Musica da mangiare, musica da bere, musica da respirare, musica da sognare. Sperimentale e retrò, d’avanguardia e gaudente. Questo è il progetto dei Nichelodeon, ensemble milanese guidato da Claudio Milano, artista totale, con una voce usata come uno strumento musicale, una voce che incanta, una voce paragonabile a Demetrio Stratos (scusate se è poco).
Con il suo gruppo ha registrato un cd live molto particolare, Cinemanemico, documento di due date milanesi frutto della selezione di materiale scritto dai musicisti nell'arco di dieci anni. Una miscela esplosiva di sperimentalismi sonori che mischiano abilmente letture tratte da La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene di Pellegrino Artusi a momenti di vero e proprio prog, echi d’avanguardia a ricordi dei primi Afterhours, la rielaborazione dell'opera di Handel Lascia ch'io pianga ai Pink Floyd più innocenti e fanciulleschi. Un frullato ben riuscito al gusto di Novecento, con l’aggiunta di qualche goccia di assenzio per tornare un pelo più indietro. Ma ora ho esaurito la licenza di usare paroloni, e allora lascio la scrittura a loro. Lascio la parola a Claudio Milano. Ci sei?
VAI AL LORO MYSPACE www.myspace.com/nichelodeonband
Con il suo gruppo ha registrato un cd live molto particolare, Cinemanemico, documento di due date milanesi frutto della selezione di materiale scritto dai musicisti nell'arco di dieci anni. Una miscela esplosiva di sperimentalismi sonori che mischiano abilmente letture tratte da La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene di Pellegrino Artusi a momenti di vero e proprio prog, echi d’avanguardia a ricordi dei primi Afterhours, la rielaborazione dell'opera di Handel Lascia ch'io pianga ai Pink Floyd più innocenti e fanciulleschi. Un frullato ben riuscito al gusto di Novecento, con l’aggiunta di qualche goccia di assenzio per tornare un pelo più indietro. Ma ora ho esaurito la licenza di usare paroloni, e allora lascio la scrittura a loro. Lascio la parola a Claudio Milano. Ci sei?
VAI AL LORO MYSPACE www.myspace.com/nichelodeonband
Eccomi!
RispondiEliminaCiao, benvenuto.
RispondiEliminaAllora possiamo partire ...
Partiamo con la prima, difficilissima domanda …
RispondiEliminaChi sono i Nichelodeon?
RispondiElimina...è sempre difficile dire chi si è.
RispondiEliminaBene, aspetto curioso di sapere dove vorrai portarmi con le tue domande.
RispondiEliminaQuattro persone, Francesco Zago, Maurizio Fasoli, Luca Olivieri ed io, Claudio Milano, caiscuno con esperienze musicali diverse, dalla musica per teatro e per colonne sonore, alla musica classica, il rock in opposition, il folk, l’improvvisazione, tutti con la stessa passione per forme di comunicazione fortemente contaminate, per l’ironia, la contraddizione, il lato meno evidente delle cose.
RispondiEliminaTante cose ben amalgamate ...
RispondiEliminaPerché questo nome?
RispondiEliminaGrazie, non ci piacciono le combinazioni dove i diversi generi musicali appaiono troppo definiti, il risultato può essere stucchevole e dimostrativo
RispondiEliminaSono lentissimo a scrivere..si vede? Il nome....
RispondiEliminaCercavamo qualcosa che fosse evocativo, capace di riferirsi direttamente al periodo delle avanguardie storiche, alla nascita del cinema. Nichelodeon, che è l’italianizzazione del termine “nickelodeon”, così si chiamavano i primi cinema per la classe operaia americana, ci è sembrato il nome giusto, con il carico di sogni che deve avere accompagnato questo nome nell’immaginario di tanta gente comune per anni ed anni.
Vai benissimo, sono io che sono troppo veloce...
RispondiElimina:-)))mi rincuori
RispondiEliminaQuindi suggestioni filmiche, ma anche teatrali nel vostro nome ... e nella vostra musica.
RispondiEliminaCerto, ma non solo suggestioni, anche azioni, contamin”azioni”. I nostri live sono delle performance nelle quali trovano spazio video, interventi di teatro dell’assurdo, elementi scenici.
RispondiEliminaBello questa idea di musica viva...
RispondiEliminaCome nascono le vostre canzoni? Prima la musica e poi le parole o è il contrario?
