre capitato di lavorare con contratti da 800 o quando andava bene(?!) 1000 euro all'anno... contratti "talvolta" rinnovabili.
    Come dici egregiamente nel post, il tutto dipende dal liberismo (fase estrema del capitalismo, aggiungo io).
    Quel che secondo me senz'altro peggiora la questione, è il fatto che la maggior parte dei giovani (ed ex-giovani, come me) considera tutto questo, un "destino"...
    Ciao!

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  3. Ciao Riccardo, benvenuto nella mia palude. Che aggiungere? Alla nostra generazione hanno tolto la possibilità di sognare, o almeno, hanno costretto i nostri sogni in percorsi prestabiliti: vedi, la massima aspirazione che è rimasta ad uno dei protagonisti del film, è battere alla playstation il potente Brasile (nel calcio) giocando con la piccola Andorra. Ma, come gli spiega l'altro protagonista, hanno messo un meccanismo che impedisce pure questo. I giochi sono truccati anche alla playstation ...

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  4. non conosco e cercherò...a me è capitato di lavorare anche a borsa lavoro...non immaginate nemmeno.

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  5. Borsa lavoro? Non saprai mai cosa mi sto immaginando ...mi censuro.

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  6. Non ho visto il film. Ad essere sinceri non l'ho considerato neanche tale. Sono estremamente scettico sul cinemino fatto in casa. A mio parere siamo fermi all'ultimo grande del cinema italiano: Nanni Moretti. Ho visto i tuoi film preferiti, molti dei quali sono anche i miei. Hai nominato la grande abbuffata: penso che Ferreri sia uno dei più grandi registi di tutti i tempi, non ricordato abbastanza in questa italietta. Dillinger è morto e L'udienza sono due capolavori assoluti della storia del cinema. Woody Allen è l'artifice della mia passione ossessiva per il cinema. Tutti i suoi film li considero capolavori, ma sono di parte;-)

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  7. io penso che parte della nostra generazione stia ingoiando troppe violenze. e questo, al di là dell'apparente menefreghismo italiano, non tarderà a restituire tutto al mittente. con gli interessi, per averci persino pensato pavidi. è la storia, prima o poi torna. un bacio a tutti, felice di rileggervi. manu

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  8. @LENINGRAD COWBOYS
    Condivido buona parte di quello che dici. Pure io apprezzo molto Nanni e Woody, con i quali sono cresciuto. Ti consiglio di vedere Generazione 1000 euro. Non è Ferreri, ma merita una visione.
    @La Mente Persa
    Anche per questo sono un tuo appassionato lettore. Vengo...
    @manu
    Sono io felice di rileggerti. Che aggiungere? Troppa violenza e menefreghismo in questa nostra italietta, hai ragione.

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