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domenica 19 ottobre 2008

Beata Ignoranza

La scuola va a rotoli con le riforme del governo Berlusconi? Non sono un genitore, non sono un maestro e manco un professore, ma quello che vedo non mi piace e allora, ripensando a quando andavo alle elementari io, ai tempi del maestro unico, ho buttato giù questo raccontino …


Berna

Adesso che è finita da un bel pezzo mi sembra una cazzata, come fare un buco nel burro con il trapano, ma quando ci andavo non la pensavo così. Quando ci sei in mezzo, le cose hanno una connotazione molto diversa da quando te ne stai con il culo in salvo, abbondantemente lontano dai guai. Su questo mio nipote ha perfettamente ragione, io torto marcio.
La scuola fa vomitare, fa schifo. È un luogo opprimente dove ti costringono ad andare. Ti devi presentare tutte le mattine alla stessa ora, e se non vuoi ci vai lo stesso. Come palestra di vita ci prende in pieno. È perfetta.
Un professore ti sta sulle palle?
Non importa.
Trovi i tuoi compagni di classe insopportabili?
Chi se ne frega.
Tu sei stato assegnato lì, e lì devi andare. Ha forse alternative il condannato a morte? e la mucca nel macello? e il topolino nella tana del serpente?
Mica glielo posso dire al nipote tutte queste cose però. Devo convincerlo ad andarci con piacere: la scuola è bella, la maestra ci vuol bene e s’imparano tante cose… tutte quelle balle lì.
Devi eseguire sempre i compiti, devi comportarti da ragazzo maturo, devi alzare la mano quando sai le risposte. A pisciare una volta sola (meglio farla nell’intervallo), se ti scappa ancora te la tieni. Mai marinare la scuola, mai rispondere sgarbatamente alle insegnanti, mai...
Bei discorsi, buone intenzioni. Ottime per il libro Cuore.
Capite anche voi che mi è molto difficile risultare convincente quando ripeto queste quattro balle a mio nipotino. Soprattutto il discorso riguardante le berne, cioè il marinare la scuola. Chissà quante berne ho fatto nella mia lunga carriera scolastica. Non si contano. Ho cominciato da piccolo, in seconda o terza elementare.
Me la ricordo come fosse ieri la mia prima volta di berna. Io e il mio amico Goccia, soprannominato così perché aveva sempre la goccia al naso. Il moccio, intendo dire.
Abitavamo vicini io e Goccia. Di conseguenza andavamo a prendere l’autobus insieme. Nel mio piccolo paese non c’era la scuola elementare (non c’è neppure adesso), così eravamo costretti ad emigrare come pendolari. Tutte le mattine sull’autobus. Pioggia, neve, vento, nebbia...
Cinque o sei chilometri sulla corriera blu, in compagnia delle nostre maestre. Tutti ai propri posti, rigorosamente distribuiti a seconda della classe scolastica d’appartenenza: quelli di prima davanti, quelli di seconda subito dietro, quelli di terza … quelli di quinta in fondo. Parlo di un paesino di due, tremila anime, quindi un pullman era più che sufficiente per tutti.
Ogni mattina la stessa storia: sveglia, lavarsi la faccia, fare la cacca e la pipì, colazione, poi di corsa alla fermata della corriera. La nostra era situata davanti all’entrata della casa delle monache, ad uno sputo dalla chiesa. Per raggiungere il bel posto avevamo due strade: una breve e diretta, quella che una persona razionale avrebbe sempre preso, un'altra più lunga e tortuosa, con una salitona sconsigliata ai cardiopatici e difficoltosa pure per un bambino con cartella piena di libroni e quaderni.
Di solito, io e l’amico Goccia imboccavamo quella breve. Naturale. Ma quel giorno, quello della mia prima berna ufficiale, no. Tra l’altro, passando per la via secondaria, si aveva modo di vedere la corriera senza essere visti. Così potevamo osservare l’arrivo del pullman, aspettare si fermasse a raccogliere i nostri compagni e poi vederlo ripartire. Noi saremmo accorsi un minuto dopo, fingendoci dispiaciuti. Il piano appariva perfetto, lineare come una stecca da biliardo: grossa in testa, fine in punta. Troppo fine.
“Mi pare di aver visto la corriera passare,” disse Goccia dopo un paio di minuti di silenziosa attesa.
“Sicuro?”
“Sì, guarda giù in fondo, è passata, mi pare.”
“Allora andiamo…”
“Forse è meglio aspettare ancora un attimo.”
“Si è meglio. Se ci vedono arrivare subito, possono pensare a qualcosa di studiato.”
“No, è che non sono sicuro che sia passata. E poi non ti preoccupare, non possono farci nulla.”
“I carabinieri sì. I carabinieri se non vai a scuola ti ci portano loro.”
“Sì, ma per un solo giorno non ti fanno niente. E poi quando scendiamo alla fermata, mica incontriamo i carabinieri. Al massimo troviamo la mamma di Maddalena che ritorna a casa… Eccola, guarda che arriva. Nascondiamoci.”
La mamma di Maddalena, chiapperi! Credo avesse gli occhi dappertutto. O, più semplicemente, fosse dotata della supervista di Superpippo.
“Cosa fate lì?”
“Niente, lui non trova più un quaderno.”
“E lo cercate nel mio orto?”
“No, è che ci siamo fermati per vedere se l’ha messo in cartella… purtroppo abbiamo perso la corriera.”
Be’ insomma, dopo quattro ciacole con questa signora, poco convinta dai nostri discorsi, ce ne ritornammo a casa. Cosa stupida. A casa c’era ancora mio papà. Ci portò subito a scuola. Anche là parevano poco convinti riguardo alla storia del quaderno di Goccia. I compagni di classe sorridevano, mentre la maestra, ascoltando la nostra versione dei fatti, faceva la faccia seria e un tantinello seccata. Nonostante questo non ci punì. No, niente di brutto o cattivo. Manco una frustata sul culetto. Del resto, che avevamo mai fatto?
Si, come esordio di berna non è un granché, devo ammetterlo. Diventando grande ho imparato a farla meglio. Nel corso degli anni mi sono specializzato, ho affinato l’arte. Nell’ultimo anno delle superiori ne ho architettate molte. Allora non c’era più Goccia, c’era Massimillo. Ma queste sono altre storie. Meglio non scriverle ora, non vorrei mio nipotino le leggesse e tentasse d’imitarmi. È un’attività pericolosa.

