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domenica 27 gennaio 2008

Sundance 2008: Tarantino con la pin dell’Alligatore

Oggi mi sento un gonzo journalist. Oggi ho incontrato un mito vivente. L’ho incontrato quasi per caso, dopo averlo cercato inutilmente. Oggi ho incontrato Quentin Tarantino e sono riuscito, finalmente, a donargli la pin dell’Alligatore …
Sono entrato in un locale caratteristico e ho visto subito il suo berretto (il berretto che c’è in tante versioni nel sottovalutatissimo Jackie Brown). Vuoi vedere che c’è Quentin, mi sono detto. Ho gironzolato nel piccolo bar di montagna (con tanto di corna di cervo appese, fucile di Hemingway, legna scoppiettante) e ho visto il papà di Pulp Fiction seduto da solo, in un angolo. Beveva del caffé con delle paste. Mi sono avvicinato, poi, con il mio povero inglese mi sono presentato. Quando ha sentito che vengo dall’Italia ha cominciato a parlarmi di Lucio Fulci, che adora. E poi di Barbara Bouchet, che straadora …
È vero, non dico niente di nuovo, Tarantino sul cinema di casa nostra ha delle idee tutte sue (del resto, uno che si è formato in un negozio di noleggio videocassette negli States anni ‘80 cosa può aver visto? Antonioni? Pasolini?). Ma almeno conosce un sacco di nomi del nostro cinema stracult, e per uno statunitense è già molto, visto la loro chiusura culturale.
Ovviamente ho chiesto a Quentin di posare con una delle mie pins. Non ha voluto per una questione di diritti fotografici, da quello che ho capito. Ma almeno ha accettato di immortalare il suo berretto con l’ormai mitica pin. Ho chiesto quante possibilità di vittoria ha Riprendimi, ma lui non ha detto nulla, anche se è nell’altra giuria e non deve “giudicare” il bel film di Anna Negri.
Tarantino è veramente come lo vedi. Un icona pop vivente.

In questi giorni di festival mi sono visto un sacco di documentari. Sì perché quella dei documentari sembra essere la nota dominante del festival (o almeno del mio festival; trai tanti film è difficile muoversi).
Non potevo mancare alla visione di Gonzo: The Life and Work of Dr. Hunter S. Thompson, di Alex Gibney. Personaggio a tutto tondo Hunter S. Thompson, esperto di droghe e armi, pazzo come un cavallo e come il quadrupede capace di macinare strada senza fermarsi mai; il padre del gonzo journalism è l’uomo ideale per un documentario avvincente. Grande amico di Johnny Deep (c’è il suo zampino in tutto il film), pezzo meno riconciliato della controcultura a stelle e strisce, Hunter S. Thompson sembra un personaggio inventato. Difficile capire dove finisce l’arte e comincia la vita (anche viceversa).
Sempre a proposito di controcultura Usa (anzi, controcultura punto e basta), segnalo Patti Smith, Dream of Life di Steven Sebring, noto fotografo al debutto cinematografico. Il film è un misto ben congegnato di immagini di repertorio, sogni, testimonianze. Nonostante abbia gli elementi classici del doc su personaggi noti (magari di quelli in campo musicale) sembra avere un qualcosa in più: forse, quel qualcosa in più, è solo la sacerdotessa del rock (accidenti, mi sono perso il suo concerto, non me lo perdonerò mai …).

Quotazioni in crescita per Riprendimi. L’Alligatore continua a fare il tifo per Anna Negri, non perché italiana ma perché la precarietà ha preso tutti noi, ed è bello vedere in un film anche degli artisti precari (di solito si pensa che la gente di cinema sia ricca); la precarietà è dei giornalisti, come dei musicanti, degli attori come dei telefonisti del call center …

9 commenti:

  1. Grande Ally, io ho il berretto di Quentin giallo.
    Simona

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  2. Ally continua così! Il mondo, e non solo quello cinematografico, ha bisogno delle tue pins! :-)

    Press Sheep

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  3. Sai Simona, in "Jackie Brown" Samuel L. Jackson sfoggiava quel berretto in più di una versione, oltre alla classica nera. Non mi ricordo la versione gialla (andrò a rivedermi per la centesima volta il film). Quanto alla pecorella, le dico che la pins di Ally è in giro per tutto il mondo, in svariati campi e settori produttivi: Ally di tutto il mondo, unitevi!

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  4. Bello quel film, l'ho visto una volta sola e non mi ricordo di quella gialla come la mia. Fammi sapere se lo rivedi ...
    Simona

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  5. Ma alla fine "Riprendimi" ha vinto?
    Marco

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  6. No, ha vinto “Frozen River” di Courtney Hunt. Comunque è positiva la partecipazione al festival ed è altrettanto positivo che temi come quelli della precarietà siano nelle mani di una cineasta libera e viva come Anna Negri, senza moralismo/pietismo. Come si dice in questi casi, spero sia premiata dal pubblico.

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  7. Io l’ho visto il film della Negri. Troppo forte anche per un Festival radical come il Sundance.
    Andy

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  8. solo un commento veloce... QUENTIN ROCKENROLL!!!

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  9. Sì Ilamusic, per dirla alla Celentano, i suoi film sono dilatati ma Tarantino non è lento, è rock'n'roll ...

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