RispondiEliminaSi, c'è anche molta improvvisazione in quello che facciamo, vogliamo coinvolgere il pubblico, fare in modo che abbia qualcosa da ricordare
RispondiEliminaLe canzoni...Non c’è un modo unico, a volte a nascere è la melodia dei brani, altre volte sono idee compositive e dunque aspetti dell’arrangiamento a dare un primo contributo al pezzo che sarà. Allo stesso modo qualche altra volta è la necessità di dire qualcosa con delle parole ad avere il sopravvento oppure testo e musica nascono assieme, nel giro di pochi minuti o in momenti diversi, di anni diversi. Ciò che conta è l’urgenza espressiva.
RispondiEliminaCome sono nate quelle del recente cd?
RispondiEliminaCinemanemico è il frutto del lavoro di molti anni, una decina per la precisione. Realizzarlo è stato come dare colore ad un diario privato, che ho voluto aprire ai ragazzi della band e a chi ci ha voluto ascoltare le nostre musiche su cd, o meglio, vederci nei nostri concerti, dove il racconto diviene più vivo. Il progetto del disco è arrivato molto tempo dopo la nascita delle prime canzoni e ogni canzone ha una sua storia che appartiene ad un periodo diverso. Certo, queste canzoni sono nate senza fretta e sono cresciute con cura.
RispondiEliminaCanzoni interattive ... a proposito, con Internet che rapporto avete da utenti?
RispondiEliminaMaipensato di diffondere la musica attraverso il web?
RispondiEliminaTi dirò...il mio rapporto con internet è quasi esclusivamente legato al lavoro. Ogni tanto faccio qualche ricerca, tutto qui.
RispondiEliminaCiao edithstein
RispondiEliminaRispondete pure alla curisoità di edithstein: mai pensato di diffondere la musica attraverso il web?
RispondiEliminaSi, direttamente dall'oltretomba...
RispondiEliminaOddio, abbiamo Edith Stein in linea....si in realtà è qualcosa che facciamo regolarmente, tanto come diffusione audio e video del nostro materiale che attraverso un rapporto diretto con chi ci segue, come in questo momento
RispondiEliminaAllora vi chiedo del vostro rapporto con la Rete delle Reti e le nuove tecnologie in genere da musicanti ...
RispondiEliminaProva poi ad immaginare. Accendi il computer e sai che da qualche parte lì in mezzo c’è qualcuno a cui puoi accedere direttamente, che può apprezzare quello che fai, darti una diversa visione del tuo percorso, cambiare qualcosa, di più o meno grande nella relazione tra te e i tuoi obiettivi e sta a te cercare. Può essere affascinante quanto frustrante, perchè hai la sensazione di essere sempre tu a guidare il tutto, la comunicazione diretta è ben altra cosa, tiene conto di aspetti che sottovalutiamo, come la comunicazione non verbale, gli odori...e poi, ottenere dei riscontri è un discorso di qualità della comunicazione o di quantità? Credo che la prima ripaghi sulla distanza. In merito alla tecnologia applicata alla musica, io sono completamente incapace, in compenso gli altri della band sono molto preparati in materia. Credo però che un mezzo debba rimanere tale nelle forme di comunicazione e non debba trascendere l’obiettivo iniziale di voler dire qualcosa e quel qualcosa nello specifico, quante più possibilità ti si aprono, tanto più facile è perdersi. “Il meno è più” diceva Mies van Der Rohe
RispondiEliminaA proposito di meno e più, Myspace vi sembra una cosa buona o solo una vetrinetta? ... superato da Facebook?
RispondiEliminaFrancesco, Maurizio e Luca li ho conosciuti grazie a myspace in pochi minuti. Prima che i social network diventassero così importanti nella comunicazione musicale passavo giornate ad appendere annunci nelle salette, nei conservatori e nelle scuole di musica per trovare qualcuno con cui provare a mettere in piedi una band. Quando lo trovavi non sapevi minimamente come suonava, chi arrivava, chi era e cosa potevi aspettarti dall’incontro con lui. Si perdeva una quantità di tempo esagerata. Con myspace è tutto più facile e diretto, anche il rapporto con le case discografiche e le agenzie. Facebook mi dicono, può rivelarsi utile nella promozione di date, ma non lo conosco, ho molti preconcetti nei riguardi di questo network, sbagliati probabilmente. Ogni mezzo è utile nella misura in cui lo si usa in modo intelligente e creativo.