E PER TORNARE SERI, ECCO ALCUNI LINK UTILI
Su Smemoranda
La scuola in lotta
DA VENEZIA UNO DEI TANTI VIDEO DELLA PROTESTA

39 commenti:

  1. Io adoravo andare alle elementari, non avrei mai tagliato (da noi si dice così).
    Però ogni scusa era buona per saltare catechismo e la messa la domenica.

    Non ho ben chiara quale sia la situazione della scuola italiana attuale, ma i risultati che vedo in giro sono disarmanti.
    Il congiuntivo si sta estinguendo più rapidamente dei panda!

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  2. @jane(pancrazia)cole
    Io sono sempre stato un discolo. Sì, da noi si diceva "berna" e non ho mai capito il perchè. Da voi "tagliare" (forse la Gelmini ha studiato da quelle parti). Comunque per sapere della situazione della scuola, ti consiglio i miei link. Sono fatti bene, da insegnanti(ma credo sia giusto che tutti ci interessiamo all'argomento, anche i non addetti alla materia). Interessiamoci tutti di tutto...

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  3. Da me si dice sega o peggio ancora filone :D ed io ne ho fatti ben pochi purtroppo...

    Che tenere canaglie che dovevate essere tu e Goccia! =)

    Un bacio e buona serata...

    p.s.Un bacetto anche al nipotino!

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  4. p.s. Grande John Belushi! Esilarante Animal House...

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  5. @silvia
    Sega e filone, bello. Sì, io ne ho fatte molte, fin troppe. Con Goccia c'è stato sempre un rapporto conflittuale, anzi delle beghe furiose, quando eravamo ragazzetti. Ora lui ha messo la testa a posto, è padre di famiglia e i rapporti con me sono ottimi (anche se io la testa a posto non la metterò mai). Quanto al nipote, ogni tanto mi legge sul suo pc (a 30 metri dal mio), e contraccambia il saluto come faccio io.

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  6. @silvia2
    Sono felice che mi citi il grande Belushi e quel film da me molto amato. Spero sia preso ad esempio dalla scuola in lotta. La sua frase ormai storica, direi attualissima, sarà un utile slogan: QUANDO IL GIOCO SI FA DURO I DURI INCOMINCIANO A GIOCARE.