RispondiEliminaIn effetti su facebook non vi trovo; in compenso la vostra pagina su myspace è molto bella...
RispondiEliminaGrazie, il merito è in buona misura del grafico che segue il progetto, Paolo Rosset
RispondiEliminaSì, è molto originale, diversa da molte altre.
RispondiEliminaAnche se non lo conosci ti chiedo cosa ne pensi di quello che ha scritto Aldo Nove su Facebook? “…su FB non si pensa. Su FB non si inventa? Su FB si fa esattamente quello che sotterraneamente ti viene detto di fare, nell’illusione che sia tu a sceglierlo.” Insomma, una democrazia assoluta “di facciata”. Perfetta metafora della società attuale, aggiungo io …
RispondiEliminaFanno la stessa cosa tutti i mezzi di comunicazione di massa, nel chiederti un coinvolgimento ti portano via qualcosa, regalandoti l’illusione che il tuo messaggio possa arrivare agli altri con la sincerità con cui tu ti dai a loro. In realtà, il tuo pensiero, la tua emozione acquistano un’altra faccia nel momento stesso in cui vengono inseriti in un format. Se tu tagliassi ora parte di quello che io sto dicendo, ne invertissi la forma o mettessi che so l’immagine di un santino al posto di una nostra foto, il risultato sarebbe diverso immagino. Oppure, pigliamo queste parole e trasmettiamole in un sito porno, ecco la mia frase precedente “l’immagine di un santino al posto di una nostra foto” come titolo di un video...verrebbe letta in una chiave moooooolto diversa credo. Se tra un anno qualcuno troverà in rete quest’intervista e sceglierà di leggerla, si convincerà che io stia pensando ancora queste cose, quando invece il mio pensiero sarà cambiato chissà quante volte e io starò pensando qualcosa di infinitamente peggio! Il linguaggio di per sè è ambiguo, i mezzi di comunicazione possono renderlo diabolico. Quando vado a lavorare al mattino, centinaia di persone, addormentate, leggono lo stesso giornale free press sui mezzi, mi sembra di essere parte di un incubo di Orwell. E se credessero sul serio, che tutto quello che è scritto “è la verità”?
RispondiEliminaOddio, misembra di sentire McLuhan... (un altro morto, come me)
RispondiEliminaIl mezzo è il messaggio, una delle frasi più citate della storia.
RispondiEliminaDue morti molto "vivi", direi....
RispondiEliminaSul web siamo tutti eterni, o almeno questo ora si crede...
RispondiEliminaContinuando, venite da Milano, un tempo la capitale morale d’Italia, dicevano. Un tempo, si diceva, l’unica metropoli italiana. Paroloni? È più facile fare l’artista a Milano rispetto ad un'altra città italiana?
RispondiEliminatanto più si espande la rete, tanto più aumenta il rumore di fondo però, la "chiacchiera", diceva Heidegger, che distrae
RispondiEliminaAh, mi citi Heidegger... eravamo colleghi quando entrambi facevamogli assistenti delvecchio Husserl all'università! Oh, che bei ricordi...
RispondiEliminaPrecisazione, Luca è di Asti, Maurizio di Lecco, solo io e Francesco viviamo a Milano, che è una città stupida, una di quelle che hanno fatto del mezzo, “il progresso” tecnologico, il proprio fine, perdendo completamente la propria anima, quella che mirava al “benessere”, identificato con il conseguimento di soldi ad ogni costo. Io lavoro come insegnante e qui anche i bambini parlano solo di soldi, vivono una competizione asfissiante, coltivando valanghe di nevrosi. E’spaventoso vedere quanta gente inizi a bere a ruota dal pomeriggio con la scusa dell’aperitivo, quanta gente sia costantemente alterata per l’uso di droghe e farmaci, che vive male per giunta, esprimendo aggressività, non empatia. Qui sembrano tutti pronti ad esploderti la loro rabbia addosso con qualsiasi pretesto, consapevoli del fatto che tanto non ti rivedranno più il giorno dopo e possono sentirsi leggittimati ad odiarti. L’ “arte” a Milano è pop, dura un nulla e si identifica coi mezzi di produzione e se la chiami merda, ti guardano tutti male, perchè “non capisci il valore della leggerezza”. Io lavoro in provincia, torno a casa e scrivo, sforzandomi di non ascoltare la morte dei sogni della valanga di umanità incontrata in un baleno, sforzandomi di non essere un vampiro. La morale è borghese e la borghesia, ora un ideale, è negazione del divenire.