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  7. @pino amoruso
    Ciao Pino.
    Finché c'è blog c'è speranza ... blog come il tuo, come il mio, come quello di molti altri che s'impegnano (vdedi sopra, sotto, prima e dopo...)

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  8. Studenti ! Sta a Voi! io ho già dato a suo tempo!

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  9. @andrew
    ...sempre in forma.
    @reanto
    Pure io, ma non bisogna mai stare alla finestra. In qualche modo bisogna ancora dare, dare, dare ...

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  10. Bellissimo il post. Uno dei problemi è anche far piacere la scuola. il più delle volte è un obbligo.

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  11. @schiavi o liberi?
    Troppo buono. Comunque hai colto nel segno. I profe migliori sono sempre stati quelli che sapevano "portarmi fuori", quelli/e delle materie letterarie in particolar modo (e infatti, i compagni di classe mi addebitavano "storie" con le profe; magari...ma quella è un'altra storia).

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  12. saper insegnare il piacere della cultura e instillare dubbi nn è facile...e il mestiere dell'insegnante è davvero molto difficile!

    A catania si dice caliàre...

    Animal house...un delitto nn averlo visto!!
    buonanotte

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  13. sai cosa adoravo delle elementari, rispetto a quelle di oggi? il fatto di avere i pomeriggi liberi, facevo i compiti, mia nonna li doveva sempre controllare e poi giù a giocare con gli amici.
    bei tempi.
    e lui, l'uomo in foto, è un grande.

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  14. @desa
    Caliàre...bello anche questo (potremmo fare un libro con tutti i modi di dire "marinare la scuola" e poi mandarlo alla Gelmini, per dirle che l'Italia è unita nel disertare la "sua" scuola ...). "Animal House" l'ho visto e rivisto, ma lo rivedrei ancora...
    @and
    L'ideale sarebbe avere delle nonne come la tua, in mancanza, il pomeriggio a scuola è utile (fermo restando, che era bello anche la mattina a letto, con qualche libro, o in giro a far "berna"). Non è un uomo, quello è un mito (l'ultimo vero mito).
    @xtiana
    Filone è bellissimo. Lo aggiungo alla lista. Un filone di pane, nutella e via dalla scuola che non ci piace ...

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  15. @and e xtiana ...
    Scrivete pure voi qualcosa sulla vostra prima "berna" (o come si dice dalle vostre parti) e poi, assieme ad altri, facciamo "Il libretto rozzo" per chi vuole disertare da questa nuova scuola vecchia. Spiritual guidance, ovviamente, John Belushi ...

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  16. @alligatore: Per il libretto rozzo io ci sto. Però voglio la benedizione di Smemoranda ;-)

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  17. Hai sentito il discorso di Silvio oggi al tg1, sulla protesta nelle piazze e le occupazioni universitarie?

    :-/

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  18. Polizia nelle università contro chi protesta? Caruccio, sentivo proprio la nostalgia di un altro G8...
    A questo punto prendiamo pure la costituzione e buttiamola nel cesso già che ci siamo.

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  19. Io in questi giorni di cortei senza capo nè coda, slogan fatti solo di insulti, occupazioni farsa e sconclusionate assemblee, sto vedendo più chiaramente che mai com'è messa l'università. E mi sento davvero come Alice di fronte al Re Rosso e ai discorsi strampalati di Tweedledum e Tweedledee: piango mentre tutto intorno mi appare assolutamente ridicolo.

    Piango perchè mi sto rendendo conto che tutti sono pronti a fare casino, ma che pochissimi hanno davvero la volontà per organizzare seriamente una protesta che possa portare a qualche risultato. Perchè dietro le parole non ci sono proposte nè obiettivi concreti, ma solo tanta confusione. Perchè non ci sono più forze sane, ma solo qualche inutile, disperato atto di violenza. Perchè c'è tanta incertezza, e nell'incertezza è sempre meglio pensare per sè.
    Piango perchè la corda si sta tendendo sempre di più, perchè nessuno sa come si fa a reciderla con un taglio netto, e perchè, quando alla fine cederà per la troppa trazione, io ho davvero paura di quello che potrebbe accadere.

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  20. Ciao Ally. Ciao a tutti. Da 10 anni sono un'insegnante precaria di scuola primaria (ex elementari). I primi anni lavoravo un giorno qui un giorno lì (tra qui e lì ci potevano essere 60 km di distanza). Da 3 anni ho incarichi annuali: da fine settembre all'8 giugno e disoccupata nei mesi estivi. Fin dall'inizio lavoro con il sistema a moduli (3 insegnanti per 2 classi, che coprono 33 ore scolastiche dei bambini o le 40 del tempo pieno... e non 3 insegnanti in classe contemporaneamente, come è stato detto). Il sistema a moduli ha permesso di offrire ai bambini metodologie e approcci personalizzati, adattabili ai diversi stili cognitivi, facendo leva così sulle intelligenze multiple. Fra l'altro ogni insegnante si è specializzata e perfezionata in particolari ambiti disciplinari, offrendo così un insegnamento di qualità. Se vogliamo fare riferimento ai numeri (come piace al nostro governo) la scuola primaria è al quinto posto a livello mondiale e quella dell'infanzia è addirittura posizionata più in alto. Il ritorno al maestro unico è pura reazione, non adattabile al contesto odierno. Contro qualsiasi principio pedagogico ed educativo. A chi dice che ai bambini bisogna offrire un unico modello di riferimento rispondo che allora, per lo stesso principio, l'ideale per la quotidianità dei nostri bambini sarebbero famiglie composte da un solo genitore... o in alternativa famiglie composte da genitori dello stesso sesso... ma qui andiamo in un campo complesso.
    Come precari siamo mobilitati da maggio (e siamo ad oggi quelli a cui è stata riservata meno attenzione): non ci arrendiamo e continuiamo a portare avanti la nostra protesta, presentando le nostre proposte e le nostre ragioni.
    Scusa Ally se mi sono dilungata troppo! :)
    Buona serata.
    Press Sheep

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  21. @xtiana
    Qui, tra beate (ignoranti), santi (precari) e benedizioni non mi trovo molto a mio agio, lo confesso (confesso?!). Certo, smemo è impegnata sempre sul fronte dei giovani, sarebbe perfetta... vediamo se qualcuno altro aderisce all'idea.
    @silvia
    L'ho sentito alla radio. Meno male che è il campione delle libertà ... questo testimonia la sua debolezza. Altro che 70% di consensi (forse ha letto il sondaggio alla rovescia).
    @xtiana
    Un presidente vero paladino delle libertà e della democrazia davanti ad un movimento così grande, dalle elementari all'università, dai profe agli studenti, dovrebbe fermarsi, riflettere e chiedersi "forse stiamo sbagliando?". Un vero paladino delle libertà e della democrazia, appunto ...
    @ross
    Le ragioni della protesta ci sono tutte (come vedrai dall'intervento autorevole dell'insegnate dopo di te e dai link che ho dato e da tanti altri), indipendentemente dai singoli episodi; nel Movimento ci possono essere tante cose, ma questo non deve intimorire chi con sensibilità, intelligenza e creatività cerca di far emergere il meglio nel proprio lavoro/studio. E fa parte del proprio lavoro/studio anche il protestare, quando le cose non vanno nella giusta direzione (anzi, arretrano spaventosamente). Non devi aver paura, ma fare quello che credi e credere a quello che fai.
    @Press Sheep
    La tua, pecorella, è una testimonianza viva e preziosa, in diretta dal campo di battaglia. Una battaglia che non è solo per i precari, solo per gli studenti, solo per gli addetti ai lavori, ma è per tutti. La scuola italiana, tra le mille difficoltà e ingiustizie (tra queste, la precarietà e l'insicurezza lavorativa), ha dato esempi importanti grazie al lavoro di insegnati che si sono sacrificati. Assurdo mandare a casa proprio loro. Potrei chiedere, a chi giova tutto questo?

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  22. @xtiana
    Mi sembra una risposta perfetta alla mia domanda.

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  23. Ally, scusa la domanda OFF TOPIC ma sei tu che anni fa hai partecipato ad un concorso letterario organizzato da Sinistra Giovanile + Transeuropa? O si tratta di un'omonimia?

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  24. Ally... ti hanno scoperto... :)

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  25. Lo ammetto pecorella, sono Enrico Briiiizzi...