RispondiEliminaCapisco bene quello che dici: dalle mie parti si chiamano "schei"...
RispondiEliminasei friulano?
RispondiEliminaNo, veneto... anche qua si chiamano schei...
RispondiEliminaContiniando, avete contatti con altri artisti della vostra città o regione? Di altre?
RispondiEliminaah bene, mi è familiare come linguaggio, assieme al ricordo di grandi bevute...
RispondiEliminaIl mio covo si chiama “Moonshine”, è un locale di Milano che apre ad un’altra dimensione, non solo musicale. Lì suonano spesso Xabier Iriondo, Fabio Federico Gallarati dei Gopala e tanta altra gente che stimo per il suo vivere con la propria testa, pur perfettamente a tempo con quello gli gira attorno. Grazie a myspace poi, coltivo contatti con artisti da tutto il mondo, che in qualche caso ho avuto modo di incontrare di persona, è il caso di Othon, Ernesto Tomasini, Fabrizio Modonese Palumbo dei Larsen. Francesco invece ha un’etichetta discografica, la AltRock grazie alla quale produce e suona con realtà musicali provenienti dall’Italia, paesi europei ed extra-europei, accomunate dalla passione per il rock in opposition (R.I.O), come i Garamond.
RispondiEliminaBevute di assenzio?
RispondiEliminaOthon lo conosco!
RispondiEliminaMa non come Heidegger, seriamente: è un artista che mi piacemolto. Avete mai pensato di lavorare a un progetto insieme? La vostra musica mi pare abbia qualche assonanza o sbaglio?
ah no, quelle le lascio solo ai concerti dove lo distribuiamo gratuitamente agli spettatori...parlo di vino!
RispondiEliminaPer Edith..sarebbe bello. Non so se ci sono delle assonanze, di certo la sua musica mi piace moltissimo.
RispondiEliminaParlavi del vino, che ti piace bere, come me, e parlavi dell'assenzio, distribuito nei tuoi concerti. Una cosa molto curiosa, da pettegolezzo della Rete... perchè questo? Ci dici qualcosa in proposito?
RispondiEliminaE'un gesto simbolico, anche perchè l'assenzio che gira di stì tempi è anice :-))) E' un pò l'invito ad aprirsi ad una dimensione altra, ad accogliere i nostri spettacoli come situazioni dove può accadere di tutto, un gesto empatico.
RispondiEliminaAssenzio? Mmmh... curioso
RispondiEliminaAh a proposito di concerti, mi faccio un pò di pubblicità ed un annucio che Giovedì 23, ci sarà una nostra performance a Cantù, Cineteatro Lux,0re 21.15. Si chiamerà "La stanza suona ciò che non vedo"
RispondiEliminaMi sa che dovrò venire a una vostra performance, finora ho ascoltato solola vs musica su myspace...
RispondiEliminail fantasma durante gli spettacoli ci manca...Vieni Edith, vieni......
RispondiEliminaOh, cari, non mi farei desiderare, ma abito a Bologna...mi sa che mi dovrete evocare...
RispondiEliminaUhm...faremo il possibile
RispondiEliminaEdith Stein da Bologna
RispondiEliminaNiente sedute spiritiche, ricordatevi che il papa precedente mi ha santificata...
RispondiEliminaSi sa, i fantasmi sono dappertutto
RispondiEliminaChissà quello attuale...
RispondiEliminaInteressante pure il rock in opposition che porta avanti Francesco Zago con la sua AltRock. Musica molto importante, sotteranea ma vitale.
RispondiEliminaC’è una pezzo in particolare che rappresenta il nichelodeon-sound?
RispondiEliminaSi il Rock in Opposition è probabilmente la corrente più vicina al rock degli anni settanta che ha conservato uno spirito molto vitale, perchè vicino all'idea di sperimentazione tout court e Francesco sta avendo un ruolo importante in Italia nella diffusione di questo fenomeno. Anche grazie al contributo di gente come Tommaso Leddi degli Stormy Six e altre figure storiche che fanno parte di Yugen.
RispondiEliminaPer quanto riguarda i nostri pezzi invece, “Ciò che rimane”, mi sembra un brano che raccoglie buona parte delle caratteristiche del nostro percorso: il lirismo, la teatralità, la ricerca timbrica, armonica e strutturale pur rimanendo nella forma canzone (appena un pò lunga in verità), una sorta di visionarietà espressionista nei testi e nel risultato globale, il rimanere costantemente dentro e fuori la linea ideale con cui si identifica il “buon gusto”.
Già, mi pare un pezzo sperimentale, che ben vi rappresenta.
RispondiEliminaDa quello che ho sentito, sono d'accordo
RispondiEliminaC'è anche un videoclip del brano in rete, sulla nostra pagina youtube, è opera del regista Charles Napier
RispondiEliminaQual è stato il vostro primo pezzo?
RispondiElimina"Fame"? (è il brano che preferisco)
No, i nostri brani più vecchi, perchè è proprio il caso di dire "vecchi" (ben 11 anni fa), sono "Malamore e la luna" e "Disegnando cattedrali di cellule". Fame è più "recente", risale al 2005. Nichelodeon in realtà è un progetto che nasce come avventura solista, prima di prendere il nome attuale e prima dell'incontro con Maurizio, Francesco, Riccarso e Luca.
RispondiEliminaScusami Riccardo non ti hanno ancora "arso" :-)
RispondiEliminaScusa, tornando al video, quale Charles Napier? Un omonimo dell'attore americano presente pure in "The Blues Brothers" e in molti film di Russ Meyer?
RispondiEliminaHi hi hi hi, meglio conservare il mistero
RispondiEliminaBene, conserviamo il mistero...
RispondiEliminaMeglio scrivere, registrare, suonare dal vivo?... o dipingere?
Uhm...deduco tu abbia fatto un salto sul mio sito.
RispondiEliminaBoh, io mi sento contento quando so di essere perfettamente "dentro" quello che sto facendo e questo può accadere con ciascuna delle prime tre alternative che mi hai posto. Questo a patto che in nessuna di queste a dominarmi sia l’ansia: di concludere la scrittura di un brano perchè poi devo dedicarmi al lavoro che mi dà da mangiare; oppure di ascoltare la versione definitiva di quello che ho in mente; di non cadere nella trappola che mi porta a voler scappare dal palco dopo che ci ho messo piede.......Dipingere invece, è qualcosa che per mancanza di tempo ho dovuto mettere da parte, cercando di portare il mio amore per i dettagli, la contemplazione e il gesto creativo, all’interno nella musica che scrivo.
Sì, ho visto sul tuo sito i dipinti, molto in linea, direi (forse è naturale lo sia) con la tua musica.
RispondiEliminaLa vostra è musica che guarda, in parte, alle avanguardie del primo del Novecento. È un caso? Possiamo invece azzardare un qualche parallelo storico-politico tra l’oggi e gli inizi del secolo scorso?
RispondiEliminaMi ha chiamato il "nostro" Charles Napier e dice che posso rivelare qualche dettaglio in più in merito alla sua identità. Fino a qualche tempo fa faceva documentari sulle oche di Boston
RispondiEliminaCharles, carriera meno brillante del suo omonimo, par di capire...
RispondiEliminaAspettiamo ancora qualche anno
RispondiEliminaNo, non è un caso, è che sono convinto del fatto che ci sia ancora qualcosa da esplorare nel legame tra canzone (melodia) e dissonanza, a dispetto di quanto si racconti in giro con la solita solfa dell’ “è stato tutto fatto” e nei primi del Novecento sono stati mossi i passi più significativi in questa ricerca. Ci piace poi molto lo spirito del periodo, avventuroso nel volere inventare e mescolare linguaggi, senza dover essere nichilista ad ogni costo (buffonate di certo Futurismo a parte), “vivo”. In merito a possibili paralleli socio-politici......dopo un periodo di smarrimento in cui tutti si doveva “sentire” l’arrivo del nuovo millennio con chissà cosa di clamoroso, è triste dover constatare che invece sono stati fatti molti passi indietro nei percorsi di integrazione razziale. L’avanzata delle destre non è solo qualcosa che si registra nelle cabine elettorali ma nello spirito della gente, spenta, assoggettata alle menzogne di chi ha quei soldi, quella finta serenità e sicurezza che tanto vorrebbe avere.
RispondiEliminaParole sante
RispondiEliminaPurtroppo sì...
RispondiEliminaE “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene” di Pellegrino Artusi (1891), come entra nella vostra musica? Come entra nella società attuale?