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  26. Ma io sono d'accordissimo con te!
    Con il mio intervento (di cui solo ora noto il tono un po' troppo piagnucoloso) intendevo solo dire che la protesta, almeno a Milano e nella mia università, fatta come la si è fatta finora secondo me non porta da nessuna parte.
    Come dire, un edificio fatiscente è meglio demolirlo con un bel botto di esplosivo piuttosto che lasciarlo cadere pezzo dopo pezzo, ma prima di azionare le cariche sarebbe meglio avere pronto un progetto di ricostruzione. E' questo piano che ancora mi sembra mancare.

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  27. @ Ross: Sei sicura che non ci sia un progetto di ricostruzione? Forse sembra a te... forse ne hai un'immagine parziale, dovuta ai filtri mediatici. Ti assicuro che per quanto riguarda gli ordini di scuola che mi vedono direttamente coinvolta sono state presentate proposte, alternative... sono stati valutati i problemi, le difficoltà.
    Non è certo privatizzando l'università che si avrà qualità formativa. Probabilmente le tasse di un'università privatizzata fungeranno da test d'ingresso: fuori tutti quelli che non se la potranno permettere.
    @ Ally: caro il mio Enrico Briiizzi, ricordo la tua opera... L'Alligatore Strisciante è uscito dalla palude :p
    press sheep

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  28. @Ross
    Ci siamo capiti, e in fondo credo che siamo sulla stessa lunghezza d'onda, io, te e Press Sheep; come ti spiega nel post dopo il tuo la pecorella, ci sono anche progetti alternativi ben sviluppati. Importante è il coordinamento e non perdersi mai d'animo. Lo dico spesso, e lo ripeto: non lasciamo l'ottimismo nelle mani sbagliate di quel tale.
    @Press Sheep
    Sempre puntuali i tuoi interventi.
    Tu puoi scherzare pecorella, nessuno ti ha tolto il vello ...

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  29. @ Ally: il vello me lo faccio togliere nei momenti opportuni :)

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  30. @Xtiana
    Ha un bel titolo, però mi pare una pessima fine di un film già visto. Intervento lucido, da tenere presente, ma lasciamo la porta ancora aperta. C'è un'aria irrespirabile...
    Scusami, ma il tuo post non lo commento: che altro aggiungere?

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  31. lo so. è disdicevole. ma io non ho mai fatto forca (da noi si dice così). colpa di un'educazione (troppo?) liberale, in cui si coniugavano a mani piene libertà e responsabilità. andavo in una scuola dove anche dopo i 18 anni erano i genitori a dover firmare le giustificazioni. mia madre, dunque, al compimento del diciottesimo, prese il libretto e me ne firmò un po', così, just in case. se non volevo andare a scuola, banalmente, non ci andavo. se volevo fare tardi la sera prima, andando a una festa, banalmente, lo facevo. il patto (non detto) era che dovevo continuare a essere a-problematica (d'altra parte: ero una mantenuta agli studi dallo stato, via borsa di studio, dall'età di quindici anni, mai preso la paghetta e dai 17 ho cominciato a lavorare). E, ti assicuro, all'ultimo anno di liceo di assenze ne ho fatte tante (il culmine? il giorno che entrai a scuola in 2 ora, e uscii alla quarta, al solo scopo di seguire matematica e fisica e, soprattutto, di esternare il mio sovrano disprezzo per tutti gli altri professori).

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  32. Invidio questa tua etica e rigore cara Povna, che io purtroppo non ho mai avuto. Che aggiungere? W la libertà, da cercare sempre...

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  33. mah, che dirti? in realtà alcuni atteggiamenti del passato (tipo la bravata di entrare e uscire due volte in due ore nello stesso giorno) mi rivelano per quello che ero allora (e occasionalmente in parte sono): una bella testolina di cazzo, che amava mandare a fare in culo (se pure a modo suo) il mondo della scuola.
    Sai, lo dico onestamente, non credo si sia trattato di etica e rigore, ma solo di caso ed educazione: semplicemente, siccome nessuno mi ha mai presentato il fare forca come proibito, non ne ho mai maturato il desiderio, Bene? Male? Boh. Di certo ho trovato altri modi per contestare gli adulti (che è quello che è necessario, a quell'età, per tutti noi!).

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  34. Brava Povna, concordo e aggiungo: contestare gli adulti sempre anche quando lo siamo noi stessi, anche se, sincerità per sincerità, non mi sono sentito adulto mai, a parte qualche volta da bambino ;)

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