RispondiEliminaDetto da te Edith, che in merito a santità....Adesso t'han fatto pure Compatrona d'Europa
RispondiEliminaAvevamo bisogno di qualcosa di divertente, noi siamo persone ironiche, gli altri tre molto più di quanto lo sia io, per fortuna... ma la musica che scrivo è volutamente dura, perchè per me è importante difendere un’alternativa all’intrattenimento. A me piacciono i contrasti, le imperfezioni, danno vita alla creatività e creatività alla vita. Mi divertiva l’idea di salire su un palco e far leggere a qualcuno delle ricette su una delle mie lagne (con tutto il rispetto per me stesso ovviamente) e non potendo avere Antonella Clerici, il libro dell’Artusi mi sembrava perfetto. Per quanto sia un trattato di fine Ottocento, alcuni passi sembrano scritti qualche secolo prima e con un acume irresistibile.
RispondiEliminaSarebbe un bel contrasto avere Antonella Clerici sul palco che legge Artusi...
RispondiEliminaSe dico Jethro Tull, The Doors e Pink Floyd, cosa vi viene in mente? Analogie e differenze con il vostro progetto?
RispondiEliminaSì, a testa rovesciata inuna gabbia infuocata...
RispondiElimina(scusate l'intrusione,mi riferivo alla Clarici)
RispondiEliminaPer rimanere in tema schei...me la compri? Ho sempre desiderato una Clerici tutta per me
RispondiEliminaNo Enrico, io avrei altre idee più belle, ma lasciamo andare...
RispondiEliminaLa conosco poco, non guardo quasi mai la tv, ma sarebbe perfetta: Nichelodeon - Clerici...possiamo lavorare di fantasia.
RispondiEliminaAccidenti...una domanda per volta... Rispondo prima alla domanda dei nomi storici del rock...e mamma mia che domanda....brevissimamente: Jethro Tull, un ponte tra arcaico e moderno ed una delle esperienze più assurde della mia vita vissuta sulle note di flauto di “My God” (non chiedermi di parlartene perchè non lo farò); The Doors, il mantra di “The End”, voglia di far sesso; Pink Floyd, Syd Barrett, colore, meraviglia, invenzione, armonia, genio, illusione di purezza, amore incondizionato. La seconda domanda mi fa paura, sinceramente. Diciamo che questa gente voleva essere ricordata e c’è riuscita perfettamente, personalmente non so ancora se me la sento di essere ricordato....
RispondiEliminaNon parliamo di una delle esperienze più assurde della tua vita vissuta sulle note di flauto di “My God” e allora, perché fate musica? Per liberarvi dai demoni interiori? Per essere amati? Perché vi piace?
RispondiEliminaAllora, ovviamente, oltre che per contribuire alla pace nel mondo, rimorchiare le quindicenni e i quindicenni, farci un mucchio di droghe, fare soldi, direi parlando a titolo personale, perchè è la mia terapia, cosa che credo in misura diversa abbraccia tutte e tre le cose che dici. Ah dimenticavo, anche perchè omais ied itsinatas.
RispondiEliminaPerchè siete dei satanisti? Bella questa...
RispondiEliminaInfatti rispondente a dei morti, come questa sera...vero edith.
RispondiEliminaConcludiamo allora, con la marzullata finale: fatevi una domanda, datevi una risposta e poi tutti a nanna …
RispondiEliminaL'abbiamo persa un'altra volta?
RispondiEliminaScusa cos’è che ho detto?
RispondiEliminaBoh!
A meno male va.....’Notte Clà, ‘notte Alligatore, ‘notte Edith, notte Enrico.
Grazie Nichelodeon, grazie Edith Stein, per la prima volta su questi schermi. Grazie a Enrico …se ci fossi ancora … Buona notte.
RispondiEliminaScusate ero in bagno...
RispondiEliminaGrazie a voi per la piacevole chiacchierata.
RispondiEliminaNotte a tutti
... è il bello della diretta Edith. Riappari quando vuoi.
RispondiEliminaNotte a tutti.
RispondiEliminaDici bene Gio. Inoltre, ha pure una bella testa, come si legge dalla conversazione, e la sa usare...
RispondiEliminaSempre a fare pubblicità tu eh. scherzo naturalmente.
RispondiEliminaSono abbastanza indietro. Devo modernizzarmi.
Un caro saluto.
Un abelle testa ma anke un bell'uomo. Wow!
RispondiEliminaG.